mercoledì 30 gennaio 2013

Che colore hanno i morti? Nero? Rosso? Bianco e blu? Rosa? Nessuno? I morti sono morti, sia che a renderli tali sia stato un regime fascista, che uno comunista, che un medico in camice o una pillola nella solitudine di un bagno. Eppure, a pochi giorni dalla Giornata della Memoria, questa distinzione appare sempre più evidente e agghiacciante. Delle stragi naziste si ricordano solo gli ebrei, come se questo presunto monopolio gli rendesse dei diritti che altrimenti non avrebbero. Certamente i media non ricordano mai che nei lager nazisti finirono anche i cristiani, specie se cattolici, proprio perché cattolici. I media non possono dirlo, crollerebbe il ridicolo mito di Pio XII, il “Papa di Hitler”. Se nella Giornata della Memoria si ricordano solo una parte, seppur la più numerosa, delle vittime, non c’è una giornata della memoria per le vittime del regime comunista. Si può “capire” questa mancanza. Denunciarlo significherebbe compromettere tanti bei rapporti commerciali tra i Paesi occidentali e quelli dove il comunismo è ancora vigente (con tutti i suoi gloriosi e meravigliosi “diritti” umani). Denunciarlo significherebbe mettere in difficoltà buona parte dei politici occidentali che pensano che l’essere antifascisti, antinazisti, significhi essere comunisti, quindi sani, belli, liberi. Denunciarlo significherebbe avere coraggio, contro la mentalità egemone, ma questo coraggio non l’hanno avuto nemmeno i vescovi cattolici durante il Concilio Vaticano II, perché chiederlo ai media e ai politici nostrani? Eppure, oltre alla mancanza di una giornata della memoria per le vittime comuniste (che andrebbe aggiornata di anno in anno in angosciante aumento), manca anche una giornata delle memoria per le vittime di un crimine che ha una portata maggiore di vittime più di quelle che nazismo e comunismo hanno messo insieme: l’aborto. Quello che Antonio Socci definì un genocidio censurato. L’aborto non è considerato un crimine, anzi è un diritto. Così come i nazisti considerarono un diritto uccidere i non ariani, così come per i comunisti uccidere gli oppositori, così come per comunisti e nazisti insieme uccidere le persone malate. Ci scandalizzano tanto i crimini nazisti e se li sapessimo anche quelli comunisti, ma la nostra società non è da meno. A livello numerico, siamo molto più assassini di loro. Solo che invece del bianco e nero delle immagini di guerra, ci illudiamo di essere migliori perché viviamo nell’arcobaleno dei colori delle immagini che non ci mostrano realmente cosa sia un aborto, cioè la soppressione di un essere umano. Qui non si tratta di negare, ridurre o modificare il crimine, l’orrore e la bestialità che un popolo o una comunità hanno subito. Qui si tratta di non strumentalizzare quel crimine, quell’orrore, quella bestialità, per qualche mero interesse personale. Fingere di essere gli unici martiri, le uniche vittime di un orrore, oltre che falso è ridicolo. E il ridicolo sui morti diventa assurdo, brutale, immorale. Tutto questo porta a quello che stiamo vivendo: nascondere tutta una serie di morti, desolazione e devastazione. Perché l’aborto porta morte nei nascituri, così come porta devastazione e desolazione in chi l’aborto lo pratica. Nessuno lo dice, sarebbe impopolare, ma è la realtà. La realtà di un crimine, come quello nazista e comunista, che passa sotto il silenzio dei contemporanei (salvo il solitario grido del Sommo Pontefice, chiunque esso sia), che in un futuro temo troppo lontano, griderà vendetta.

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