“Fallo per amore!”. “Quel che conta è l’amore!”. “Ama!”. “Dio ti ama”. “Se non c’è l’amore non c’è niente”. Queste, insieme a molte altre, sono affermazioni apparentemente vere (o perlomeno non false) che spesso leggiamo, ascoltiamo e, probabilmente, pronunciamo. La parola ‘amore’ è così abusata che è stata svuotata del suo significato ed è diventato un contenitore entro cui versarci tutto, anche le nostre miserie e le nostre moderne pazzie, così da sembrare buone e legittime. Tanto per capirci chi abortisce e sostiene l’aborto garantisce che quella è una “scelta d’amore”. Chi vorrebbe legalizzare l’eutanasia lo fa come “atto d’amore”. Chi consuma rapporti prematrimoniali, lo fa “per amore”. Chi equipara le coppie omosessuali a quelle eterosessuali, lo fa perché entrambe sono “forme d’amore”. E così via. È evidente come la stessa parola, ‘amore’, venga strumentalizzata ai propri fini. Così facendo si genera solo confusione. La confusione aiuta solo i malvagi, non i buoni. Nella confusione ci siamo caduti in molti, tanto che spesso ricorriamo all’utilizzo della parola ‘amore’ per giustificare tante scelte, tante convinzioni, o per riempire il vuoto di quando non si ha nulla di interessante da dire (come capita, purtroppo sovente, anche dai pulpiti delle chiese). A tal proposito Fabrice Hadjadj scrive: “Fin qui - taluni ne saranno stati forse contrariati -, ho parlato poco d'amore. Il fatto è che l'amore spesso funge da jolly. Negli ambienti cattolici come nel movimento Act Up, viene utilizzato come un argomento che non ammette repliche, un vero permesso di non pensare. Avete "problemi di coppia"? Dovete imparare nuovamente ad amarvi. Si tratta di autorizzare il "matrimonio omosessuale"? Evidentemente perché si amano. I vostri water resistono al Destop? Moscate loro più amore. Che fare contro questo abracadabra? Non c'è più niente da dire. Tutto è risolto in anticipo.
Soprattutto non si può protestare senza mettersi in una posizione scomoda. Attaccate l'amore e passate per un senza cuore, per di più incolto. L'amore, infatti, è davvero la risposta. Ma il termine è talmente ambiguo e usurato che a pronunciarlo suona più vago che un'alzata di spalle. Si ama Dio, così come si ama Dalida. Si ama la propria moglie, ma si amano ancora di più le vongole veraci (taluni addirittura le «adorano»). E non è esattamente la stessa cosa. Detto in altre parole, l'amore va bene, è perfino un bene supremo, ma siccome esso si caratterizza in base al proprio oggetto, conviene ogni volta definirlo in relazione all'essere cui è rivolto. Altrimenti, è un amore senza l'essere. Una parola tappabuchi. Una scusa universale.” [F. Hadjadj – Mistica della carne] Come nota Hadjadj non basta dire ‘amore’, bisogna definirlo, spiegarlo. Gesù, Nicky Vendola il Dalai Lama, Fabio Volo e gli psicologi parlano d’amore. Solo che il concetto che si ha d’amore è profondamente diverso da quello che è l’amore cristiano. Per cui noi cristiani dovremmo stare maggiormente attenti all’uso di questo termine. Proprio perché è abusato, bisogna prevedere che può essere strumentalizzato e distorto. Per evitare, come accade, che sotto lo slogan “quel che conta è l’amore” si cerchi di conciliare l’essere cristiani con politiche contrarie al Cristianesimo o si cerchi di equiparare tutte le religioni (a discapito, così, dell’unica vera), o di surrogare la morale cristiana a pratiche e morali che di cristiano non hanno nulla, nemmeno l’apparenza.
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