sabato 23 febbraio 2013

Dare la colpa ai giornalisti, sembra, essere cosa sempre conveniente. Certamente la categoria, satura forse di elementi, ha perso molto della sua missione di informare sui fatti. Molto spesso i giornalisti distorcono i fatti, mentono sapendo di mentire e sono asserviti alla ideologia che li anima e, soprattutto, li paga. Quella dei giornalisti (e dei media in generale) è diventata però, da qualche tempo a questa parte, una categoria sulla quale si può sparare a zero. Su di essa si possono scaricare tutte le responsabilità possibili. Si veda il caso di tutti i politicanti che, dopo aver rilasciato dichiarazioni, incolpano ai giornalisti che li hanno intervistati, la colpa di aver frainteso quelle loro parole che hanno causato un polverone polemico. Si tira il sasso e si aspetta l’esito. Se è felice si prendono i meriti, se è infelice non si assumono le responsabilità ma si attribuiscono a chi ha fatto da tramite. Colpisce che questo atteggiamento sia stato assunto anche dal dimissionario Pontefice Benedetto XVI. Durante l’incontro con i parroci di Roma, di cui il Papa è Vescovo, Benedetto XVI si è così espresso: «C’era il Concilio dei Padri – il vero Concilio –, ma c’era anche il concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, tramite i media. Quindi il Concilio immediatamente efficiente arrivato al popolo, è stato quello dei media, non quello dei Padri.» […] «Sappiamo come questo Concilio dei media fosse accessibile a tutti. Quindi, questo era quello dominante, più efficiente, ed ha creato tante calamità, tanti problemi, realmente tante miserie: seminari chiusi, conventi chiusi, liturgia banalizzata…e il vero Concilio ha avuto difficoltà a concretizzarsi, a realizzarsi; il Concilio virtuale era più forte del Concilio reale.» Innanzitutto c’è da registrare l’ennesimo riconoscimento del fatto che quello che è accaduto dopo il Concilio è stato un fallimento, un male per la Chiesa. Ci riflettessero tutti coloro che si esaltano a definirsi “frutti del Concilio”. C’è da registrare, ancora, prima di passare alle colpe di queste disastrose conseguenze, che il Papa denuncia il ruolo distorcente dei media, proprio in un’epoca come quella attuale dove i media hanno un ruolo così rilevante tanto da essere benedetti, sponsorizzati e assunti dalla Chiesa stessa. Si vedano i profili Twitter dei dicasteri vaticani, di cardinali, vescovi, preti, del Papa stesso, e delle continue incensazioni rilasciate in ogni occasione (opportuna e non) ai nuovi mezzi di comunicazione. Dopo queste due note a margine, ci si deve porre la domanda: la causa della crisi della Chiesa, che è crisi di fede (che è anche e soprattutto, quindi, crisi liturgica) che viviamo oggi, è da imputare al Concilio Vaticano II stesso (come fanno alcuni) o alle erronee interpretazioni che ne sono state fatte in seguito (come fanno molti)? Domanda delle domande, visto che la risposta, forse, risolverebbe la svilente e sofferta cristi con la Fraternità Sacerdotale San Pio X. Porsi queste domande, per alcuni, significa peccare di arroganza e di superbia, colpevoli di ragionare ed eventualmente criticare le scelte del Santo Padre. Rispondo: “Chi l'ha detto che l'umiltà sta nel silenzio, nella sospensione del giudizio, nell'accidia analitica della storia della Chiesa? Chi l'ha detto che la verità sta nel pietismo provvidenzialistico di chi lascia fare tutto a Dio senza pretendere alcuno sforzo dagli uomini e santificando questi ultimi a priori? [F. Colafemmina - Fidesetforma]” Andrebbe anche serenamente riconosciuto come i più autentici cattolici, amanti del Papa e obbedienti a quanto Egli insegni e stabilisca, sono coloro proprio che ragionano sui Suoi atti e sulle Sue parole e non, come i progressisti e i neomodernisti, che ai loro comodi strumentalizzano le parole del Papa e sbandierano a correnti alterne l’obbedienza e l’adesione ad ogni Suo respiro. Ciò premesso si può procedere ad un’analisi indiretta del problema. Non avendo le competenze teologiche e dottrinali per rispondere alla domanda delle domande, mi fa profondamente riflettere, però, l’attribuzione delle colpe delle conseguenze del Concilio Vaticano II non al Concilio