In prossimità dell’imminente solennità di tutti i Santi e della commemorazione di tutti i fedeli defunti, la Chiesa cattolica stabilisce che i fedeli possano lucrare l’indulgenza, secondo la prassi stabilita. La domanda sorge spontanea: cos’è l’indulgenza? Prima di fornire una risposta dobbiamo sgombrare il campo da quel residuo d’indottrinamento scolastico di cui tutti, volenti o nolenti, siamo vittime. Infatti, all’ascolto della parola “indulgenza” subito ci vengono alla mente alcune conclusioni indebite. Che sono, non necessariamente tutte e non nell’ordine: “menzogna”, “furto”, “papolatria”, “ignoranza medievale”, “potere temporale della Chiesa”, “Lutero aveva ragione”, “la Chiesa ora ha cambiato e migliorato le cose”, “Basilica di san Pietro”, “impostura dei preti”, “oscurantismo”, “bigottismo”, eccetera. Molto, per forza di cose, ho dovuto censurare e edulcorare. Ma in sostanza, questo, è quello che si pensa. Aldilà di alcune evidenti idiozie storiche, altre, seppur non storiche, rimangono vere e proprie idiozie. Non è questo lo spazio per parlare di Lutero e del disastro che egli procurò (e che iniziò permettendo ai suoi successori di perpetrare), ma vorrei porre l’attenzione su che cos’è la pratica delle indulgenze. Inevitabilmente quando si parla di ciò, sorgono alla mente certi dogmi scolastici. Sostanzialmente basta, per ora, ricordare che la Chiesa cattolica non ha cambiato nulla in merito (e non potrebbe in materia di dottrina) e che continua, imperterrita, ad amministrare questa grazia ai fedeli che ne volessero usufruire. Prima però di capire cos’è l’indulgenza, per semplicità di metodo, di forma e di chiarezza, bisogna fare un passo indietro. Bisogna partire da un altro discorso, apparentemente indipendente, ma profondamente legato a quello dell’indulgenza. Senza il quale non si comprende nulla in merito. Prendiamo il Catechismo di San Pio X, breve chiaro e diretto, che permette una migliore delucidazione. Dobbiamo, quindi, partire con la riflessione ponendo l’attenzione al peccato, alla pena a esso connessa e all’assoluzione derivante dal Sacramento della Penitenza, ad esso connessa. Mi rendo conto che parlare di colpa e di pena in una società (anche ecclesiale) come la nostra, a tinte rosa, buonista e smielata, appare ridicolo, se non assurdo. Oltretutto parlare di 'pena meritata' come fa il Catechismo (lo vedremo fra poco) sembra un assurdo nella mentalità egemone. Don M. Stanzione scrive che "Una legge senza una pena non è una legge, bensì un suggerimento". Il Decalogo, almeno per quello che conosco io, è una Legge, non un insieme di consigli, di buoni propositi che Dio ha rivelato all'uomo. Oltretutto è evidente, e comunque così insegna la Chiesa, che a una colpa corrisponda una pena da scontare. Oltre a non essere scontato (e inspiegabilmente non spiegato da chi di dovere) la pena riguardante i peccati è duplice: eterna e temporale. Se quella eterna si estingue con una buona Confessione, lo stesso non accade per quella temporale. Infatti, Il Catechismo, rispondendo alla domanda: “Rimessi con l'assoluzione i peccati, è anche rimessa ogni pena meritata?”, recita: ”Rimessi con l'assoluzione i peccati, è rimessa la pena eterna meritata col peccato mortale, ma se non si abbia una contrizione perfettissima, rimane ordinariamente da scontare, in questa vita o nell'altra, una pena temporanea.” [Catechismo San Pio X § 381] Prosegue il Catechismo: “Che cos'è la soddisfazione o penitenza sacramentale? La soddisfazione o penitenza sacramentale è l'opera buona imposta dal confessore a castigo e a correzione del peccatore, e a sconto della pena temporanea meritata peccando.” [Catechismo San Pio X § 382] Ci viene in soccorso un esempio fatto dall’allora Patriarca di Venezia Albino Luciani (futuro Papa Giovanni Paolo I), quando disse: “Se io offendo uno e poi voglio riconciliarmi con lui, gli devo dare una soddisfazione. Ciò comporta un mio abbassamento e una qualche mia pena. Succede così tra noi uomini, succede così anche con Dio e noi cattolici temiamo che, rimesso il peccato, Dio non rimetta tutta la pena dovuta, nel caso il pentimento del peccatore sia stato imperfetto" [Albino Luciani, Ritiro predicato alle Superiore religiose del Patriarcato di Venezia, maggio 1973]. A questo punto possiamo passare a spiegare che cosa sia l’indulgenza. Essa è “una remissione di pena temporanea dovuta per i peccati, che la Chiesa concede sotto certe condizioni a chi è in grazia, applicandogli i meriti e le soddisfazioni sovrabbondanti di Gesù Cristo, della Madonna e dei Santi, le quali costituiscono il tesoro della Chiesa." [Catechismo San Pio X § 386] Segue poi la spiegazione sull’indulgenza parziale e plenaria. È fondamentale poi ricordare, che l’indulgenza si può applicare ai vivi o ai defunti, e proprio per questo, è permesso lucrarla nella prossima solennità di Ognissanti e della Commemorazione di tutti i fedeli defu
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