martedì 30 agosto 2011

San Giovanni della Croce, nella sua Notte oscura, così scrive in merito all’anima innamorata di Cristo:

Essendo ella innamorata dello Sposo, che è Cristo, e aspirando ad entrare nelle sue grazie e a conquistarne la volontà, l’anima si traveste con l’abbigliamento che più vividamente rappresenta gli affetti del suo spirito e che meglio la salvaguarda dai suoi avversari: il demonio, il mondo e la carne.

E sapete qual è l’abbigliamento che l’anima, per incontrare Cristo, deve indossare? Il bianco, il verde e il rosso. Tre colori che subito, abbastanza immediatamente, rimandano ai colori della bandiera italiana. In quest’anno in cui si celebrano i centocinquant’anni da quell’Unità che fu fatta in totale spregio e in evidente opposizione alla Chiesa cattolica e alla fede cattolica degli italiani, è singolare, oltre che utile, porre l’accento su quest’aspetto e approfondirne il significato. I tre colori sono simbolo rispettivamente della fede, della speranza e della carità. Della veste bianca San Giovanni della Croce scrive: “Del candore della fede è vestita l’anima che uscita nella notte oscura si incammina verso le tenebre e i disagi interiori, senza che il suo intelletto riceva luci dall’alto, perché il cielo le appare serrato e Dio nascosto, e neppure dal basso, perché ciò che impara non la soddisfa.” Ecco di una cosa di cui ha profondamente bisogno la nostra Italia: la fede. Ma non una qualsiasi, ma quella cattolica. Agli italiani (e non solo) Dio appare nascosto e il cielo chiuso; ogni sforzo che si compie ha i suoi frutti solo e soltanto su questa terra. L’unica cosa per cui vale la pena impegnarsi è questa misera vita mortale. Questo ci hanno fatto credere e a questo vengono educate le nuove generazioni. La fede, la virtù che conduce l’anima “attraverso vari travagli senza abbandonare l’Amato” è, per molti oggi, una cosa da vecchi, da idioti, da sciocchi. L’eventuale fede adulta è quella che si confonde con la filantropia, che s’impegna nel sociale. La sofferenza è dimostrazione di sconfitta, non segno di grazia, di privilegio per purificarsi, santificarsi e salvarsi. La fede, questa virtù denigrata e snobbata, è ciò di cui più ha bisogno l’uomo di oggi. È l’unica risposta valida, credibile ed efficace, alle domande che albergano nel cuore di ogni uomo. Prosegue San Giovanni della Croce, parlando della “camiciola verde” che si sovrappone al sottabito bianco. Leggiamo: “Il verde della viva speranza in Dio le ispira un grande coraggio, le trasmette vitalità e un incessante desiderio dei beni della vita eterna al cui confronto tutte le cose del mondo le appaiono per quel che in effetti sono: aride, piatte, smorte e senza valore alcuno.” Quanto abbiamo bisogno di speranza! E quanto siamo saturi di false speranze. Politiche, sociali, sindacali, economiche, ecc. Quanto pensiamo che la salvezza, la nostra felicità, provenga dalla ricchezza, dal benessere, da qualche diritto garantito? La crisi che stiamo vivendo non è tanto economica, ma è una crisi di speranza, quella rettamente intesa. Una speranza che si fonda sulla fede, sul riconoscimento del Dio di Gesù Cristo che nonostante tutte le crisi economiche, sociali e umane, rende la vita dell’uomo degna di essere vissuta. Sulla terza, e ultima veste, la toga rossa della carità, san Giovanni della Croce scrive: “Con l’abito rosso della carità, che rappresenta l’amore che l’Amato diffonde, l’anima oltre che a impreziosirsi, si protegge dal suo terzo nemico, ossia dalla carne (perché se l’amore per Dio è autentico l’attaccamento a sé stessi e alle altre cose non riesce a penetrare).” Quanta differenza dalla nostra quotidiana e ordinaria concezione dell’amore! Un amore, il nostro, inteso a soddisfare le nostre voglie, i nostri desideri, i nostri istinti e le nostre passioni. Non da ultime quelle carnali. Il sesso è ormai un dovere, un qualcosa senza il quale non si può vivere. La sessualità disordinata, imperante nei giorni nostri, è la parafrasi perfetta di quella cosa che viene chiamata ‘amore’, ma che è solo egoismo ed egocentrismo. Le nostre voglie esasperate. La felicità deve realizzarsi subito, bisogna saper sfruttare ogni occasione, non lasciar sfuggire nulla, pretendere di avere. La felicità è uno sforzo immane per raggiungere un benessere fulmineo e passeggero com’è l’orgasmo. I nostri bisogni devono essere soddisfatti, pena il non essere felici. Se poi non riusciamo a realizzarli e a espletarli, la colpa è delle limitazioni che ci vengono dall’esterno, e allora è giusto e doveroso abbatterle. Così lo spettacolo cui assistiamo, è la triste violenza di tutti contro tutti, ognuno nel tentativo di prevaricare sull’altro e di usare l’altro come mezzo per i suoi fini. Ecco allora che c’è bisogno di carità, quella vera, non quella filantropica. Ecco allora che guardando a quel tricolore, scorgiamo in esso (seppur non sia stata una cosa voluta) i fondamenti dell’Italia: maestra di fede (ha l’onore di ospitare il Vicario di Cristo), di speranza (derivante dalla fede in Cristo) e di carità (con tutte le opere che i santi italiani hanno fondato in tutto il mondo). E nella fede, nella speranza e nella carità, troviamo lo slancio per costruire l’Italia di domani.

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