martedì 22 gennaio 2013

Questo 2013, tra le altre cose, ci sta portando a delle nuove elezioni politiche. Esse, inevitabilmente, stanno producendo le campagne elettorali dei rispettivi schieramenti. Non sono mai stato un amante della politica e delle varie questioni partitiche. Non salgo, quindi, sul carro degli indignati. Sicuramente le sue condizioni lasciano trapelare una situazione pietosa della politica nostrana, ma essendo abbastanza indifferente a tale circo, ai suoi cineasti e ai suoi pagliacci, mi esento anche dal disgustarmi di tali indecenti condizioni. Fanno sorridere gli sforzi dei vari leader per presentarsi come il “nuovo che avanza” o come l’unica soluzione possibile, visto che tali personaggi fanno questo mestiere da qualche decennio e in questi decenni, dicono gli esperti, le cose sono solo peggiorate. Sono peggiorate, dicono sia i politici che gli esperti, anche a causa della crisi che sta devastando un po’ tutto il pianeta. E nei confronti di questa crisi si delineano gli atteggiamenti dei vari schieramenti. A me viene, nella mia ignoranza, continuamente da riflettere sulla natura di questa crisi. Non sono né un politico, né un economista, né uno statista o chissà altro, quindi non ho soluzioni da proporre e nemmeno troppe diagnosi da effettuare. Mi viene però onestamente da pensare che se questa crisi c’è le cose sono due: o chi ci governa (e parlo a livello internazionale) è incapace di sconfiggerla o non è intenzionato a farlo. Nella seconda ipotesi, tanto vale mettersi l’anima in pace e aspettare tempi migliori. Per quanto riguarda la prima ipotesi bisogna ammettere che i capoccioni internazionali non sono in grado di venire a capo di questa situazione. O sono degli inetti, oppure il vero potere e le vere redini del mondo le tiene qualcun altro che non siede in nessun parlamento e non fa nessuna campagna elettorale. Se non si riesce a sconfiggere la crisi, significa che c’è qualcuno di più forte di chi ci governa. Tanto vale, allora, mettersi anche qui l’anima in pace e non illudersi di cambiare le cose. Anche perché, e ritorno col pensiero al nostro Belpaese, che senso ha cambiare governo, cambiare partito, cambiare uomini e programmi, se poi una legge emanata viene resa inutilizzabile e depotenziata da qualche giudice o da qualche tribunale? Che senso ha emanare una legge, se poi questa viene bocciata perché ritenuta discriminatoria dalle autorità europee? Che senso ha, allora, montare su tutto il circo dei politicanti se poi non sono loro a governare? Se poi le leggi a favore delle unioni omosessuali, dello snaturamento della famiglia, dell’adozione dei gay, dell’eutanasia, dell’eugenetica, della tutela idolatrica degli animali a discapito degli uomini, devono essere approvate, altrimenti si esce dal circo e nessuno si diverte più? Così com’è stato per l’aborto e per il divorzio (sui quali prima o poi il tribunale della storia dovrà giudicare e condannare le menzogne dei radicali nostrani) così sarà anche per tutto il resto. Non sono gli italiani a decidere, cittadini o politici che siano. Ecco dove nasce il mio scetticismo, la mia indifferenza e la mia preoccupazione. Calmata, sporadicamente, dal conforto derivante dalla speranza cattolica. Speranza cattolica frustrata, così come tutto il resto che è profondamente cattolico, dai politicanti di turno di ogni schieramento, salvo poi ricordarsi che anche ai cattolici è stato concesso (non so fino a quando) il diritto di voto. Ecco allora che in ogni campagna elettorale anche i comunisti, i massoni, gli anticlericali, i sostenitori di aborto, divorzio, eutanasia e eugenetica, fanno i salti mortali per accaparrarsi il voto dei cattolici. Cattolici che, spesso e volentieri, cedono a queste pressioni, anche perché non sostenuti da una seria educazione cattolica. Chi di dovere pensa ad altro e nella confusione generale chi ci guadagna è chi va contro l’uomo. Come scrive Mario Palmaro su La nuova Bussola Quotidiana il problema del mondo cattolico nasce nel “clamoroso disordine dottrinale che regna nell’accampamento cattolico. Non c’è un solo consiglio pastorale, o una parrocchia, o un gruppo di catechisti, nel quale sia chiaro a tutti – e accettato da tutti – che cosa siano i principi non negoziabili e quali siano i loro precisi contenuti. Tanto è vero che quando il “cattolico” di provenienza oratoriana si candida in politica, dopo cinque minuti ha già “scaricato” la dottrina della Chiesa, che ignora.”

Nessun commento:

Posta un commento