sabato 19 gennaio 2013

Immaginate una partita di calcio. Tradizionalmente ogni Domenica ce n'è una. Da qualche tempo ce n'è una ogni giorno (o quasi). Immaginate che in quella partita un calciatore prenda la palla di mano. Da quel momento in poi, qualunque sia la decisione dell’arbitro, per almeno una settimana ci saranno polemiche. Immaginate, ancora, che un giocatore superi completamente con il pallone la linea di fondo campo di un solo centimetro, crossi al centro e un suo compagno faccia gol. Le sopracitate polemiche si scatenerebbero ugualmente. Qualcuno potrebbe obiettare: “ma per un solo centimetro ti stai a lamentare?” Immaginate, infine, che un giocatore segni un gol partendo da una posizione di fuorigioco di pochi centimetri. Anche qui polemiche e annesse risposte sufficienti. Nelle partite di calcio esiste un regolamento, imposto da un’autorità, che deve essere rispettato dalle squadre in campo e, soprattutto, dall’arbitro chiamato a regolare quella partita. L’arbitro non può interpretare il regolamento, inventare norme inesistenti o scegliere di non applicare, per esempio, che il fallo da dietro, da ultimo uomo, è sanzionato con l’espulsione diretta. Tantomeno può giustificare le sue invenzioni perché un tempo, quando il calcio era uno sport e non un interesse economico e politico, il fuorigioco non esisteva. Fatte le dovute e immancabili precisazioni questo è un buon esempio per spiegare come si sia ridotta la questione liturgica nella Chiesa cattolica. Dove il fatto che esistano delle regole, chiamate rubriche, viene visto in maniera dispregiativa e fallimentare di un vero spirito liturgico. “Il rubricismo è finalizzato ad una liturgia nella quale ogni soggettivismo, ogni entusiasmo pentecostale, ogni libertà di forma sono stati ridotti al silenzio” [M. Mosebach] Nella liturgia non è il singolo prete che celebra (non presiede), né la singola comunità ivi presente, ma è l’intera Chiesa che celebra. Lo ripete spesso il Sommo Pontefice Benedetto XVI che la liturgia è un atto ecclesiale e non personale. Ecco perchè “la dimensione giuridica si rivela come componente intrinseca e consustanziale dell’economia redentiva quale viene trasmessa nella liturgia.” [D. Nigro] Le rubriche, le norme, previste dalla Chiesa nei libri liturgici, non stanno a mortificare l’esperienza religiosa dei singoli, ma garantiscono l’oggettività dell’atto liturgico che si va compiendo. Anche perché, come scrisse il card. Roberto Bellarmino “Il fine precipuo dei divini uffici non è l’istruzione o la consolazione del popolo, ma il culto dovuto a Dio dalla Chiesa”. La liturgia non va spiegata, ma celebrata. E la corretta celebrazione permette la comprensione dei fedeli. Perché la verità, la semplicità, si rendono comprensibili. Ciò che appare incomprensibile (e intollerabile) è l’ideologia che muove ogni minima invenzione in campo liturgico. Queste innovazioni, inventate a tavolino e imposte ai semplici fedeli, hanno la fumosità di ogni cosa intellettuale e antipopolare che, proprio perché contraria alla semplicità dei fedeli, risulta di difficile comprensione e necessita di spiegazioni. “Invece di presentare sempre nuovi progetti di strutture liturgiche, la liturgia dovrebbe nuovamente ritornare al suo compito originario di servire all’educazione liturgica, cioè a sviluppare la capacità di appropriazione interiore della liturgia comunitaria della chiesa. Solo così può essere reso superfluo il profluvio di spiegazioni che distrugge la liturgia e che poi non spiega nulla.” [card. J. Ratzinger] La liturgia non è un qualcosa (anche questo ripetuto spesso da Benedetto XVI) che si modella sulle necessità del singolo prete, del singolo laico, della singola comunità. La liturgia è il culto pubblico che la Chiesa rende a Dio. E “Dall’alleanza si vede che il culto divino, con la santificazione del popolo che è il suo frutto, è ordinato da Dio stesso.” [D. Nigro] È Dio che stabilisce, attraverso la Sua Santa Chiesa cattolica, come renderGli culto. “Non si deve trascurare infatti che il fondamento del giusto e quindi dell’ingiusto nel culto appartiene a Dio, mentre la misura o sua delimitazione è determinata dall’uomo.” [D. Nigro] Questo piccolo e agevole, ma intenso, profondo e importante, testo di Daniele Nigro, mette ordine nella caotica situazione liturgica che viviamo. Spiegando il perché delle norme liturgiche e come queste garantiscano la bellezza della liturgia cattolica, la cosa più bella da questa parte del cielo. [padre Faber]

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