lunedì 30 agosto 2010

Non esiste un equilibrio; anche se esistesse, ricercalo sarebbe una chimera. Ma non perché esso non possa essere raggiunto, ma perché la felicità non sta nel suo raggiungimento. L’uomo non può sottrarsi ai sentimenti, alle passioni, alle gioie. Quindi nemmeno ai dolori. Sa che ci sono, è inumano, diabolico, pensare di eliminarli. Le emozioni sono dati di fatto con i quali bisogna imparare a convivere. A vivere. Maturare, crescere, significa anche questo. Un bambino piange al minimo dolore o appena il papà o la mamma gli negano qualcosa. L’uomo sa sopportare il dolore e intravede il suo bene anche laddove il bambino vede solo una semplice e ingiusta negazione. Crescendo l’uomo capisce che la vita è come una battaglia. Egli indossa un’armatura. Spesso, a seguito di qualche agguato, di qualche scontro, di qualche ferita, l’armatura va cambiata. A volte va cambiata, semplicemente perché fisicamente siamo cresciuti e quella non ci va più bene. È il corso naturale delle cose. Ecco allora che bisogna cambiarla, per essere al sicuro. Certo, quest’armatura non è magica che ci protegge da tutto e da tutti, ma è necessaria al nostro mantenimento. Poi dobbiamo saper combattere, che non significa attaccare e offendere, ma anche solo sapersi difendere; mantenere la propria dignità, il proprio senso di sé stessi. Cadere, ma rialzarsi. Ferirsi, ma curarsi. Non lasciarsi andare. Ecco allora che la felicità, che è il compimento di noi stessi (che non riusciamo a raggiungere da soli, ma con l’aiuto di qualcun Altro) è il frutto di fatiche e di sforzi. La felicità in questo mondo non è lo stato naturale delle cose. Siamo come avvolti in una foresta dove i raggi del sole passano a fatica. Sembrano soffrire e lottare anche loro per abbracciarci. La nostra felicità non è quindi accettare con rassegnazione qualche sprazzo di luce; non è luce la nostra capacità di vedere nel buio della notte. Né è la felicità l’illusione di vedere la luce anche quando non c’è. Il punto è che se anche non la vediamo non significa che non c’è. Qui sta l’inganno. Ridurre il mondo al nostro raggio d’azione. Quello che non vediamo, non sentiamo, non percepiamo, semplicemente non esiste. Non esiste perché non lo sperimento io. È profondamente riduttivo e assurdo. La nostra felicità è altro, è realizzando noi stessi. Se imparassimo ad amarci per quello che siamo, non per quello che vorremmo essere, capiremmo e troveremmo la felicità più spesso. Ci vedremmo illuminati e asciugati dai raggi del sole. Immaginandoci diversi da come siamo, non riusciamo a vedere i nostri contorni bagnati da quella luce che, anche se a fatica, entra nel nostro mondo. Essa non è la normalità, ma ciò non significa che non valga la pena cercarla e accoglierla. Ci sono punti della foresta, momenti della nostra vita, in cui i raggi sono più forti, più insistenti. Altri in cui sembrano essere lontani e impossibilitati ad entrare. Non è tornando indietro, in quell’oasi di luce, che siamo felici. Il mondo va avanti, la fine della foresta si allontana, e noi ci illudiamo di realizzarci nell’immobilità della vita, nel mantenimento di un’apparente felicità. Su questo mondo, in questa vita, probabilmente trascorriamo più tempo nell’oscurità, nel buio, piuttosto che nella luce. Al massimo siamo illuminati da una torcia, spesso nemmeno nostra, ma di qualcuno che ci sta accanto e ci illumina il cammino. Non è nemmeno questa torcia la felicità. Essa è fioca e piccola e non ci permette di capire chi siamo e come siamo. Ecco allora che raramente, ma ci sono, scorgiamo il bagliore, l’esplosione della luce. Magari dura poco, giusto il tempo di vedersi, di capirsi. E poi si torna nell’oscurità. Ma almeno siamo coscienti di come siamo e di come ci possiamo muovere nel buio. La felicità è un rischio, una scommessa, che se non facciamo noi, la fanno gli altri con noi. Più siamo fermi e illusi, più perdiamo ogni scommessa. La felicità non va costruita, va accolta. Ma bisogna che essa, ci trovi pronti. Come due innamorati, senza darsi un appuntamento, sanno dove trovarsi.

1 commento:

  1. è difficile riuscire a raggiungere la felicità, si vede sempre molto lontana da noi e anche quei pochi raggi di luce che ci arrivano si sottovalutano o si danno per scontati...anche se alla fine sono quelli che ti danno la speranza di poter vedere ancora la luce piena!

    "La felicità è un rischio, una scommessa, che se non facciamo noi, la fanno gli altri con noi."

    ringrazio davvero chi è accanto a me nonostante tutto e scommette ancora con me non lasciandomi sprofondare nel buio!!

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