martedì 8 maggio 2012

Studiando storia medievale si “scoprono” analogie con la nostra epoca che colpiscono e fanno molto riflettere. Allo stesso tempo si scopre che la storia così come spesso siamo stati costretti a studiare, non corrisponde sempre al vero. Tutto questo, aldilà della mistificazione, fa pensare se riflettiamo sul fatto che spesso e volentieri, su un’interpretazione erronea della storia, si sono prese decisioni per il presente. Dal manuale di François Menant, “L’Italia dei comuni” (Viella), parlando dello sviluppo della spiritualità laica nell’epoca comunale, scrive: “Il semplice fatto di poter leggere direttamente i testi sacri risulta decisivo: specialmente per lo sviluppo delle eresie”. Molte le note a margine che mi vengono da fare solo leggendo questa semplice frase. Primo: i testi sacri, i laici li leggevano anche nel XIII secolo? Ma non ci hanno raccontato che la Chiesa bigotta e oscurantista non permetteva di leggerli in modo da soggiogare e controllare i poveri illuminati fedeli? Ancora: che la possibilità per i laici di leggere i testi sacri e l’aumento delle eresie sia una proporzione diretta, ne vogliamo prendere atto? Oggi come allora per ogni testa leggente (ma non troppo pensante) si ha una propria interpretazione della Scrittura. Ognuno che si erge a esegeta e interprete della Parola di Dio. Ognuno che, quasi automaticamente, si pone ipso facto contro il Magistero della Chiesa cattolica. Molto spesso però, si pretende di continuare a professarsi cattolici e a ricevere i Sacramenti. Assurdo. Infine: ma non ci hanno raccontato che i laici fino a cinquant’anni fa erano ai margini della vita ecclesiale, che erano relegati al ruolo di spettatori della liturgia, che di essa non capivano niente (già, il latino…), che erano secondari, ecc, ecc, e che solo negli ultimi dieci lustri sono stati riabilitati? Ma le confraternite, le istituzioni assistenziali, nate nel Medioevo nell’Italia cattolica (non a caso) che cosa sono? Non sarà che in questi ultimi tempi abbiamo preso qualche granchio di troppo con questa bufala del ruolo dei laici e, soprattutto, con questa discutibile interpretazione della “partecipazione attiva” dei laici nella liturgia? Quanti criminali (sì, criminali, perpetrano crimini contro la fede!), senza nessuna autorità, apportano modifiche (lievi o meno lievi) alla liturgia? In questo caso quello che più spaventa è che poi la Santa Sede approva e legittima tali mutamenti. Ancora F. Menant scrive: “Più in generale è possibile scorgere un po’ dappertutto i segni della diffusione di sensibilità religiose eterodosse, ispirate all’ideale della «vita apostolica», e che pongono il problema della ricchezza della Chiesa e del ruolo politico del papa”. Sembrerebbe di leggere una cronaca dei nostri giorni, dei tanti profeti, dei tanti carismatici leader di movimenti laicali che richiamano alla presunta “chiesa delle origini”, dimenticando volutamente che esiste una Tradizione da rispettare, custodire e alimentare, non da recidere perché da Costantino in poi tutto è sbagliato. I traditori sono loro, non chi a quella Tradizione si rifà. È paradossale anche qui costatare come chi fa riferimento alla Tradizione cattolica viene etichettato come retrogrado perché vorrebbe (anche solo in ambito liturgico) tornare a cinquant’anni fa; ma allo stesso tempo questi denigratori della Tradizione, sono gli stessi che vorrebbero fare un passo indietro non di cinquant’anni: ma di duemila! Non tanto per ritornare a Cristo (come se in questi duemila anni chissà dove fosse stato), ma per tornare a prima di Cristo, perché di Lui non si ha più bisogno, perché in Lui non si crede più. Se questa è la fede…

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