La perdita dell’autorità all’interno della Chiesa, per cui non si condanna più, non s’interviene decisamente su nulla, non si prendono provvedimenti, non ha prodotto solo disastri pastorali (per cui ognuno fa ciò che vuole), liturgici (ognuno celebra secondo il proprio gusto), dottrinali (ognuno crede in ciò che vuole), gestionali, ma anche, e forse soprattutto, morali. Infatti, senza l’autorità non c’è obbedienza e senza obbedienza non c’è santificazione. Ognuno si erge a Dio di se stesso e degli altri, in un vorticoso relativismo che distrugge ogni tipo di vincolo e ogni tipo di sanità mentale. Per cui, se qualcuno volesse santificarsi (per chi ancora crede nella santità), magari seguendo uno dei più grandi santi del secolo scorso, san Pio da Pietralcina, non può più farlo. Non perché è lui un disgraziato, ma perché non gli è più permesso farlo. Infatti, se nessuno più comanda, nessuno può più obbedire. E l’obbedienza è uno di quei cardini della condotta cristiana. San Pio ne è un eccellente testimone. Leggendo il volume di A. Negrisolo, N. Castello, S. M. Manelli, Padre Pio nella sua interiorità, dove vengono riportate frasi dell’epistolario di Padre Pio, si leggono cose come: “L’obbedienza costituisce tutto per me”, oppure “[bisogna] continuare a obbedire e a credere ad onta dei contrasti interni e senza conforto che vi è nell’obbedienza. Quella di Gesù nell’orto, sulla croce… fu eccellente, e tanto più bella quanto più amara” [Ep III, p.1012]. Quanto oggi questo sarebbe possibile? Credo ben poco, visto e considerato che veniamo educati a fare ciò che vogliamo, a realizzare noi stessi, ad essere quello che vogliamo essere e a, sostanzialmente, fregarcene di tutti gli altri. La storia di Padre Pio, come di tutti i santi, anche in questo è esemplare. Lui voleva andare in giro per il mondo e, per obbedienza, rimase sempre (se non per motivi di salute) nel suo monastero. La persecuzione che egli subì da parte dell’autorità ecclesiastica è nota. Ebbene Padre Pio mai si permise di rivendicare le sue ragioni, di accusare qualcuno di quello che gli stava accadendo, di rinnegare l’autorità dei suoi superiori. Anzi egli, rivolgendosi ad uno dei suoi superiori disse: “Padre, fatemi sapere che cosa debbo fare, e io sarò disposto a tutto”. Oggi questo è irrealizzabile. Sia perché, come detto, da parte nostra non c’è la volontà di piegarsi ai comandi, sia perché nella confusione generale, non si sa più chi è legittimato a comandare. I genitori non sono più tali, ma sono amici dei figli. I maestri non sono più maestri, ma sono colleghi degli alunni. I preti non sono più guide spirituali, ma non si sa bene cosa siano. I vescovi non obbediscono a nessuno, sicuramente non al Papa, magari a qualche teologo del momento. E le nuove generazioni crescono in perfetta sintonia con questo stato di cose. Siamo figli di un secolo che ha distrutto ogni sorta di autorità. Politica, morale e religiosa. Nell’infatuazione democratica, ogni vincolo è venuto meno. Si prospettava il sol dell’avvenire e ci ritroviamo nella nebbia del presente. Con ancora meno speranze dei nostri padri. Che il mondo vada per i fatti suoi è abbastanza scontato e non ci si può troppo scandalizzare, anche se il mondo va per i fatti suoi anche perché chi dovrebbe farlo rinsavire, ha deciso di inseguire il mondo, non di farsi seguire. Quello che scandalizza, terrorizza e lascia pensare, invece, è che la Chiesa, Mater e Magistra, abbia smesso di essere maestra. E così ha smesso anche di essere madre. Che madre è chi non educa i propri figli, chi non insegna loro cos’è bene e cos’è male? Che madre è quella che permette tutto al figlio, scende ai suoi livelli, per stabilire una comunicazione che porta solo a una gran perdita di tempo e di chiacchiere, ma non matura il figlio, che l’unica cosa di cui avrebbe bisogno è un bel ‘no’ e, ogni tanto, una bella pedata nel sedere? Eppure il Capo, e Fondatore della Chiesa si è espresso in modo chiaro (e ovviamente autorevole), dicendo: “Se mi amate fate quello che io vi comando” [Gv 14,15]. Il tanto inflazionato termine ‘amore’, per Gesù Cristo, si realizza nell’obbedienza. Chi ama obbedisce, non fa come gli pare. I cristiani, che amano Dio, obbediscono a Lui. E come si realizza quest’obbedienza? Ascoltando e obbedendo ai suoi ministri. Chi obbedisce a loro obbedisce a Lui e chi ignora loro ignora lui. “Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me” [Lc 10,16]. Anche a costo, Padre Pio docet, di subire persecuzioni e incomprensioni.
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