venerdì 18 maggio 2012

“Forse Dio è più vicino al nostro tempo glaciale che al barocco con lo sfarzo delle sue chiese, al medioevo con la dovizia dei suoi simboli, al cristianesimo dei primordi con il suo giovanile coraggio di fronte alla morte; solo noi non lo percepiamo. Però Egli attende che noi non diciamo: «non ne sentiamo la vicinanza, dunque non esiste Dio», bensì che non Gli restiamo fedeli attraverso il tempo della lontananza. Da questo potrebbe sorgere una fede, non meno valida, anzi forse più pura, in ogni caso più intensa di quanto sia mai stata nei tempi della ricchezza interiore.” 

Queste parole Romano Guardini le pone a termine del suo Accettare se stessi. La prima edizione è del 1987. Altri tempi, forse non meno peggiori e gravi di quelli che stiamo vivendo oggi. La non vicinanza di Dio è lamentata da molti. Credenti e non credenti. I secondi, forse, con qualche “motivazione” in più; i primi, con qualche preoccupazione in più. Fatto sta che tutti, o quasi, lamentiamo l’assenza di Dio. Forse come gli apostoli, vorremmo un Dio diverso che risponda ai nostri bisogni, alle nostre voglie, ai nostri capricci. Un Dio che ci spiani la strada della gloria, del successo, eliminando ogni sorta di avversità e pericolo. Non è questo il Dio di Gesù Cristo. Avere fede è anche saper resistere in questi periodi di (apparente) totale abbandono.

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