Domanda: può una cosa stabilita dal Concilio Vaticano II e ribadita dall’attuale Pontefice, essere disattesa e normata da quelle istituzioni che non hanno nessun fondamento teologico, quali sono le Conferenze Episcopali? No, non dovrebbe. Ma il condizionale è d’obbligo, perché purtroppo sì, accade. Come riporta Antonio Socci nel suo articolo apparso su Libero del 3 settembre scorso (e ora visibile sul suo sito www.antoniosocci.com), c’è un’abissale discrepanza tra quanto insegnato dal Concilio Vaticano II nell’istruzione post-conciliare “Inter Oecumenici” del 1964 dove si “affermava che il luogo ordinario del tabernacolo deve essere l’altare maggiore”. Benedetto XVI, che nel Concilio vede continuità nella Tradizione, non frattura per l’innovazione, nell’Esortazione post-sinodale Sacramentum Caritatis, "sottolinea il legame strettissimo che deve esserci fra celebrazione eucaristica e adorazione”. Così, ancora prima, il Concilio di Trento, per rispondere alle eresie di Lutero, pone la centralità dell’Eucarestia, dell’Adorazione Eucaristica e dispone il modo di celebrare e conservare, con riverenza e sacralità, il Santissimo Sacramento. Eppure la nostra realtà è un’altra. Basta entrare nelle nostre parrocchie per non sapere dove rivolgere il nostro sguardo, la nostra genuflessione e il nostro segno della croce. Perché il centro legittimo di tali attenzioni e riverenze, cioè Gesù Cristo realmente e fisicamente presente nell’Eucarestia, non è più il centro delle architetture sacre. Perciò lo ritroviamo, quando ci dice bene, conservato (a volte in maniera anche onorevole) in cappelle laterali. Quando ci dice male, ed è la situazione più frequente, non lo troviamo proprio. Solo dopo un’attenta ricerca, capiamo che una scatoletta pseudo dorata, sganciata da tutto, buttata sopra una colonnetta, con qualche fiore intorno, è il luogo per conservare il più grande Miracolo della storia: Cristo che si rende presente nell’Ostia. Ostia che non viene consacrata solo per la consumazione dei fedeli, dopo la quale può essere buttata o perde di valore, ma che si custodisce per essere adorata. L’adorazione è una prassi sconosciuta alla nostra epoca. Si adora il Totti, il Ligabue e il vincitore del Grande Fratello del momento. Per Gesù Cristo tante attenzioni non sono necessarie, né tantomeno dovute. Infatti, le nostre chiese non dispongono più di inginocchiatoi (e la gente “adora” Cristo in piedi); alla Consacrazione non s’inginocchia più nessuno, se non qualche pia vecchietta che sarebbe, dati gli acciacchi dell’età, l’unica legittimata a rimanere in piedi. La Liturgia Eucaristica dura sempre meno dell’omelia. Per cui è più importante la parola del prete, che la Parola di Dio della liturgia e la Presenza Reale di Cristo nell’Eucarestia. È una questione di scelte, ovvio. Legittime tutte, forse. Di certo non tutte cattoliche. Una sola è quella cattolica, ed è quella insegnata e testimoniata dal Papa. E disattesa da sacerdoti e fedeli. Fedeli che, nell’ottica pastorale dei nostri pastori, devono essere educati all’ascolto della Parola, alla meditazione della Parola, all’interiorizzazione della Parola, all’analisi della Parola, e dell’Eucarestia non si trova traccia. Diventa poi normale che i fedeli, specie quelli giovani trattati da idioti, trattino l’Eucarestia come qualcosa di non importante, di scontato e di normale. Ci si accosta così al Sacramento con facilità, con negligenza e, spesso, con irriverenza. Ma la colpa non è la loro, ma di chi ha il dovere di formare e di guidare, il gregge loro affidato. Costoro, però, sono coloro che permettono tutto lo scempio in cui viviamo e dalla quale nessun Convegno ci tirerà fuori. Soprattutto se si continuerà a parlare e non ad agire. Se alle parole non seguiranno i fatti. Soprattutto se si continuerà ad operare ignorando la volontà del Papa e la Tradizione della Chiesa. Urgono interventi drastici e decisi. Dei quali, purtroppo, non vedo nemmeno i presupposti. Joseph Ratzinger, quando era ancora cardinale, come esordisce Socci nel suo articolo, disse, con una battuta: “Per me una conferma della divinità della fede viene dal fatto che sopravvive a qualche milione di omelie ogni domenica”. Forse, è il caso di dirlo, il più grande mistero della fede non è che Cristo si renda presente nell’Eucarestia, ma che uomini, chiamati e ordinati a rendere presente questo Sacramento, lo consideri cosa secondaria e di cui si può fare benissimo a meno.
