Vi prego, che qualcuno intervenga! Non è possibile continuare a percorrere questa strada. È già disgustoso il panorama e il fetore che si respira, le prospettive sono ancora più cupe. Gli orizzonti che si prefissano davanti a noi sono ancora più disgustosi e vomitevoli di quelli attuali. So che siamo in una società figlia legittima di quella che ha misconosciuto e delegittimato in ogni modo qualsiasi tipo di autorità, ma qualcuno ancora in grado di intervenire ci sarà. L’Ordine dei giornalisti, il garante di qualche tutela, il presidente di qualcosa, il direttore di qualcos’altro, potranno fare qualcosa? Non so. Resta il fatto che il modo in cui i media stanno gestendo quanto accaduto ad Avetrana è pressoché ignobile. Non trovo altri aggettivi. E qualunque sarebbe riduttivo. L’unico fatto certo e che andava riportato è la morte di una ragazza. Tutto il resto non è competenza dei giornalisti. Le indagini le fanno gli investigatori, non i reporter. I processi li gestiscono i magistrati, i giudici e gli avvocati. Non i cronisti, le telecamere e gli opinionisti di ogni sorta. Ad ogni piccola novità si riaprono i salotti della tv. Si riempiono le pagine dei giornaletti scandalistici. È questo il modo di tutelare la dignità di una ragazza barbaramente uccisa? È questo il modo di tutelare la dignità di una cittadina sconvolta (se lo è) da quanto è accaduto? Possibile che la morte e la barbarie giustifichino il palcoscenico della televisione? È inevitabile l’accendersi dei riflettori della notorietà? È lecito, oltreché morale, attribuire tutta l’importanza e l’attenzione che si sta tributando ai protagonisti di questa vicenda? Lo so che la moralità, così come l’autorità, è andata in cassa integrazione sempre in quell’epoca di cui siamo figli e nipoti. Lo so. M’illudo ancora che il buon senso ancora esisti. Invece no. Invece vedo giornalisti che si rivolgono in tono confidenziale a coloro che si dichiarano colpevoli, cronisti d’assalto che venderebbero non so cosa pur di ottenere due parole del presunto mostro di turno. Fa veramente pena e tristezza vedere come sono trattate le persone coinvolte in questa tragedia. Burattini nelle mani degli imprenditori di turno. Che considerano la morte un gioco. O comunque, qualcosa cui trarre profitto. Questa è l’ennesima vittoria di chi considera l’uomo, l’essere umano, come un prodotto e non come una persona. L’uomo è diventato merce. Sacrificabile per i propri meschini interessi economici. Non siamo più sulla strada delle barbarie e dell’inciviltà. Siamo sull’autostrada. Correndo così velocemente che le poche vie d’uscita nemmeno le vediamo. Temo il prossimo caso. Temo il proseguimento di questo. Vi prego, che qualcuno intervenga!
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