giovedì 21 giugno 2012

Leggo in Fatima e la Passione della Chiesa di Cristina Siccardi: 

"Il 5 ottobre del 1910 un colpo di Stato aveva deposto re Manue­le II di Braganza (1889-1932) e venne instaurata la Repubblica. La rivoluzione colpì in primo luogo la Chiesa cattolica: vennero sac­cheggiate le chiese, attaccati i conventi e perseguitati sacerdoti, reli­giosi, religiose. Fu così che il nuovo e massonico governo, invece di porre attenzione alla crisi economica, si impegnò ad applicare una ferma politica anticlericale. Il 10 ottobre decretò che tutte le congre­gazioni religiose, tutti i conventi, tutti i monasteri fossero soppressi: i religiosi vennero espulsi dal Portogallo e i loro beni confiscati; i Gesuiti furono costretti a rinunciare alla cittadinanza portoghese. Se­guì, in rapida successione, una serie di leggi anticattoliche, leggi og­gi diffuse, a macchia d’olio, in tutto l’orbe, fra di esse la legalizza­zione (3 novembre 1910) del divorzio. In seguito furono approvate leggi che legittimavano i figli nati fuori dal matrimonio; era autoriz­zata la cremazione e i cimiteri furono secolarizzati; era altresì sop­presso, nelle scuole, l’insegnamento religioso. Fu proibita la talare. Al suono delle campane e ai periodi di adorazione vennero poste alcune restrizioni e le feste di devozione popolare furono abolite. Il governo interferì anche nei seminari, riservandosi il diritto di nomi­nare i professori e di determinare i programmi. L’opera di scristia­nizzazione della nazione ebbe il suo compimento nella legge di se­parazione fra Chiesa e Stato, approvata il 20 aprile 1911. "

Colpisce notare come molte di questi provvedimenti presi in evidente opposizione alla Chiesa cattolica, siano poi diventate delle prassi e delle tesi di pensiero proprie di molti eminenti sacerdoti, vescovi e cattolici che credono ancora di essere tali. A oggi non stupisce (quasi) più nessun cattolico moderno (“probabilmente” modernista) che sia possibile divorziare, esso è anzi ritenuto legittimo da alcuni sacerdoti e vescovi. La cremazione è diventata prassi accettata dalla Chiesa cattolica. L’insegnamento della religione sempre più spesso appare come opera di violenza nei confronti dei bambini. Un secolo fa la talare veniva proibita dagli anticattolici; oggi viene proibita ed evitata dai cattolici stessi. Le feste popolari sono reputate da sacerdoti e teologi esperti, con aria di disprezzo, come forme di paganesimo e di superstizione. Un bel panorama insomma. L’apostasia preannunciata dalla Madonna a Fatima è sotto gli occhi di tutti, è evidente come il cattolicesimo infastidisca più i cattolici che i non credenti. I cattolici, specie se consacrati, fanno di tutto per erodere l’essenza del cristianesimo. Magari mantenendo le forme (fin dove è possibile), riducendole o eliminandole del tutto. A tal proposito impressiona leggere le parole di Eugenio Pacelli, ancora Segretario di Stato:

“Sono preoccupato per il messaggio della Beata Vergine a Lucia di Fatima. Questo insistere di Maria riguardo ai pericoli che minacciano la Chiesa è un avvertimento divino contro l’atto suicida di alterare la Fede nella Sua Liturgia, la Sua Teologia e la Sua anima. […] Sento tutto intorno a me questi innovatori che desiderano smantellare la Sacra Cappella, distruggere la fiamma universale della Chiesa, rigettare i suoi ornamenti e farla sentire in colpa per il suo passato storico.” 