Siamo in una situazione indubbiamente critica. In questo marasma generale che è entrato nella Chiesa (fumo di satana), noi giovani rischiamo proprio di perderci.
RispondiEliminaCredo tutti abbiamo sperimentato sulla pelle l'ostracismo riservato a chi di noi ama il S.Rosario, le processioni, la celebrazione attenta della Santa Messa e un pò di gregoriano... per non parlare della forma straordinaria del rito romano.
Noi diamo fastidio perché seguiamo il Papa, vicario di Cristo in terra, e non il mondo e il suo padrone. "Voi siete ingessati", ci vien detto dai sacerdoti, "siete vecchi e solo formalisti".
Anche i Vescovi citano nei loro discorsi il Papa ma poi, nella maggior parte dei casi, dimenticano di seguirlo. Oltre alle a-cattoliche norme della CEI, basta vedere cosa hanno combinato ieri ad Ancona. La Celebrazione di apertura del Congresso Eucaristico, presieduta dal legato Pontificio card. Re, è stata il trionfo dell'anti-Ratzinger-Benedetto XVI.
Alcuni esempi? Eccoli:
Croce al lato della mensa e non al centro;
solo due candelieri posti per terra;
un altare freddo e disadorno;
canti brutti esclusivamente in lingua italiana;
comunione distribuita dalle ministre straordinarie della Santa Comunione e non dai sacerdoti che a centinaia erano presenti;
vescovi con atteggiamenti da star ecc.
Alla fine grande elogio del card. Re: "Una meravigliosa celebrazione"...con fructuosa partecipatio!
Siamo così lontani dalle messe a cui ci ha educato Benedetto XVI.
Guardate qui:
http://www.youtube.com/watch?v=ef5VfeDs9NU&feature=mfu_in_order&list=UL
e qui:
http://www.youtube.com/watch?v=9XxDAoXWlyU
Potrete notare anche che, data l'assenza di appositi inginocchiatoi, si poteva ricevere la Santissima Eucaristia solo in piedi e che addirittura diversi uomini e ragazzi, si sono recati a ricevere il Corpo e Sangue del Signore col cappello in testa!
Infine la sorpresa. Chi è il presidente del Comitato per il Congresso Eucaristico Nazionale?
E' Mons. Adriano Caprioli, vescovo di Reggio Emilia già noto per il bellissimo "adeguamento protestante" della Cattedrale di Reggio Emilia eseguito, lo afferma lo stesso Vescovo, secondo le norme della Cei, seguendo il pensiero del Papa e lo Spirito del Concilio! Caspita Eccellenza, chi più ne ha più ne metta.
Queste sono azioni palesi che dimostrano, per dirla con le parole dell'Universae Ecclesiae, una totale distanza di pensiero dalla 'mens' del Sommo Pontefice, dal Magistero e dalla Tradizione della Chiesa Cattolica.
Credo che le parole di Socci 'E si trovano “installazioni” di arte contemporanea nelle cattedrali che fanno accapponare la pelle' siano rivolte proprio a lui e a tutti quei Vescovi, Sacerdoti e Religiosi che con leggerezza pronunciano le tremende parole del testo evangelico: "Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?"
Grazie Daniele per le tue profonde riflessioni. Continuiamo uniti nella buona battaglia.