Una delle tante inspiegabili variazioni all’interno della Chiesa cattolica riguarda l’abito dei sacerdoti. Il video all’inizio (tratto dal film di Checco Zalone Cado dalle nubi) ben testimonia cosa abbia comportato questo conformismo dei sacerdoti e questa loro volontà di identificarsi con il mondo. Identificazione che è partita dall’abito e ha finito per coinvolgere anche tutto il resto. Tanto che oggi se qualcuno si domandasse chi è il prete, difficilmente penserebbe che egli è colui che agisce in Persona Christi per amministrare i sacramenti, per governare, predicare e santificare. Al massimo si penserà al prete come colui che regge una parrocchia, che predica durante la Messa, che è costretto a tante rinunce, che è un disadattato. La dimensione trascendente si è andata molto assottigliando, tanto che molto spesso non c’è più. E si scambia il sacerdote per un laico qualsiasi e la differenza ontologica tra i due è andata a farsi “benedire”. Tanto che oggi più nessuno pensa al sacerdote come quell’uomo che, legato a Gesù Cristo e alla Santa Chiesa Cattolica, la difende e annuncia il Suo Magistero. Quanti dei sacerdoti di oggi si troverebbero d’accordo su quanto la Chiesa insegna in tema di celibato ecclesiastico, aborto, contraccezione, liturgia, dottrina sociale, tanto per citare alcuni temi abbastanza delicati? Ma anche quanti ancora credono alla presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, al valore sacrificale della Messa, al ruolo e al valore del Primato di Pietro, all’esistenza del diavolo e dell’inferno. Direi pochi. Quanti predicano il Credo della Chiesa e quanti il proprio credo? E quello che passa è un clero diviso, frammentato, povero, perso e ambiguo. E se a essere diviso e ambiguo, è il clero che dovrebbe testimoniare e annunciare la Verità, è abbastanza chiaro che poi anche i fedeli si perdano nel mare magnum del relativismo. Per finire e tornare alla questione iniziale dell’abito ecclesiastico, vale qui come altrove l’illuminante e brillante riflessione di Chesterton, il quale diceva che “La Chiesa aveva ragione nel rifiutare anche le eccezioni, e le eccezioni sono diventate una regola”. Infatti, fino al secolo scorso l’abito dei sacerdoti cattolici era la talare e basta. Senza eccezioni. Il clergyman (pantaloni, camicia e giacca nera) era di origine protestante. In seguito, attraverso le eccezioni cui fa menzione Chesterton, il clergyman fu tollerato in alcuni casi particolari. Infine esso è divenuto la norma (quanti sacerdoti vediamo andare in giro con la talare?). Ma, non essendoci fine al peggio, siamo arrivati al punto in cui, come dicevamo, i sacerdoti non indossano più nemmeno il clergyman e vanno in giro vestiti come direttori aziendali o come semplici laici. Creando anche qui più confusione che altro.
venerdì 8 luglio 2011
Una delle tante inspiegabili variazioni all’interno della Chiesa cattolica riguarda l’abito dei sacerdoti. Il video all’inizio (tratto dal film di Checco Zalone Cado dalle nubi) ben testimonia cosa abbia comportato questo conformismo dei sacerdoti e questa loro volontà di identificarsi con il mondo. Identificazione che è partita dall’abito e ha finito per coinvolgere anche tutto il resto. Tanto che oggi se qualcuno si domandasse chi è il prete, difficilmente penserebbe che egli è colui che agisce in Persona Christi per amministrare i sacramenti, per governare, predicare e santificare. Al massimo si penserà al prete come colui che regge una parrocchia, che predica durante la Messa, che è costretto a tante rinunce, che è un disadattato. La dimensione trascendente si è andata molto assottigliando, tanto che molto spesso non c’è più. E si scambia il sacerdote per un laico qualsiasi e la differenza ontologica tra i due è andata a farsi “benedire”. Tanto che oggi più nessuno pensa al sacerdote come quell’uomo che, legato a Gesù Cristo e alla Santa Chiesa Cattolica, la difende e annuncia il Suo Magistero. Quanti dei sacerdoti di oggi si troverebbero d’accordo su quanto la Chiesa insegna in tema di celibato ecclesiastico, aborto, contraccezione, liturgia, dottrina sociale, tanto per citare alcuni temi abbastanza delicati? Ma anche quanti ancora credono alla presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, al valore sacrificale della Messa, al ruolo e al valore del Primato di Pietro, all’esistenza del diavolo e dell’inferno. Direi pochi. Quanti predicano il Credo della Chiesa e quanti il proprio credo? E quello che passa è un clero diviso, frammentato, povero, perso e ambiguo. E se a essere diviso e ambiguo, è il clero che dovrebbe testimoniare e annunciare la Verità, è abbastanza chiaro che poi anche i fedeli si perdano nel mare magnum del relativismo. Per finire e tornare alla questione iniziale dell’abito ecclesiastico, vale qui come altrove l’illuminante e brillante riflessione di Chesterton, il quale diceva che “La Chiesa aveva ragione nel rifiutare anche le eccezioni, e le eccezioni sono diventate una regola”. Infatti, fino al secolo scorso l’abito dei sacerdoti cattolici era la talare e basta. Senza eccezioni. Il clergyman (pantaloni, camicia e giacca nera) era di origine protestante. In seguito, attraverso le eccezioni cui fa menzione Chesterton, il clergyman fu tollerato in alcuni casi particolari. Infine esso è divenuto la norma (quanti sacerdoti vediamo andare in giro con la talare?). Ma, non essendoci fine al peggio, siamo arrivati al punto in cui, come dicevamo, i sacerdoti non indossano più nemmeno il clergyman e vanno in giro vestiti come direttori aziendali o come semplici laici. Creando anche qui più confusione che altro.
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