Era
in queste occasioni che gli veniva fatto di chiedersi, per che cosa si vive?
Per quale ragione, gli veniva di chiedersi, darsi tanto da fare perché la razza
umana continui? È così desiderabile? Siamo davvero così attraenti come specie?
[V.
Woolf – Al faro]
Per cosa si vive? È una domanda che prima o poi tutti ci poniamo.
Nei momenti di tristezza, di sconforto o di semplice fiacca, essa assume tutto
il suo sapore ruvido. Possiamo decidere di ignorarla, di vivere senza darci una
risposta. Possiamo provare a rispondere fallendo miseramente o cambiando in
continuazione risposta. Oppure possiamo convincerci di una risposta che poi
rimane lì, come un’ideologia, senza che continuamente ci interroghi e ci
stimoli a rimetterci in discussione.
Perché l’uomo è un essere
fragile, ma allo stesso tempo potenzialmente meraviglioso. Le risposte che egli
cerca e si dà non sono sufficienti a placare la sua sete d’infinito. Ecco,
quando si parla di uomo bisogna rendersi conto che tutto quello che il mondo
può offrirgli, potere, sesso, soldi, successi e quant’altro, mai realizzerà
pienamente l’uomo. Mai. È una verità ineluttabile che non si può cambiare né
eliminare. Ci si prova da sempre a farlo, con tutte le tragiche conseguenze del
caso.
Perché vivere? Considerando che
nessuno ce lo ha mai chiesto. Perché vivere per un’umanità spregevole, laida e
così folle e cattiva? Quando ci guardiamo intorno e vediamo le schifezze che
l’essere umano è in grado di pensare e realizzare ci convinciamo che l’uomo non
è capace di vivere. Che meglio sarebbe non essere nati.
Ma c’è un ma. Tutti vogliamo
vivere. Anche chi disprezza la vita lo fa perché di essa ha un desiderio
smodato. Anche chi decide di togliersi la vita, in fondo, è perché pensa che
essa non può dargli cose buone, non perché la vita in sé sia un male. La vita
non è mai un male; che essa lo sia è una mentalità criminale che accompagna
l’uomo fin dalla sua origine.
Ciò che realizza l’uomo, dunque,
non è qualcosa che viene dall’uomo, ma è qualcosa che solo l’uomo può donargli.
E il mondo non è in grado di rispondere a questo interrogativo. O sostiene che
l’uomo non può essere realizzato o, con potenti opere di convincimento, induce
a credere che la realizzazione arriva per quelle vie che il mondo può fornire
in abbondanza: potere, sesso, soldi e successo. Ma, l’esperienza di ogni uomo
lo dimostra, esse non realizzano l’uomo. Anzi, lo proiettano in una dimensione
e una realtà nella quale le esigenze di verità e realizzazione sono ancora più
esasperata, così come sono esasperate le pressioni per soffocare queste
esigenze. E si finisce per assecondare queste pressioni omicide.
C’è qualcosa, quindi, cui l’uomo
agogna, che l’uomo non si può dare da solo, che non può pretendere e nemmeno
compare. Chi ha tanti soldi e tanto potere ne ha ancora più bisogno, perché
scopre la tragica solitudine che essi portano in dote.
C’è chi la chiama felicità. Chi
amore. Chi realizzazione. Chi pienezza, chi in altro modo. Ma è un anelito che
trova soddisfazione in un altro essere umano e che un altro essere umano trova
in noi.
Ecco, questo è il motivo per cui
vivere.
Nessun commento:
Posta un commento