lunedì 20 gennaio 2014

Una volta, siamo tra la fine e l’inizio del III secolo, c’erano uomini, come san Gavino (e con lui molti altri) che subirono il martirio in quanto cristiani. In realtà il loro martirio, come mostrano gli Atti dei loro processi o le Passioni che narrano le loro vicende, fu determinato principalmente dal rifiuto che essi opposero alla richiesta di rendere il culto dovuto all’imperatore. Ecco qui un estratto della Passio (è del XII secolo, ma ci sono fonti di altri martiri con i relativi atti del processo):
«A Barbaro, che inviato preside in Corsica e Sardegna giunse in Turres e vi pubblicò gli editti imperiali contro i cristiani, vennero denunciati Proto, Gavino e Gianuario. Chiamatili al suo tribunale, il preside li interrogò: «Di che religione siete?» I santi martiri risposero: «Siamo cristiani e non riconosciamo altro dio che Cristo». Il preside disse: «Avete udito gli ordini degli invittissimi principi Diocleziano e Massimiano, con cui comandano che chiunque non neghi di essere cristiano sia assoggettato ai tormenti, e infine se non sacrifichi agli dei sia punito di morte?» I santi martiri risposero: «Li abbiamo uditi e non teniamo alcun conto del loro stolto comando». Il preside disse: «Sacrificate agli dei prima che i tormenti vi strazino". Risposero: «Non sacrifichiamo: fa quello che vuoi». Vedendoli dunque il preside costanti e irremovibili, proferì contro di essi la sentenza, dicendo: «Poiché oltraggiano gli dei e non obbediscono ai sacri comandi degli imperatori siano puniti di morte». Furono quindi condotti al luogo nel quale doveva compiersi la loro sorte e furono decapitati per il nome del Signor nostro Gesù Cristo.»
Tra l’altro, come ricorda Cesare Baronio sul suo blog “L'autorità non chiedeva l'abiura del proprio credo, ma solo che vi si affiancasse anche il culto di Cesare.” I primi cristiani si rifiutarono e per questo furono uccisi.
Oggi, invece, accade che (qui la notizia) senza che nessuno obblighi qualcuno, senza il “rischio” di subire il martirio, ci sono vescovi (prossimi cardinali) ed eminentissimi cardinali (il card. Tauran) che rendono culto a delle divinità indiane. Questa cosa, ovviamente, non fa gridare allo scandalo, probabilmente perché abbiamo le coscienze, noi cattolici, anestetizzate da decenni di discutibili concezioni di ecumenismo. Le cose che gridano vendetta agli occhi di Dio sono tante (idolatria, disobbedienza al primo Comandamento, tradimento della propria consacrazione, eccetera), ma ce ne sono alcune che mostrano tutta la loro ipocrisia.
Una di queste riguarda che in molti oggi rievocano una fantomatica Chiesa delle origini. Lo fanno, ovviamente, in perfetto stile demagogico per distruggere la Tradizione, la liturgia e la dottrina. Ovviamente questa Chiesa delle origini funziona solo per il loro comodi. Sarebbe interessante domandare a questi eminenti successori degli Apostoli se fossero disposti a subire la stessa sorte dei cristiani della cheisadelleorigini. Probabilmente no, visto che giocano d’anticipo e rendono culto a divinità senza che nessuno glielo domandi.
I bambocattolici replicheranno “suvvia, sei tu il solito esagerato, che male c’è a fare quello che ha fatto il prossimo cardinale Nichols? In fondo si tratta di un gesto di amicizia; preferiresti che andasse lì e li uccidesse?” Perché questa è la mentalità tipica quella del “che male c’è?”. Innanzitutto va premesso che l’alternativa al prestare il culto a una divinità indiana non è lo sterminio di chi pratica quel culto, ma la dignità della propria consacrazione e il rispetto del proprio Credo. Credo che recita al primo Comandamento: Non avrai altro Dio all'infuori di me.” Ora si può pensare quello che si vuole, si può supporre che fare quel che ha fatto il prossimo card. Nichols non sia un gesto grave, che  le cose gravi sono altre e che altri prima di lui – vedi il card. Tauran – hanno fatto lo stesso; si può dire, certamente, ma va altresì detto che il Padreterno è stato chiaro. Chiaro nel mettere questo Comandamento (comandamento, non consiglio) al primo posto, dimostrando così che questo è il primo cui prestare fede e che senza l’obbedienza a questo non ci può nemmeno essere piena fedeltà agli altri. Ed è stato altresì chiaro quando, nell’Antico Testamento, comanda: “Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano,” [Es 20,5] e nel Nuovo quando Gesù stesso dice: «Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto» [Mt 4,10]

Fate pure come vi pare, il potere è nelle vostre mani. Mani, però, che sono state consacrate per amministrare i Sacramenti non per servire altri dei. Perché, a scanso di equivoci, o si è con Dio o si è contro di Lui (cfr Mt 12,30). Tertium non datur.

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