mercoledì 13 giugno 2012

Fa una certa impressione leggere le parole che Papa Pio XII scriveva nella sua Enciclica Mediator Dei, del 20 novembre 1947, sulla sacra liturgia. Fa profonda impressione perché siamo ancora totalmente dentro i problemi sollevati dal Pontefice e, forse, siamo anche sprofondati. “Allo stesso modo si devono giudicare gli sforzi di alcuni per ripristinare certi antichi riti e Cerimonie. La Liturgia dell'epoca antica è senza dubbio degna di venerazione, ma un antico uso non è, a motivo soltanto della sua antichità, il migliore sia in se stesso sia in relazione ai tempi posteriori ed alle nuove condizioni verificatesi. Anche i riti liturgici più recenti sono rispettabili, poiché sono sorti per influsso dello Spirito Santo che è con la Chiesa fino alla consumazione dei secoli, e sono mezzi dei quali l'inclita Sposa di Gesù Cristo si serve per stimolare e procurare la santità degli uomini.” Sante parole. Quante volte i novelli liturgisti, i novelli fondatori di movimenti, i novelli sacerdoti, laici e (presunti) esperti di liturgia, si sono arrogati il diritto di modificare la liturgia, basandosi solo sull’antichità del rito? Per cui, tutto ciò che è dell’antichità, del primo secolo del Cristianesimo, è da prendere per buono; tutto ciò che viene dopo, dopo Costantino, dopo Trento, è da rigettare come deformazione del rito originale. Questa eresia miete vittime non solo in ambito liturgico, ma anche in ambito dottrinale, pastorale ed ecclesiale. Chi non crede nella Chiesa (cioè molti dei protestanti di oggi travestiti da cattolici), non crede nello sviluppo organico di Essa. Non crede nell’assistenza dello Spirito Santo e tutto si riduce a un triste archeologismo. Continua Pio XII “È certamente cosa saggia e lodevolissima risalire con la mente e con l'anima alle fonti della sacra Liturgia, perché il suo studio, riportandosi alle origini, aiuta non poco a comprendere il significato delle feste e a indagare con maggiore profondità e accuratezza il senso delle cerimonie; ma non è certamente cosa altrettanto saggia e lodevole ridurre tutto e in ogni modo all'antico. Così, per fare un esempio, è fuori strada chi vuole restituire all'altare l'antica forma di mensa; chi vuole eliminare dai paramenti liturgici il colore nero; chi vuole escludere dai templi le immagini e le statue sacre; chi vuole cancellare nella raffigurazione del Redentore crocifisso i dolori acerrimi da Lui sofferti; chi ripudia e riprova il canto polifonico anche quando è conforme alle norme emanate dalla Santa Sede.” Non viviamo oggi questi drammi e crimini liturgici? Non assistiamo a Messe con mense al posto degli altari, con l’annessa teologia che ne consegue, per cui la Messa è una cena, un banchetto, e non un sacrificio? Non è scomparso dai paramenti liturgici il colore nero, tanto che le nuove generazioni nemmeno sanno che un tempo, non lontano, è esistito? Non costruiamo chiese prive di ogni riferimento sacro e trascendente, prive di ogni sorta d’immagine o statue sacre? Non cancelliamo, dalle immagini e dalla predicazione, le sofferenze patite da Cristo, perché in contrasto con il dio (la minuscola è d’obbligo) zuccheroso fatto a nostra immagine e somiglianza? Altro discorso per il canto liturgico: approviamo quello polifonico, ma solo se non è conforme alle norme liturgiche. Il panorama è cupo, molto cupo. Nel recente passato è stato anche peggiore, certo. Lascia perplessi notare come determinate riforme liturgiche siano state approvate dalla Sede Apostolica. Per le altre, ben più gravi, si tratta di abusi e distorsioni non conformi alla volontà della Chiesa. Se si riflette un minimo su determinate questioni, si comprende allora la crisi della Chiesa. Che è una crisi più grave e profonda di quella della Segreteria di Stato, dei corvi, della diffusione e pubblicazione dei documenti privati. È la crisi della fede. Il Papa ha indetto un Anno della fede, per raddrizzare le cose. Non tutto, certamente, può essere compiuto in dodici mesi. Decenni di sbandamento non passano in un soffio. A maggior ragione se la volontà del Papa, anche in ambito liturgico, come le vicende sui documenti privati pubblicati in questi giorni confermano, viene disattesa e tradita. C’è da temere anche che il prossimo Anno della fede, oltre ad un’occasione persa, si ritorca contro le intenzioni del Papa. Egli vuole far intendere cosa sia la fede della Chiesa; non mancheranno pastori che faranno coincidere la loro idea di fede con quella cattolica. Ci hanno già provato, ottenendo devastanti risultati.

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