In quel tempo, Giovanni,
vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che
toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene
un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma
sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a
Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
[Gv 1,29-34]
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
[Gv 1,29-34]
Leggiamo
quanto scriveva, in merito a questo episodio, l’abate Giuseppe Ricciotti
nel suo monumentale Vita di Gesù Cristo:
§ 278 Il giorno appresso a questo
incontro, avendo finito la sua quadragesima, Gesù venne di nuovo a Giovanni
presso il fiume. Giovanni lo scorse tra la folla e additandolo ai propri
discepoli esclamò: Guarda! L'agnello d'Iddio, quello che toglie
il peccato del mondo! Questiè' colui del quale io dissi “Dopo di me viene un
uomo che avanti a me è stato (promosso), perché prima di me era”; e dopo aver alluso
all'apparizione avvenuta al battesimo di Gesù, concluse: E
io ho veduto e ho attestato che questi è il figlio d'iddio (Giov., 1,
29... 34). La metafora di Giovanni, che chiamava Gesù l'agnello
d'iddio, faceva insieme
tornare alla mente degli uditori giudei i veri agnelli che erano sacrificati
nel Tempio di Gerusalemme ogni giorno, e soprattutto alla Pasqua: a qualche
uditore più versato nelle scritture poteva anche ricordare che, in esse, il
futuro Messia era stato contemplato come un agnello portato a scannare per i
delitti altrui (Isala, 53, 7 e 4), e che pure altri
profeti vi erano stati rassomigliati a quel mite animale destinato
ordinariamente a vittima (Geremia, 11, 19) Il collegamento fra i
due concetti di agnello-vittima e di figlio di Dio sarà sfuggito probabilmente
a quasi tutti gli uditori, ma a Giovanni doveva stare molto a cuore, tanto che
vi ritornò sopra il giorno appresso. Il giorno seguente (questa precisione
cronologica è dell'accurato evangelista non sinottico: (Giov., 1,
35; cfr. § 163), mentre Giovanni s'intratteneva con due soli discepoli, vide
nuovamente Gesù che passava lì presso, e additandolo esclamò ancora: Guarda!
L'agnello d'Iddio! I due
discepoli, colpiti dalla frase e dalla sua insistenza, discostatisi da Giovanni
si misero a seguire Gesù che si allontanava. Scortili Gesù, domandò loro: Che
cercate? - Quelli risposero: Rabbi, ove dimori? - E Gesù a loro: Venite e
vedrete. - S'accompagnarono infatti con lui alla sua dimora, la quale a causa
della molta gente accorsa a Giovanni poteva essere una di quelle capanne per
guardiani di campi usate ancora oggi nella vallata di Gerico. Erano circa le
quattro del pomeriggio. I due discepoli di Giovanni rimasero cosi dominati
dalla potenza dello sconosciuto Rabbi, che s'intrattennero con lui il resto di
quel giorno e certo anche la notte seguente. I due erano scesi giù dalla
Galilea: uno era Andrea, fratello di Simone Pietro: l'altro è innominato, ma
ciò basta in questa narrazione a farlo riconoscere come se fosse anch'egli
nominato. E’ l’evangelista Giovanni, il testimone che può narrare questi fatti
con tanta precisione di giorni e di ore; è l'adolescente neppur ventenne
destinato a diventare il discepolo che Gesù amava (§ 155), e che in quel primo
giorno in cui incontrò Gesù avrebbe potuto scrivere nel libro di sua vita, con
veracità ben più alta che l'Alighieri il giorno che incontrò Beatrice, Incipit
vita nova. Dopo quella
prima permanenza con Gesù, il fervido Andrea volle accomunare nella propria
letizia suo fratello Simone. Rintracciatolo, gli dice: Sai? Abbiamo trovato il
Messia! - Lo accompagna quindi a Gesù. Gesù lo guarda, e poi gli dice: Tu sei
Simone figlio di Giovanni; tu però ti chiamerai Kepha. - In aramaico kepha significa “roccia”, ma come
nome personale non appare usato nell'Antico Testamento e neppure ai tempi di
Gesù; a sentirsi rivolgere quelle inaspettate parole è molto probabile che
Simone non ne capisse nulla, o tutt'al più giudicasse che l'ignoto Rabbi con la
sua mente correva appresso a idee tutte sue personali (§ 397).
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