giovedì 27 settembre 2012

È notizia di oggi (VaticanInsider) che lo scorso 30 giugno il Santo Padre Benedetto XVI abbia inviato al Superiore della Fraternita san Pio X, mons. Bernard Fellay, una lettera di proprio pugno in cui esprimeva chiaramente che “per essere veramente reintegrati nella Chiesa occorre veramente accettare il concilio Vaticano II e il magistero post-conciliare”. Non voglio entrare nei meriti della questione, non ne avrei le credenziali per farlo, anche perché sulla legittimità del Concilio e, soprattutto, sulla Sua conformità alla Tradizione della Chiesa e al Magistero, se ne discute da decenni e proprio qui vertono i dissidi tra Roma e la Fraternità san Pio X. La cosa che più sorprende è che la Fraternità non ha inventato niente di nuovo, né ha modificato quello che è il deposito della fede, della liturgia, della Chiesa cattolica. Si può discutere a lungo sulla necessità delle varie riforme postconciliari, quel che resta è che se l’insegnamento dottrinale della Chiesa cattolica non è cambiato (perché diversamente non può essere) e l’insegnamento (e quello in cui credono) della Fraternità è quello che la Chiesa crede e insegna, non dovrebbe esserci divergenze tra le due parti. E invece ci sono. Anche gravi e profonde. O la dottrina della Chiesa è cambiata, oppure sbaglia in qualcosa la Fraternità, ma risulta difficile comprenderlo. Forse, più onestamente, la Chiesa non ha cambiato la dottrina (non potendolo fare), ma ha cambiato qualche cosa che con la dottrina ha fin troppo a che fare. E le cose più gravi sono due: la liturgia e l’atteggiamento di fronte all’eresia. Quest’ultima è diventata inesistente, chiunque ormai, laico, prete o vescovo che sia, può insegnare le più orrende e disgustose eresie che nessuno più ha il coraggio (e forse, terribilmente, nemmeno la cognizione) che di eresie si tratta e che vadano denunciate ed estirpate. Sì, estirpate. E non è una campagna contro la libertà di espressione. Perché tutti coloro che si ergono a paladini della libertà di espressione sono poi i primissimi che si scagliano contro chi difende le espressioni tradizionali della Chiesa, le sue antiche e splendenti forme, eccetera. Per quel che riguarda la liturgia il discorso è più evidente, ma anche più complesso e grave. Solo gli stolti (e gli eretici) pensano che qualsiasi forma di liturgia vada bene per la stessa fede. La fede cattolica abbisogna di determinate forme (modificabili certo, ma non tutte legittime e sane). Che si riceva l’Eucarestia in ginocchio e in bocca, tanto per fare un esempio, piuttosto che in piedi e nelle mani, cambia. Cambia così tanto che poi degli strampalati eresiarchi nelle loro creature stabiliscono, permettono e favoriscono, che l’Eucarestia si riceva da seduti. Tanto per fare un esempio e mi limito solo a questo. La concezione che si ricava dal modo in cui la Comunione si riceve, è direttamente proporzionale a quello che dell’Eucarestia si crede. Per cui se si crede che lì sia presente realmente Gesù Cristo ci si inginocchia (anche e soprattutto quando nella Messa ciò accade); se si crede che lì Gesù Cristo è presente solo e soltanto come simbolo, allora la si può prendere anche in mano, tenerla in mano mentre i nostri vicini la ricevono, riceverla da seduti. Quello che fa male e rabbia (quando non sfocia nella disperazione) è che alla Fraternità San Pio X (aldilà delle legittime pene, revocate, per l’ordinazione episcopale) si chiede un esplicito riconoscimento del Vaticano II, quando questo esplicito riconoscimento non viene chiesto ad altre realtà ecclesiali. A codeste realtà andrebbe, a onor del vero, richiesto anche l’esplicito riconoscimento del Credo e dell’Autorità del Papa, visto che dalle loro chiacchiere e dalle loro folcloristiche liturgie, il sospetto (molto poco sospetto, quasi certezza) che siano un po’ eterodossi viene. Il Vaticano II non ha minimamente legittimato danze intorno all’altare, schitarrate, rimozione dei crocifissi o di ogni immagine sacra, distruzione dei presbiteri, abolizione del latino, ricevere l’Eucarestia in piedi o seduti (a quando sdraiati?), arbitrarie modifiche liturgiche (spesso anche da parte di laici), calici che si passano di mano in mano, riduzione del Sacrificio della Messa a banchetto, eccetera. Eppure a chi pratica questi abusi non viene richiesto niente e la comunione con la Chiesa cattolica rimane. A coloro che invece celebrano e credono quel che la Chiesa ha celebrato e creduto e ancora dovrebbe credere (e quindi celebrare) vengono richiesti riconoscimenti e imposto un allontanamento che troppo spesso coincide con il disprezzo.

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