Forma
Ordinaria del Rito Romano
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
[Mt 22,34-40]
Forma
Straordinaria del Rito Romano
Gesù riprese a parlar loro
in parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un
banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli
invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri
servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali
ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle
nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio
campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li
insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
[Mt 22,1-14]
Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
[Mt 22,1-14]
Ama! Tutti lo vogliono, molti lo chiedono, pochi lo danno, nessuno
lo spiega. Cosa vuol dire amare? Come si ama? Innanzitutto leggendo il Vangelo
si evince che l’amore è un comandamento. Il più grande di esso. E allora se
qualcosa può essere comandata non è un mero sentimento. O se lo è – decidete
voi – i sentimenti si possono comandare. Fatto sta che amare è un obbligo, un
dovere, non un mero piacere. Amare non è sempre bello e piacevole. Non è sempre
il videoclip di una canzone bellissima, dove noi (i protagonisti) incontriamo
la donna dei nostri sogni, la guardiamo, sedotta e conquistata la sposiamo. Il
tutto in poco più di quattro minuti. Non l’amore non è questo. L’amore è
un’opera paziente, che chiede tempo, non è l’entusiasmo di un momento.
Successivamente, sempre leggendo
il Vangelo, non le elucubrazioni dei saggi, dobbiamo capire che per amare
dobbiamo amare prima Dio e poi l’uomo. Non si può amare Dio senza amare l’uomo,
va bene, ma prima va amato Dio, che è verità. Senza quell’abito nuziale, senza
la fede in Dio, senza l’amore per Lui (l’olio di nardo di evangelica e
antipauperista memoria) ogni nostro atto diventa sterile. Il nostro amore
diventa egocentrico, amore di noi stessi. La sessualità trasformata in
possessione piuttosto che in donazione. La vita di coppia in prostituzione e
ricatto, piuttosto che in servizio e accoglienza. Il nostro soddisfacimento
eretto a nostro bene primario e il nostro bene primario preteso anche a costo
dell’umiliazione dell’altro o dell’ignoranza delle sue esigenze. Questo non è
amore. Ma è questo l’amore che ci viene insegnato dal mondo. Un mondo che ha
dimenticato Dio perché qualcuno in passato lo ha rifiutato. E a chi rifiuta Dio
forse è tremendamente complicato riproporlo. Ma a chi non lo conosce, perché
nessuno gliene ha parlato, possiamo e dobbiamo annunciarlo. Questa è una
sacrosanta forma di amore!
Non si ama solo servendo l’altro
nei bisogni materiali, saremmo una delle tante onlus e associazioni laicali che
operano tra le miserie dell’uomo. Si ama l’altro – questa deve essere la preoccupazione
principale dei cristiani – annunciandogli il Vangelo di Cristo. Tutto il
Vangelo, non solo le pagine che più ci piacciono e meno ci scandalizzano.
La sintesi sta tutta qui: cosa
ci preoccupa di più? Il nostro campo e i nostri affari o la chiamata di Gesù ad
andare al Suo banchetto nuziale (che altro non è se non il Santo Sacrificio
della Messa)? Cosa ci sta più a cuore? Dov’è il nostro cuore? Rispondendo a
questa domanda capiamo se e quanto amiamo.
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