mercoledì 29 febbraio 2012


Progresso nella continuità
Giovanni Cavalcoli



Spesso si è sentita e lamentata la mancanza di qualcuno che dimostrasse e non solo negasse o certificasse aprioristicamente, la continuità dei documenti del Concilio Vaticano II con la bimillenaria Tradizione della Chiesa cattolica. Che il Concilio Vaticano II sia stato una rottura è opinione ormai data per assodata, ma difficilmente dimostrata. I tradizionalisti vedono questa rottura come un male, i progressisti come un bene. La rottura, erò, non dovrebbe esserci, pena la concezione che la Chiesa in quello che insegna può sbagliare. E per chi si rende conto della serietà e della gravità di tale afermazione, verrebbe un giramento di testa impensabile dal quale converrebbe non riprendersi. Così in giro ci sono numerose pubblicazioni, molte anche lodevoli e valide, che con ragionamenti finissimi e spesso non alla portata dei semplici fedeli, spiegano che non tutti i documenti di un Concilio godono dell’infallibilità. Vero. Rimane però la perplessità davanti all’ultima Assise conciliare. Padre Cavalcoli va oltre e prova a dimostrare (ai lettori la conferma o la smentita), con linguaggio semplice e comprensibile, la continuità dell’insegnamento tradizionale della Chiesa con quello uscito dal Concilio Vaticano II. E lo fa affrontando quei temi che, alternandosi tra loro, vengono presi, da una parte e dall’altre, per dimostrare la tesi della rottura del Vaticano II. Come se da esso fosse nata una nuova Chiesa. I temi affrontati sono: la liturgia, la Rivelazione, la fede implicita, il rapporto tra Tradizione e Scrittura, la Chiesa, la collegialità episcopale, la libertà religiosa, il dialoro interreligioso, l’ecumenismo. Non mancano, non potrebbe essere altrimenti in un teso serio e ben fatto, le critiche e i riconoscimenti delle insufficienze che i testi conciliari hanno. Insufficienze nella forma e non nella sostanza. Sebbene la sostanza non sia stata intaccata, questa la tesi di padre Cavalcoli, la forma ha però indubbiamente impedito una sana e funzionale fruizione dei testi del Concilio. Andando così contro la volontà stessa dei padri conciliari.

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