Una volta, siamo tra la fine e l’inizio del
III secolo, c’erano uomini, come san Gavino (e con lui molti altri) che
subirono il martirio in quanto cristiani. In realtà il loro martirio, come
mostrano gli Atti dei loro processi o le Passioni che narrano le loro vicende,
fu determinato principalmente dal rifiuto che essi opposero alla richiesta di
rendere il culto dovuto all’imperatore. Ecco qui un estratto della Passio (è
del XII secolo, ma ci sono fonti di altri martiri con i relativi atti del
processo):
«A Barbaro, che inviato preside in Corsica e Sardegna giunse in Turres
e vi pubblicò gli editti imperiali contro i cristiani, vennero denunciati
Proto, Gavino e Gianuario. Chiamatili al suo tribunale, il preside li
interrogò: «Di che religione siete?» I santi martiri risposero: «Siamo
cristiani e non riconosciamo altro dio che Cristo». Il preside disse: «Avete
udito gli ordini degli invittissimi principi Diocleziano e Massimiano, con cui
comandano che chiunque non neghi di essere cristiano sia assoggettato ai
tormenti, e infine se non sacrifichi agli dei sia punito di morte?» I santi
martiri risposero: «Li abbiamo uditi e non teniamo alcun conto del loro stolto
comando». Il preside disse: «Sacrificate agli dei prima che i tormenti vi
strazino". Risposero: «Non sacrifichiamo: fa quello che vuoi». Vedendoli
dunque il preside costanti e irremovibili, proferì contro di essi la sentenza,
dicendo: «Poiché oltraggiano gli dei e non obbediscono ai sacri comandi degli
imperatori siano puniti di morte». Furono quindi condotti al luogo nel quale
doveva compiersi la loro sorte e furono decapitati per il nome del Signor
nostro Gesù Cristo.»
Tra l’altro, come ricorda Cesare
Baronio sul suo blog “L'autorità non
chiedeva l'abiura del proprio credo, ma solo che vi si affiancasse anche il
culto di Cesare.” I primi cristiani si rifiutarono e per questo furono
uccisi.
Oggi, invece, accade
che (qui
la notizia) senza che nessuno obblighi qualcuno, senza il “rischio” di subire
il martirio, ci sono vescovi (prossimi cardinali) ed eminentissimi cardinali
(il card. Tauran) che rendono culto a delle divinità indiane. Questa cosa,
ovviamente, non fa gridare allo scandalo, probabilmente perché abbiamo le
coscienze, noi cattolici, anestetizzate da decenni di discutibili concezioni di
ecumenismo. Le cose che gridano vendetta agli occhi di Dio sono tante
(idolatria, disobbedienza al primo Comandamento, tradimento della propria
consacrazione, eccetera), ma ce ne sono alcune che mostrano tutta la loro
ipocrisia.
Una di queste riguarda che in
molti oggi rievocano una fantomatica Chiesa delle origini. Lo fanno,
ovviamente, in perfetto stile demagogico per distruggere la Tradizione, la
liturgia e la dottrina. Ovviamente questa Chiesa delle origini funziona solo
per il loro comodi. Sarebbe interessante domandare a questi eminenti successori
degli Apostoli se fossero disposti a subire la stessa sorte dei cristiani della
cheisadelleorigini. Probabilmente no, visto che giocano d’anticipo e rendono
culto a divinità senza che nessuno glielo domandi.
I bambocattolici replicheranno “suvvia, sei tu il
solito esagerato, che male c’è a fare quello che ha fatto il prossimo cardinale
Nichols? In fondo si tratta di un gesto di amicizia; preferiresti che andasse
lì e li uccidesse?” Perché questa è la mentalità tipica quella del “che male
c’è?”. Innanzitutto va premesso che l’alternativa al prestare il culto a una
divinità indiana non è lo sterminio di chi pratica quel culto, ma la dignità
della propria consacrazione e il rispetto del proprio Credo. Credo che recita
al primo Comandamento: “Non
avrai altro Dio all'infuori di me.” Ora si può pensare quello che si
vuole, si può supporre che fare quel che ha fatto il prossimo card. Nichols non
sia un gesto grave, che le cose gravi
sono altre e che altri prima di lui – vedi il card. Tauran – hanno fatto lo
stesso; si può dire, certamente, ma va altresì detto che il Padreterno è stato
chiaro. Chiaro nel mettere questo Comandamento (comandamento, non consiglio) al
primo posto, dimostrando così che questo è il primo cui prestare fede e che
senza l’obbedienza a questo non ci può nemmeno essere piena fedeltà agli altri.
Ed è stato altresì chiaro quando, nell’Antico Testamento, comanda: “Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai.
Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei
padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi
odiano,” [Es 20,5] e nel Nuovo quando Gesù stesso dice: «Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi
culto» [Mt 4,10]
Fate pure come vi pare, il
potere è nelle vostre mani. Mani, però, che sono state consacrate per
amministrare i Sacramenti non per servire altri dei. Perché, a scanso di
equivoci, o si è con Dio o si è contro di Lui (cfr Mt 12,30). Tertium non
datur.
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