lunedì 28 maggio 2012

“Cattolici senza Chiesa”. Così titolava l’articolo di Paolo Rodari sul Foglio di sabato 19 maggio scorso. In quell’articolo Paolo Rodari riportava il malcontento che serpeggia tra i cattolici nordamericani. Essi affermano senza mezzi termini: “Siamo cattolici, ma non ci riconosciamo più nell’istituzione, nella chiesa in quanto tale. Per questo non pratichiamo più.” La prima cosa che salta all’occhio è la palese contraddizione in termini e in sostanza. Essere cattolici non prescinde dall’appartenere alla Chiesa cattolica e ad Essa conformarsi. Non si è cattolici senza Chiesa cattolica. Anche perché, qualcuno dovrebbe farlo notare, la grazia di essere cattolici, con il Battesimo, ce l’amministra proprio quella Chiesa che tanto disprezziamo e dalla quale tanto crediamo di fare a meno. Quel sacerdote (o diacono) che ci versa l’acqua sul capo “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” ha ricevuto questo potere nient’altro che dalla Chiesa cattolica. Senza Chiesa non c’è sacerdozio, senza sacerdozio non ci sono i sacramenti, senza i sacramenti non c’è l’essere cattolici e quindi non c’è la salvezza. I motivi che spingono i “cattolici” americani a prendere queste posizioni? Tanti. Tra cui, come riassume Rodari, “I cattolici in fuga non sanno più riconoscersi nei dettami della chiesa sui temi più importanti: ciò che, insomma, la chiesa sostiene rispetto alla morale sessuale, alla vita coniugale, alle coppie di fatto, agli omosessuali e al matrimonio omosessuale, al divorzio e ai divorziati risposati, fino al celibato ecclesiastico e all’ordinazione sacerdotale femminile.” Si potrebbe parlare per ore e scrivere pagine intere di sana apologetica cattolica contro questi argomenti, basta solo ricordare che la Chiesa cattolica non insegna una dottrina sua, inventata da uomini, bensì è custode di una Verità rivelatagli e alla quale deve anch’essa conformarsi. Queste cose, non facendo parte della categoria esperenziale dell’”amore di Dio”, sono omesse da ogni sorta di predicazione. Poi gli effetti sono quelli che sono: cioè che i “cattolici” moderni non aspirano a santificarsi, combattendo i propri vizi, ma per dirla con Nicolas Gomez Davila, “Il cristiano moderno non chiede che Dio lo perdoni ma che Dio ammetta che il peccato non esiste” [Tra poche parole] Quindi si pretende che la Chiesa, contraddicendo se stessa, insegua le mode del momento e le certifichi. Tra le altre curiose ragioni che i “cattolici” nordamericani danno a sostegno della loro apostasia (perché di questo stiamo parlando) c’è che dicono: “Se faccio una domanda a un sacerdote ottengo in risposta una regola da seguire. Mai nessuno che mi dica: ‘Sediamoci e parliamo’”. In nord America esistono sacerdoti del genere? Che danno risposte certe e non stanno a sciorinare idee proprie, consultare il filosofo o il teologo in voga del momento, farsi spiegare la fede da chi questa fede non ce l’ha? Credevo che questo tipo di sacerdoti fosse una razza in via di estinzione. Invece dalle critiche dei cattolici nordamericani, mi rincuoro notevolmente. Così come mi rassicura leggere quando sostengono che: “I tempi cambiano, la chiesa dovrebbe adeguarsi. E invece non lo fa. Dall’alto, dai giardini dorati d’oltre Tevere, impone i propri dettami” .Troppo spesso ho lamentato il fatto (e non a torto) che la Chiesa si stesse adattando alle mode moderne; devo ricredermi: non lo fa. Questa mancanza è però una virtù, non una viltà. La Chiesa c’è e non si prostituisce. Monsignor David O’Connell, arcivescovo di Tronton in New Jersey (che ha commissionato il sondaggio del quale Rodari riporta i risultati che stiamo commentando) afferma: “Le aziende quando perdono clienti studiano strategie per cambiare il trend negativo e non c’è scritto da nessuna parte che anche noi dobbiamo arrivare fino a questo punto.” Parole santissime! Ed è questa la mia speranza profonda: che nonostante i tanti cattolici (anche europei) senza Chiesa, la Chiesa rimanga tale, anche senza cattolici. Gesù Cristo lo disse: «Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» [Lc 18,8]

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