lunedì 25 luglio 2011

«Pio XII fu il Papa dei silenzi sulla Shoah o il Papa che aprì le porte delle chiese e dei monasteri agli ebrei?» Queste la domanda che Mario Avagliano pone all’inizio del suo articolo sul Messaggero di oggi. A cinquantatré anni dalla morte di Eugenio Pacelli, Papa Pio XII (1958), questa domanda sembra, e sottolineo sembra, non voler trovare una risposta. Di documenti, materiale, testimonianze per dare una risposta seria e storica a questo interrogativo ci sarebbero a sufficienza. Eppure non passa occasione che da parte ebraica non si tenti di screditare la Chiesa cattolica, Pio XII, e tutti i cattolici, colpevoli di non aver fatto nulla, o non a sufficienza per gli ebrei colpiti dalla persecuzione nazista. Basterebbe, credo, la testimonianza della comunità ebraica di allora che ringraziò pubblicamente Pio XII. Basterebbe, credo, quanto fatto dall’allora rabbino capo di Roma, Israel Zolli che, convertito al cattolicesimo, il giorno del suo Battesimo decise di prendere il nome di Eugenio. Indovinate perché? In onore di quell’Eugenio Pacelli, Papa Pio XII, che tanto aveva fatto per la difesa degli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale. Se ancora non bastasse riporto quanto riferito dall’ottimo Rino Cammilleri in un suo Antidoto, quando riportava una lettera della Comunità Israelitica di Milano, datata 2 maggio 1945. Questo un estratto: “A Sua Eminenza Cardinale Schuster, Arcivescovo di Milano. E’ a nome degli ebrei liberati dall’incubo dell’esistenza trascorsa per tanti mesi, di quelli che si sono salvati quando erano più perseguitati, che rivolgo il presente messaggio alla Eminenza Vostra, per esprimere la loro gratitudine più profonda per quanto la Chiesa Cattolica ha fatto in loro favore. A rischio continuo della vita, soffrendo per noi il carcere o il campo di concentramento, i Vostri Sacerdoti hanno sentito l’imperioso dovere di riconoscere con i fatti che la fratellanza umana supera ogni differenza di fede.” La lettera si conclude con queste parole: “Non verrà più di dimenticare e costantemente conclamare in tutto il mondo l’azione di salvataggio di esistenze umane, che la Chiesa ha compiuto, mentre le forze del male le distruggevano.” Augurio che, purtroppo, è stato palesemente disatteso. Gli storici, come riferisce Avagliano nel suo articolo, sollecitano il Vaticano di aprire i propri archivi segreti per poter, finalmente, confutare ogni dubbio sulla vicenda in merito. Il Vaticano aprirà, a tempo debito, i propri archivi. Ci sono delle regole da rispettare e delle persone da tutelare. Per questo la Santa Sede ancora non permette l’analisi degli scritti di quell’epoca. Quando sarà il momento, sarà possibile farlo. Ma sono certo che non servirà a frugare i dubbi di chi è in malafede. Servirà a confermare quanto già si sa. Ma per chi non vuol vedere, difficilmente basterà un archivio in più da consultare.

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