mercoledì 19 ottobre 2016

[IlBigotto] – Il comandamento dimenticato

I comandamenti non esistono, esistono solo le esperienze e la supremazia dell’istinto sulla volontà. Questo è il nuovo catechismo redatto da coloro che fino all’altro ieri disprezzavano ogni sorta di catechismo. Perché l’ipocrita e ridicola eterogenesei dei fini dei novelli despoti progressisti ecclesiali è proprio questa: disprezzare per anni ogni forma di obbedienza, coerenza, adesione a una verità più altra, per poi pretendere obbedienza cieca, coerenza e adesione a una verità più bassa: la loro.

La miseria di questa ideologia è palese, ma in un tempo di confusione non c’è da sorprendersi che riscuota un così grande successo e che coloro che, come il fariseo della parabola del Vangelo di Luca che è rivolta ad “alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri”, la professano sono quelli che più si riempiono la bocca di belle parole salvo poi disprezzare, più o meno velatamente, e perseguire, sempre più o meno velatamente, chi non la pensa come loro.

Eppure il disprezzo verso gli altri è un tratto comune in buona parte della cattolicità, un cancro in seno alla chiesa molto ben radicato. Eppure Gesù Cristo, in quei vangeli che i suddetti progressisti vorrebbero adattare non tanto all’epoca moderna, ma alle loro elucubrazioni e fantasie, dice chiaramente: «amate i vostri nemici» (cfr. Mt 5,44 – Lc 6, 27 – Lc 6,35)

Dov’è finito l’amore per i nemici? Dov’è finito il rispetto del prossimo? Amare è un comandamento, checché se ne dica. Questo non significa, come i sinistri ecclesiali blaterano senza applicarlo (ancora, eterogenesi dei fini) che non bisogna correggere il fratello e che non bisogni praticare la sublime carità della verità, ma “tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto” (cfr. 1Pt 3,15)

Solo per fare riferimento all’attualità, non sono mancate accuse reciproche (più o meno gravi) tra diversi fronti dopo l’uscita di un’inchiesta su un giornale di Torino sulle (vere o presunte) opposizioni al pontificato di Bergoglio.

Il problema, qui come altrove, e una delle gravi lacune di quell’inchiesta, è che non si vuole entrare nel merito delle vicende e si preferisce rimanere sulla superficie degli slogan e delle posizioni faziose dei tifosi. Spesso, bisogna ammetterlo, si parla di fedi diverse e non c’è unità né comunione, ma questo non toglie validità al comandamento di Gesù Cristo «amate i vostri nemici».

Sarebbe doveroso leggere di confronti civili ed educati, perché è di essi che abbiamo bisogno. Perché è con questi che, oltre gli slogan e le ideologie, si può crescere e imparare. Se i maestri tacciono, non insegnano o ammiccano all’errore, chi ha scienza, competenza e prestigio (parafrasando il Codice di Diritto Canonico al Canone 212 § 3) spieghi e ci mostri la dottrina della Chiesa cattolica, quella dottrina così intima a Gesù Cristo, che è Lui stesso, che non può mutare né per i tempi né per le fantasie dei rivoluzionari di ogni epoca.


Costoro entrino nel merito delle questioni e smontino gli errori, ma lo facciano con la chiave della verità e non con il bastone dell’arroganza e della cattiveria verso il prossimo.

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