Tutto passa.
Anche il dolore. Bisogna solo aspettare, il tempo anche nostro malgrado leviga
tante increspature e si ritorna ad una normalità che se anche non è serenità, è
comunque assenza di dolore lancinante. E forse è questo quello che più
desideriamo: l’assenza di dolore lancinante. Non tanto la felicità, la
pienezza, cose che per ottenerle bisogna spendersi, sacrificarsi, quindi
rischiare tutto, anche di perdere. Ci accontentiamo di quella pace che è
assenza di guerra, una cosa forse un po’ mediocre. Bisogna avere pazienza e
tutto passa. Tutto. Ma questa non è l’epoca della pazienza. Questa è la
stagione del tutto e subito, dell’immediatezza, del qui e ora. È la stagione
dei prefabbricati, non delle case in muratura. È il tempo per cui le cose rotte
si cambiano, non si riparano. È un tempo strambo è vero, ma è pur sempre un
tempo e per ciascuno è l’unico tempo che gli è dato a disposizione. Si può
trascorrerlo aspettando finisca. Si può trascorrerlo con l’ansia di quando
finisca. Lo si può vivere con indifferenza o passione. Ma bisogna viverlo, non
ci sono alternative. Ed ogni cosa che facciamo nel nostro tempo passa, certo,
ma lascia un segno. Il più delle volte labile, che dopo gli entusiasmi iniziali
se ne va via. Ma se ne va via la traccia esteriore, il segno evidente, non il
segno tracciato, come un aratro in un campo, nelle pieghe profonde della nostra
vita. Per questo è opportuno e necessario rimarcare e ripetere, come un rito
sacro, quei gesti che con il tempo sbiadiscono. In modo tale da ricordarci che
essi celano e indicano una realtà più profonda. Realtà più profonda che il
tempo può mitigare, fino a farcene dimenticare, anestetizzando il dolore e
placando le gioie. Tutto passa, certo, ma tutto quello che passa diventa quello
che siamo. Anche senza rendercene conto, inconsapevoli, tutto quello che accade
nella nostra vita – direttamente o indirettamente, accettandolo o respingendolo,
inconsapevoli o meno – caratterizza e determina chi siamo. Così come dobbiamo
sempre prestare attenzione a ciò che facciamo nelle vite e delle vite degli
altri. Basta un gesto, un segno piccolo, una sbavatura, per segnare
indelebilmente la vita dell’altro. Ma basta altrettanto un gesto, un segno
piccolo, un’innocente sbavatura, per segnare indelebilmente la vita dell’altro
di tutta la bellezza di cui siamo capaci.
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