Due persone. Un ragazzo e una ragazza. In un giardino antistante a una splendida villetta di periferia. Una strada silenziosa, tranquilla, in cui si odono gli echi di sorrisi di bambini e il frusciare delle ruote di una bicicletta sull’asfalto. La casa è di quelle da film: su due livelli con i fiori alle finestre, con il comignolo del camino a indicare il cielo terso di quell’inizio di primavera. Le due persone, il ragazzo e la ragazza, sono lì da qualche tempo. Hanno girato tutt’intorno alla casa, ci si sono addirittura arrampicati sopra per la gioia di scoprirla, vederla, scorgere i suoi dettagli più inaspettati. Ci si sono anche allontanati per vederla meglio e apprezzarne ancora di più i contorni. Sono in quel giardino da un po’ di tempo, ma al massimo sono giunti sulla soglia dell’ingresso. Dall’interno ogni tanto si odono grida. Ogni casa ha delle grida, dei rumori sinistri che incutono timore. Alcune case hanno i rumori nelle camere più interne o nel sotterraneo, così che da fuori non si ode nulla. In altre case le grida e i rumori sinistri sono coperti da altri rumori più familiari. In altre ancora c’è una musica alta, tipica da festa, a nascondere quelle grida e quei rumori sinistri. Si può decidere di entrare o non entrare. Legittimo scegliere di non passare quella soglia. Ma in questa eventualità, bisogna anche uscire dal giardino. Per non confondere i passanti, per non confondere se stessi, per non illudere chi sta accanto.
Così è l’amore. È entrare in una casa e parlare con le grida e convivere con i rumori. Magari provando, nel possibile, a ripararli.
Così è l’amore. È entrare in una casa e parlare con le grida e convivere con i rumori. Magari provando, nel possibile, a ripararli.
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