sabato 27 settembre 2014

Forma Ordinaria del Rito Romano

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
[Mt 21,28-32]

Forma Straordinaria del Rito Romano

In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo
[Lc 7,11-16]

Chi fa la volontà del Padre? Chi si riempie la bocca di tante parole, di promesse solenni, di vanitosi propositi e poi disattende i comandi del Padre o chi, al contrario, lavora nella vigna, anche se avrebbe voluto fare diversamente? Il punto, il discrimine, sta tutto in una realtà che noi oggi ignoriamo: il pentimento. Ciò che differenzia i due fratelli è che uno si pente e l’altro no. Ed è il pentimento che permette a uno dei due figli di fare la volontà del Padre. Chi rimane chiuso nei propri convincimenti e non si pente dei propri errori, dei propri peccati, non potrà mai realizzare la volontà del Padre. Se, come accade nel nostro strambo tempo, il pentimento non è più insegnato, predicato e sollecitato, si finisce che ognuno rimane prigioniero delle proprie colpe. Senza pentimento nemmeno la Confessione è valida. E non è valida anche se i nostri sacerdoti ce la spacciano per tale.
Chi si pente, anche se morto, risorge. Chi non si pente rimane nel chiuso della propria bara, dove alla palata di terra non seguirà la gloria della resurrezione, ma la condanna della dannazione.
Fare la volontà di Dio, come molte parabole del Vangelo insegnano, è lavorare nella vigna del Signore. È lavorare nella Chiesa. Ma non necessariamente in quell’ormai impallato meccanismo burocratico fatto di parole, documenti, prolusioni, discorsi, eccetera, quanto piuttosto lavorare – con la preghiera e i sacramenti – perché quella vigna produca frutto. Il frutto della vigna è l’uva e da essa si ricava il vino, materia con la quale Nostro Signore Gesù Cristo offre il Suo glorioso Sangue per la nostra salvezza.
Dobbiamo lavorare. Anche se vorremmo riposarci. Anche se la mole di lavoro è immensa e umanamente insostenibile alle nostre forze, dobbiamo lavorare. Non ci è chiesto di fare tutto, ma di fare tutto il possibile. Anche se poco sarà necessario per alcuni e anche se poco sarà un poco di meno di lavoro da fare per chi verrà dopo di noi.

A ognuno il suo, per la maggior gloria di Dio.

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