Le preoccupazioni del card. Pacelli si sono tragicamente realizzare. Viviamo oggi in una Chiesa dove certe affermazioni non vengono più fatte, ma nemmeno verrebbero in mente a nessuno, visto e considerato che da Dio, credono e insegnano, non vengono avvertimenti e punizioni. Dio, novello Babbo Natale, ricolmerebbe solo di doni l’umanità: dolci, amore zuccheroso, caramelle e niente carbone; la befana non esiste. L’atto suicida è stato compiuto. La Messa è stata tradita, uccisa e sfregiata. La Fede (con la maiuscola, perché è una virtù non un sentimento) nella Liturgia non c’è più. Ridotta la Liturgia a spettacolo, animazione, sensazionalismo ed esaltazione dell’uomo, a discapito di Dio, anche la Fede di conseguenza è venuta meno. La Teologia è diventata un’opinione. Teologo è il primo che verga due righe in cui si parla di Dio. La Teologia è diventata un turpiloquio in nome di Dio. La storia della Chiesa è divenuta un fondo al quale attingere ciecamente per chiedere perdono di colpe, spesso, nemmeno commesse. Quanti innovatori ancora oggi? Quanto sentiamo parlare di “nuova evangelizzazione”, “nuova Pentecoste”, “nuova Chiesa”, “nuova liturgia”, ecc. Tutto nuovo. Il problema è che il vero e santo sta nell’immutabile, non nel divenire. Prosegue, lasciando sgomenti, Eugenio Pacelli, come sempre riporta Cristina Siccardi: 

“Verrà un giorno in cui il mondo civilizzato negherà il proprio Dio, quando la Chiesa dubiterà come dubitò Pietro. Sarà allora tentata di credere che l’uomo è diventato Dio. Nelle nostre chiese, i cristiani cercheranno invano la lampada rossa dove Dio li aspetta. Come Maria Maddalena, in lacrime dinnanzi alla tomba vuota, si chiederanno: “Dove lo hanno portato?””

I cristiani non trovano più Dio nelle loro chiese. Non c’è, è relegato in un angolo, in un altro posto, in un loculo apparentemente dorato, con una pianta davanti. Ciò che trovano è il vuoto, il niente, l’uomo idolatrato: la sede del presbitero (non chiamatelo prete, potrebbe avere una crisi d’identità). Ogni volta che entriamo in una chiesa viviamo il dramma della Maddalena. Le lacrime sgorgano, se non dagli occhi dal cuore, nel vedere la miseria in cui i custodi della Fede, i nostri peccati e la nostra indifferenza, hanno ridotto la Santa Chiesa cattolica. Lo sgomento lascia il posto al terrore, al dubbio, all’incomprensione, alla paura, allo smarrimento, di fronte alle logiche conclusioni che tutti questi discorsi portano a trarre. Le riassume il bollettino sìsìnono del 30 settembre 2007: 

“Gli avvenimenti della vita di nostro Signore Gesù Cristo sono anche una profezia di ciò che sarebbe accaduto nel corso dei secoli al suo Corpo mistico, che è la Chiesa. Essa sta ora rivivendo i momenti del Getsemani e della Passione, in attesa della Risurrezione. E come allora la debolezza di Pietro lo spinse a dire a chi lo perseguitava: «Non conosco quell’Uomo», anche oggi il suo Successore, mosso dal desiderio di un impossibile accordo col mondo nemico di Cristo, si affanna a dire: non conosco il Corpo mistico di quell’Uomo, la Chiesa del passato, separata dal mondo, gerarchica, intollerante, antiliberale ed antiecumenica, è una realtà finita; ormai siamo in sintonia con voi, esponenti delle moderne democrazie massoniche: con il vostro indifferentismo che non vuol più distinguere tra la verità e l’errore, tra la vera Chiesa e le false religioni; con il vostro umanitarismo che con la “solidarietà” uccide la carità soprannaturale; con i vostri “diritti dell’uomo”, flagrante negazione dei diritti di Dio sugli uomini e sulle società. Ma, come allora, anche oggi la medesima voce del Signore Gesù si leva per dirgli: «Simone, Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli» (Lc. 22, 31-32).” 

In un mondo che cambia, la Fede dovrebbe rimanere sempre la stessa. Se è la Fede a cambiare, a rimanere sempre lo stesso è il mondo. Cioè dannato.

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