“La tradizione è fedeltà, anche a una sposa che non piace più tanto” afferma, giustamente, Camillo Langone. E lo fa a conclusione del suo sfogo sulle ansie dei cosiddetti tradizionalisti. Lo sfogo è legittimo, ci mancherebbe, quel che colpisce è la parziale esposizione della realtà del mondo tradizionalista. Che, proprio perché mondo e non provincia, è variegato e ampio. E seppur stante nella stessa categoria, “tradizionalisti” appunto, non sempre le posizioni di partenza, tantomeno le conclusioni cui si giunge, sono le stesse per tutti. Siccome alcuni di quei blog citati da Langone li frequento (e vi partecipo) e in questo ambiente mi ci trovo dentro anche io, mi si perdoni l’arditezza nel rispondere, ma mi si permetta di replicare, con franchezza e stima, a quanto da egli scritto. I cosiddetti tradizionalisti, checché se ne dica, sono cattolici. Non hanno perso la fede, nonostante la fedeltà alla fede non sia più una preoccupazione dei nostri pastori. È proprio perché non l’hanno persa e la conservano tenacemente che sono quantomeno perplessi sul nuovo corso inaugurato da Papa Francesco. Che se certamente ha dei tratti nuovi, e come tali preoccupanti, è figlio legittimo di quell’orizzontalismo ecclesiastico nato nel 1962. Se qualcuno ha sposato posizioni scismatiche, non tutti i cosiddetti tradizionalisti hanno abbandonato la fedeltà alla Sposa di Cristo, che anzi amano, anche se non piace più di tanto. Perché qui non è questione di gusti. La “protesta” nasce dallo smarrimento nei confronti di pastori, Papa compreso, che non confermano più nella fede. E questa benedetta fede cercano in tutti i modi di ridurre, epurare, svilire, pur di farla andare bene a chi di diventare cattolico, oltretutto, proprio non ne ha voglia né ne sente l’esigenza. Papa Francesco sarà anche l’ultima chiamata del Purgatorio per il mondo senza Cristo, me lo auguro vivamente, ma le perplessità restano. Si fa fatica a comprendere la Sua cura come “estremo rimedio a un male estremo”. Quel che lascia perplessi, per noi che vorremmo conservare la limpidezza della fede e della dottrina cattolica e per coloro che vorremmo che giungessero a questa stessa fede, è proprio la cura. Papa Francesco non sembra intenzionato a proporre la dottrina cattolica, ma una visione quantomeno mondanizzata di essa. Tutto qui. Questo ‘tutto qui’ si concretizza poi in tutti i post, i commenti e le analisi che su quei blog da Langone citati vengono quotidianamente pubblicati. Perché non si tratta di sfogare mugugni personali, quanto di capire i tempi che corrono. Non si pretende di essere superiori a Salomone, ma di saper discernere quanto di buono, di cattolico, è ancora rimasto, nella Chiesa cattolica. Perché non tutto è buono e proprio perché non siamo così presuntuosi da ergerci a giudici, né tantomeno pensiamo di comprendere la logica di Dio, ci domandiamo se il corso che la Chiesa cattolica ha imboccato, e che negli ultimi mesi si è radicalizzato, sia ancora cattolico. Basta definirlo tale perché esso sia, nei contenuti, cattolico? Langone, in conclusione, si domanda quale sia l’alternativa proposta. Nessun antipapa, nessuna apostasia, nessun passaggio agli ortodossi: quello che proponiamo è la fedeltà alla dottrina e alla liturgia, che ne è espressione, di sempre. Il ritorno al Dogma, alla Verità immutabile. Non alle opinioni di questo o quel Papa, non alle aperture di questo o quel Concilio, non alle invenzioni liturgiche di qualche leader laicale, non alle poco chiare definizioni magisteriali recenti: ma il ritorno a quello deposito della fede sul quale Cristo ha garantito l’indefettibilità. Quella roccia incrollabile, che siamo certi che c’è, perché le porte degli inferi non hanno prevalso e non prevarranno mai. Ma siccome si continua a ignorare questa roccia e a costruire sulla sabbia c’è il terrore che quell’ultima chiamata al Purgatorio sia piuttosto un mascherato lasciapassare per l’Inferno. Perché che le porte degli inferi non prevarranno mai ne siamo certi, ma possiamo dire lo stesso per ciascuno di noi, per ciascuna delle nostre anime e di quelle di coloro cui siamo chiamati ad annunciare il Vangelo?
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