martedì 2 agosto 2011

In questi giorni i giornali che si occupano di questi argomenti stanno riportando, con maggior frequenza del solito, i resoconti di tante proteste, nemmeno troppo velate, di alcuni sacerdoti, o peggio d’intere conferenze episcopali, contro il Papa. Quale? L’ultimo ovviamente. Costui sarebbe colpevole di tutti gli errori (veri o presunti) del governo dei suoi Predecessori. La cosa più allarmante però è che questi attacchi sono palesemente pretestuosi. L’obiettivo è il diabolico tentativo di scardinare la dottrina cristiana, attaccando il Suo più alto Custode: il Papa appunto. Si pretende, chiedendo al Papa di farlo, di porre fine al celibato dei sacerdoti, di aprire al sacerdozio femminile e di concedere la comunione a tutti, specie ai divorziati risposati. Questi, in linea di massima (come riporta Paolo Rodari sul Foglio e sul suo blog, PalazzoApostolico), i temi scottanti, le più urgenti riforme che la Chiesa dovrebbe adottare. Non so, sinceramente, secondo quale criterio. Se l’obiettivo è di conquistare così più fedeli, la scelta è sbagliata in partenza per almeno tre validi motivi. Primo: la Chiesa non sarebbe più se stessa, sarebbe simile a tante altre società o associazioni presenti nel mondo. Secondo: la veridicità di una dottrina non si misura in base al numero dei suoi aderenti. Terzo: la realtà (che gli ideologi troppo spesso trascurano) di quelle confessioni cristiane che permettono al loro clero di sposarsi, che accettano il sacerdozio delle donne, che considerano l’omosessualità non come un disordine, ma un’opzione in più; ebbene, queste confessioni presentano una crisi di fedeli ben più profonda e grave di quella che si vorrebbe risolvere con questi metodi nella Chiesa cattolica. E poi, la questione delle questioni, su cui, temo, troppo spesso si glissa. La dottrina che la Chiesa cattolica annuncia e difende (o almeno dovrebbe) non è qualcosa di studiato e inventato a tavolino dagli apostoli o da qualche vescovo insieme all’imperatore Costantino. La dottrina della Chiesa è dottrina di Dio, che l’ha rivelata agli uomini e che ha voluto (Dio, non qualcun altro) che fosse la Chiesa fondata su Pietro a custodirla. Chi non crede in questo non è cattolico e siccome non cattolico non è al Papa che deve andare a rompere le scatole (tanto per essere chiari). E chi è cattolico e crede che il sacerdozio femminile, la normalità dell’omosessualità, la comunione ai divorziati risposati, ecc, siano elementi che possano far parta della dottrina cristiana, ricordi che non è al Papa che devono rivolgersi, ma a Dio stesso. Perché non è Benedetto XVI, Pio X, Leone XIII, Bonifacio VIII, Paolo III o qualche altro Pontefice che ha deciso così. Ma è Dio. I Papi si sono attenuti a quanto rivelato da Dio. E l’hanno strenuamente difeso. Cosa che dovrebbero fare anche i cattolici che tali vogliano dirsi. Perché è un vanto, una gloria, essere cattolici. Non un peso o una condanna. Liberi di non esserlo. Ma se non si è cattolici, si è eretici. Non si pretenda quindi di stravolgere la Chiesa. Chi lo vuol fare ci provi tranquillamente, si metta in fila dietro ai tanti che a ogni generazione si ripromettono di estirpare la “superstizione cattolica”. Ci provi, avrà l’illustre compagnia di tanti che nella storia ci hanno già provato. Tutti con lo stesso risultato: il fallimento. Perché il papa (non quello attuale e nemmeno i suoi più prossimi predecessori) può essere anche umanamente un disgraziato, ma non può modificare quanto Dio stesso ha stabilito e rivelato. Chi non crede a questo ignora le lapidarie parole di Cristo stesso riportate in Matteo 16,18: “le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (la Chiesa). Alla luce di questo non c’è da scandalizzarsi. I falsi profeti ci sono e ci saranno sempre e sempre perderanno. Potranno vantare le vittorie di tante piccole battaglie: quelle a favore della dannazione degli uomini. Quelle possono procurarle. A noi cattolici il compito di evitare questo scempio, che è un male immenso e irrimediabile. Come? Con l’unica arma capace di estinguere ogni eresia, quindi ogni dannazione: la verità.

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