sabato 9 agosto 2014

Forma Ordinaria del Rito Romano

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
[Mt 14,22-33]
Forma Straordinaria del Rito Romano

Diceva anche ai discepoli: «C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
[Lc 16,1-9]

«Il vento infatti era contrario» Quante volte capita nella storia del mondo, così come nella nostra vita, di avere venti contrari? La tentazione è quella della disperazione, del pensare di aver sbagliato direzione, nell’idea che il vero e il bene siano sempre e solo a favor di vento. Ma non è così. C’è chi ci viene contro. E bisogna resistergli, non dialogarci, né tantomeno uniformarsi. Il vento contrario provoca turbamenti, scossoni, paure e dubbi, è normale; meno normale è cedere, mollare, rinunciare alla propria santificazione perché incapaci di sopportare una bufera. Certo che l’educazione che oggi riceviamo, anche e soprattutto in ambito ecclesiale, del decalogo della felicità, della fede come mezzo di benessere, eccetera, è difficile se non impossibile pensare di trovare uomini – nel vero senso della parola – capaci di avere quella santa pazienza di chi sa che tutto passa, anche le bufere. Certo le bufere portano danni, devastazioni e paure. Non bisogna affrontarle con la beata stupidità del “tanto ci pensa Dio”. Bisogna vigilare, intervenire al momento giusto e anche difendere chi è più debole di noi. Tutto questo nella consapevolezza che la bufera in sé non è sintomo di fallimento. La prova, la tribolazione e il sacrificio sono necessari. Non c’è via per l’uomo di fuggirvi. Si possono chiudere gli occhi e far finta che non succeda niente, ma le cose succedono e – peggio – ci travolgono senza che noi possiamo minimamente difenderci.
Così come abbiamo una visione sballata della fede, quella fallace e ambigua dell’esperienza. Il Vangelo parla chiaro: Pietro fa esperienza di fede, di Gesù Cristo, della Sua potenza, del miracolo di camminare sulle acque, ma in tutto questo non c’è la fede, tanto che Pietro cade e Gesù lo ammonisce: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Credere in Gesù Cristo non è camminare sulle acque, sconfiggere le tempeste, non avere il mal di mare per le onde alte dei nubifragi della vita e della storia; avere fede è credere che il non poter camminare sulle acque, le tempeste, e i malesseri dovuti ai nubifragi, non sono il fallimento della nostra esistenza o l’invito a uniformarci alle correnti di vento dominanti o, peggio, rinunciare a viaggiare. La rotta è precisa dinnanzi a noi, segnata da Nostro Signore Gesù Cristo. E quella è l’unica da seguire. Contro tutti coloro che si frappongono di mezzo per volerci impedire di seguirla.
Così come un’accusa, non sappiamo se giusta o meno, non è la fine. Bisogna fidarsi anche se quell’accusa viene da chi dovrebbe difenderci. E quante volte, io per primo, lamento che i pastori si sono venduti (in tutti i sensi) al nemico e sono lupi travestiti da agnelli, tanto che sono seguiti per il loro mostrarsi come agnelli, ma poi vengono sbranati dai lupi che sono? Tante, tantissime volte; quasi quotidianamente. Eppure non bisogna temere di essere stati abbandonati da Gesù Cristo, così come bisogna essere scaltri e approfittare di quanto ci accade. Bisogna procurarsi amici anche con la disonesta ricchezza dell’eresia, che poi è povertà, ma è oggi la moneta corrente. Non dimenticando mai che essa è disonesta.

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