stesso ma ai media, come ha fatto Benedetto XVI. Mi fa riflettere su due livelli. Il primo, prendo a prestito l’ottima sintesi fatta dalla cara Maria Guarini sul suo blog Chiesaepostconcilio: “Non possiamo ignorare che è innegabile che un grosso ruolo i media lo abbiano effettivamente giocato sia durante che dopo il Concilio e continuino a giocarlo ora. Essi non hanno fatto altro che amplificare le voci dell'ala riformatrice dominante: il famoso paradigma esterno (che stiamo mettendo a fuoco ora), costruito diffuso e affinato nella mediasfera consolidandosi e guadagnando livelli superiori di riflessione, in sostanza prodotto "dal mondo" e "per il mondo", divenuto il fulcro interpretativo del corpus conciliare, richiamato da Pietro De Marco. E tuttavia le applicazioni pastorali del Concilio appartengono ai suoi protagonisti e a tutti coloro che si sono lasciasti trascinare senza alcun discrimine dall'ottimismo a priori giovanneo nonché dai venti di rinnovamento e dall'entusiasmo provocati dall'arrembanza dell'alleanza renana (sulle cui implicazioni dovremo tornare). La riforma liturgica è stata regolarmente attuata da un Papa, gli abusi sono stati messi in atto dai preti e dai vescovi, la dottrina è stata snaturata dai teologi, da docenti di Facoltà e Università Ecclesiastiche, nella formazione dei Seminari. Inoltre sono proprio i legittimi pastori i responsabili della devastazione degli edifici di culto, dell'abolizione degli inginocchiatoi, del relegare il Tabernacolo in luoghi secondari, della desacralizzazione ingravescente... Con tutto il devoto rispetto e amore filiale verso la persona e la funzione di Benedetto XVI, attribuire ai media la responsabilità della desertificazione spirituale che ci colpisce tutti appare una visione non sufficientemente realista e a largo raggio, che non permette di individuare le vere cause della crisi in atto e, conseguentemente, neppure di poter attuare i possibili rimedi....” La seconda, considerazione, che va di pari passo con la prima, è: perché allora i Papi, Benedetto XVI compreso, non sono ritornati e non ritornano (con l’aria che tira c’è poco da star sereni) ai documenti del Concilio? Perché non condannano apertamente, chiaramente, con parole e fatti tutti, gli scempi fatti nella Chiesa in nome del Vaticano II che, seppur con tutti i suoi limiti e ambiguità, il Vaticano II non ha mai permesso, né minimamente immaginato? Perché oggi assistiamo a messe show, a chitarre-tamburi-balletti, Comunione seduti, in piedi o in mano, preti rivolti verso il popolo, distruzione dell’arta sacra, musicale e pittorica, dell’architettura? Perché oggi assistiamo a una banalizzazione tremenda, che troppo spesso va oltre i confini dell’ortodossia, della dottrina cattolica? Perché quello che capita oggi nella Chiesa (predicazione, liturgia, morale, governo, eccetera) non sempre è stato previsto e normato dal Concilio. Anzi! Il latino è stato criminalizzato e eliminato, quando il Concilio comandava di mantenerlo. Il gregoriano è scomparso e il Concilio comandava di conservarlo. Il Concilio comandava di non inventare nulla nella liturgia e ogni Domenica che Dio manda in terra i preti s’inventano segni, gesti e riti nuovi, che proprio in quanto nuovi sono malvagi e dannosi. Il Concilio non voleva insegnare niente di nuovo, ma un cattolico di oggi farebbe grandissima fatica a farsi capire da un cattolico di un secolo fa, così come un cattolico di un secolo fa farebbe un grande sforzo a credere che il suo interlocutore sia altrettanto cattolico. Se è vero che la colpa non è del Concilio e dei suoi testi, ma di coloro che lo hanno realizzato (con o meno la complicità dei media), perché chi di dovere non è intervenuto? I media sono stati più forti di vescovi e papi? I vescovi, i preti, i teologi e i periti sono stati più forti dei papi? La realtà dice questo. E sarebbe una debolezza dei pontefici. Ma se i media, i vescovi, i preti, i teologi e i periti sono stati forti perché i papi concordavano con loro? Sarebbe una colpa gravissima dei successori di san Pietro. Colpa alla quale qualcuno (solo un Papa, però, può farlo) dovrà rimediare.

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