I comandamenti non esistono,
esistono solo le esperienze e la supremazia dell’istinto sulla volontà. Questo
è il nuovo catechismo redatto da coloro che fino all’altro ieri disprezzavano
ogni sorta di catechismo. Perché l’ipocrita e ridicola eterogenesei dei fini
dei novelli despoti progressisti ecclesiali è proprio questa: disprezzare per
anni ogni forma di obbedienza, coerenza, adesione a una verità più altra, per
poi pretendere obbedienza cieca, coerenza e adesione a una verità più bassa: la
loro.
La miseria di questa ideologia è
palese, ma in un tempo di confusione non c’è da sorprendersi che riscuota un
così grande successo e che coloro che, come il fariseo della parabola del
Vangelo di Luca che è rivolta ad “alcuni
che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri”, la professano
sono quelli che più si riempiono la bocca di belle parole salvo poi disprezzare,
più o meno velatamente, e perseguire, sempre più o meno velatamente, chi non la
pensa come loro.
Eppure il disprezzo verso gli
altri è un tratto comune in buona parte della cattolicità, un cancro in seno
alla chiesa molto ben radicato. Eppure Gesù Cristo, in quei vangeli che i suddetti
progressisti vorrebbero adattare non tanto all’epoca moderna, ma alle loro
elucubrazioni e fantasie, dice chiaramente: «amate i vostri nemici» (cfr. Mt 5,44 – Lc 6, 27 – Lc 6,35)
Dov’è finito l’amore per i
nemici? Dov’è finito il rispetto del prossimo? Amare è un comandamento, checché
se ne dica. Questo non significa, come i sinistri ecclesiali blaterano senza
applicarlo (ancora, eterogenesi dei fini) che non bisogna correggere il
fratello e che non bisogni praticare la sublime carità della verità, ma “tuttavia questo sia fatto con dolcezza e
rispetto” (cfr. 1Pt 3,15)
Solo per fare riferimento all’attualità,
non sono mancate accuse reciproche (più o meno gravi) tra diversi fronti dopo l’uscita
di un’inchiesta su un giornale di Torino sulle (vere o presunte) opposizioni al
pontificato di Bergoglio.
Il problema, qui come altrove, e
una delle gravi lacune di quell’inchiesta, è che non si vuole entrare nel
merito delle vicende e si preferisce rimanere sulla superficie degli slogan e
delle posizioni faziose dei tifosi. Spesso, bisogna ammetterlo, si parla di
fedi diverse e non c’è unità né comunione, ma questo non toglie validità al
comandamento di Gesù Cristo «amate
i vostri nemici».
Sarebbe doveroso leggere di confronti
civili ed educati, perché è di essi che abbiamo bisogno. Perché è con questi
che, oltre gli slogan e le ideologie, si può crescere e imparare. Se i maestri tacciono,
non insegnano o ammiccano all’errore, chi ha scienza, competenza e prestigio
(parafrasando il Codice di Diritto Canonico al Canone 212 § 3) spieghi e ci
mostri la dottrina della Chiesa cattolica, quella dottrina così intima a Gesù
Cristo, che è Lui stesso, che non può mutare né per i tempi né per le fantasie
dei rivoluzionari di ogni epoca.
Costoro entrino nel merito delle
questioni e smontino gli errori, ma lo facciano con la chiave della verità e
non con il bastone dell’arroganza e della cattiveria verso il prossimo.
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