domenica 27 gennaio 2013

La Messa in latino? No, la gente non capirebbe e dura troppo. La Comunione in ginocchio? E’ cosa antica e non al passo con i tempi. L’abito talare? È fuori moda e scomodo. L’astinenza dalle carni ogni venerdi e il digiuno nelle feste di precetto? Cosa troppo difficile da applicare nel terzo millennio. Insegnare la dottrina cattolica? Troppo sforzo per i ragazzi, già impegnati tra calcio, studio e Facebook. Essere composti e rispettare i gesti liturgici? Troppo formalismo che uccide la devozione spontanea personale. Credere nell’inferno, nel giudizio universale, nelle indulgenze, nel Sacrificio della Messa, negli Angeli custodi? Con le scoperte scientifiche e teologiche di oggi tutto ciò non ha più senso. La penitenza? Non sia mai, Dio ci vuole gai! Imparare le preghiere e le formule principali della dottrina cattolica? No, troppo difficile, l’importante è capire che Dio ci ama, ci vuole bene, è nostro amico, poi il resto vien da sé. Questo, in poche righe, è un riassunto della mentalità dei cattolici contemporanei. Essi hanno pensato e continuano a credere che ridurre i sacrifici, gli obblighi, i doveri da richiedere ai fedeli, fosse un illuminato modo per evangelizzare il mondo, per conquistare nuovi fedeli. Le scelte fatte negli ultimi decenni si spiegano in quest’ottica. I doveri sono spariti, gli obblighi guardati con sospetto e i sacrifici eliminati con disgusto. Sia chiaro, la fede cattolica non è il partito comunista o lo stato dittatoriale che impone degli obblighi per una visione folle o per il proprio tornaconto. La fede cattolica mira alla santificazione e alla salvezza delle anime. Esse, tediate dalle conseguenze del peccato originale, necessitano per santificarsi e salvarsi di alcune obblighi, doveri, sacrifici da rispettare e realizzare. Se essi non fossero necessari saremmo tutti in Paradiso a gloriarci della visione beatifica della Santissima Trinità. Siccome in Paradiso vorremmo arrivarci (piuttosto che illuderci che il Paradiso sia già qui), pieghiamo la nostra carne, la nostra volontà, la nostra presunzione, a quanto la Santa Madre Chiesa ci chiede. Santa Madre Chiesa che, nella persona di alcuni suoi ministri, negli ultimi decenni ha “drasticamente ridotto ciò che esse chiedono ai loro membri, sia in termini di credenze che di moralità”. La conseguenza? “a ciò ha sempre fatto seguito un rapido declino delle iscrizioni e una perdita d’impegno da parte di coloro che restano.” Così il sociologo della religione Rodney Stark nel suo ultimo lavoro Il trionfo del Cristianesimo (Lindau). Perché questa conseguenza? “Nel caso della religione, la gente non accorre presso quelle organizzazioni religiose che chiedono il minimo sforzo, ma presso quelle che offrono credibilmente una massima ricompensa religiosa per i sacrifici richiesti per farne parte”. Se a dirlo fosse un cattolico qualunque o un prete qualunque, verrebbe tacciato (come se, tra l’altro, fosse una colpa imperdonabile) di essere un tradizionalista incapace di respirare e vivere lo spirito (mai che si parli della lettera, come vuole il buon senso e il Sommo Pontefice Benedetto XVI) del Concilio Vaticano II. Proprio sull’ultimo Concilio Rodney Stark ha, da non cattolico, ma da studioso di cose, di dati, di numeri, un’illuminante visione da dare. Visione ovvia per chi guarda ai fatti e non alle ideologie postconciliari. Visione così ovvia che molti non la riescono ad avere, probabilmente perché hanno la vista offuscata dal fumo di Satana che Paolo VI vide entrare nella Chiesa subito dopo che il Concilio Vaticano II fu terminato. Ecco cosa scrive Stark: “Ciò è ulteriormente dimostrato dalle conseguenze di decisioni prese durante le riunioni del Concilio Vaticano II della Chiesa cattolica di Roma durante i primi anni '60 del secolo scorso. Fra le varie prese di posizione assunte dai vescovi ce ne sono alcune che hanno ridotto ampiamente i sacrifici richiesti da suore e monaci. Per esempio, a molti ordini di monache è stato consentito di abbandonare il lo­ro abito caratteristico e d'indossare abiti che non le identi­ficassero come membri di un ordine religioso. Altre risolu­zioni del Concilio hanno revocato regole che richiedevano molte ore di preghiera e meditazione quotidiana nei con­venti e nei monasteri. Queste e altre consimili «riforme» sono state universalmente considerate capaci d'inaugura­re un rinnovamento mondiale degli ordini religiosi. Nel giro di un anno, si è potuto osservare un rapido declino. Molte monache e molti monaci si sono ritirati dai loro or­dini. Le nuove iscrizioni sono diminuite drasticamente. Gli ordini si sono ridotti. Il numero di monache negli Sta­ti Uniti, per esempio, è passato da 176.671 nel 1966, quan­do il Concilio chiuse i lavori, a 71.487 nel 2004, e il nume­ro dei monaci si è dimezzato. Fatti analoghi hanno avuto luogo in tutto il mondo. Questa decadenza è stata spiega­ta quasi sempre (di solito da ex monache che ora insegna­no sociologia) come conseguenza delle richieste troppo impegnative, incompatibili con la vita moderna, fatte ai membri degli ordini. Ciò che appare davvero rivelatore, tuttavia, è che si è scoperto che il processo è reversibile. Al­cuni ordini religiosi hanno ripristinato le antiche richieste e sono stati fondati nuovi ordini che chiedono nuovamen­te alti livelli di sacrificio. Questi ordini sono cresciuti! Ciò basti per confutare la tesi che i livelli di sacrificio erano troppo alti. Non soltanto i gruppi religiosi più esigenti attraggono e trattengono più membri di quelli meno esigenti. Li recluta­no!. Vale a dire, i loro membri cercano con grande e assiduo impegno di portarne altri all'ovile, qualcosa che i membri delle chiese meno esigenti sembrano riluttanti a fare.” [R. Stark – Il trionfo del Cristianesimo] C’è altro da aggiungere? No.

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