martedì 6 novembre 2012

Parricidio nella Chiesa. È un fatto conclamato, evidente, sofferto da alcuni, esaltato da altri. Nella Chiesa cattolica è stato ucciso il padre. Tutto ciò che ad esso si rifà, tutto ciò che è sempre stato, è stato brutalmente ucciso. È stata uccisa la morale cattolica, la liturgia cattolica, la dottrina cattolica, le forme cattoliche, il sentire cattolico, eccetera. Tutto ciò che di cattolico era nella Chiesa è stato ucciso. In una religione e in un’Istituzione in cui il Padre va scritto con la maiuscola parlare di parricidio non fa sorridere, ma terrore. Eppure siamo orfani. Le nuove generazioni spesso non l’hanno nemmeno conosciuto. Sentono la sua mancanza (è inscritta nell’uomo la domanda da dove e da chi vengo?), si guardano in giro e trovano solo caricature. Quando hanno la forza e il coraggio di affrontare il fetore delle caricature, queste costruzioni di cartapesta vengono via e lasciano l’atroce e desolante panorama del vuoto. Le nuove generazioni sono prive di una qualsiasi visione cattolica. Seppur anelassero ad essa non saprebbero dove trovarla. In una Chiesa priva di padre non c’è nessuno che educhi più a questo. Al massimo si fornisce un moralismo, delle regole per giocare al gioco della vita. Ma non è questo quello di cui abbiamo bisogno. Proviamo a chiedere a chi ha vissuto in una prospettiva cattolica, ha respirato l’aria cattolica. I nostri padri putativi, gli assassini, i parricidi, li troviamo storditi dalle mode del momento, seguendo le quali hanno ucciso il padre per eccellenza. Li vediamo, ancora, invaghiti di una o più eresie, convinti che lì stia la salvezza, la bellezza, la gloria. In una religione e in un’Istituzione in cui il Padre va scritto con la maiuscola, bisogna rassicurarsi. Egli non muore. Non può. È eterno. Seppur tradito e allontanato, bandito e umiliato, non è finito. Non può finire. E a Lui bisogna tornare. Bisogna tornare alla stessa morale e alla stessa dottrina. E qui è facile. Perché i cambiamenti non sono possibili. Dove si sono inseriti vanno recisi. Divelti. E duramente vanno rimossi i sostenitori di tali innovazioni. Dove si sono inserite le novità vi è stata un’illusione, un incantesimo. Il corpo non li ha tollerati e li ha rigettati. I “saggi” pastori hanno continuato a mistificare e il corpo in molti punti è morto. Puzza di putrificazione. Solo l’ideologia non sente la puzza e non soffre la nausea. Bisogna poi ritornare a determinate forme e a determinate liturgie (a questo punto l’irritazione di molti sarà alle stelle). Non tutte le forme sono buone. Se metto il telaio di una Ferrari su una Panda sono ridicolo. Se metto il telaio di una Panda su una Ferrari sono un deficiente. Perché l’aereodinamica ne risente. E perché quando ho comprato la Ferrari mi hanno dato anche il suo telaio, quello pensato ad hoc per essa. Toglierlo e sostituirlo con un altro ha un costo. Che in questo caso si chiama spreco. Ecco quello che è successo con la nuova liturgia e con tante forme ecclesiali. Su questo telaio, poi, sono state arbitrariamente impiantate vaccate. L’obiezione, specie in ambito liturgico, sarà: “Il Papa ci ha approvati”, “quella Congregazione ci permette questo, quello e quell’altro”, “quel comma di quel testo di quella conferenza episcopale di quello sconosciuto paese/regione/nazione/quartiere/palazzo prevede che possiamo farlo”. A volte determinate affermazioni sono false. A volte sono vere. In questi casi si ha davanti dei novelli farisei che si attaccano al cavillo, coprendolo con la corta coperta dello spirito. Non c’è altra strada che tornare alla fede dei padri. E finirla di inventarla o innovarla, per uccidere i figli. Attuali e prossimi.

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