martedì 7 giugno 2011

A Milano si può. A Milano si può interrompere una Messa. Non sto scherzando, è successo. I fatti: durante la S. Messa celebrata dl vescovo ausiliario Marco Ferrari, il parroco della parrocchia e un altro sacerdote, a Milano (zona San Siro), un gruppo di persone ha fatto irruzione nella chiesa con striscioni e urlando nei confronti dei sacerdoti. Motivo della protesta? Le posizioni del parroco padre Alberto sull’omosessualità, definita una malattia e curabile con il sostegno di uno psicologo. Se qualcuno obiettasse che si è trattato di un episodio sporadico e marginale, lo stesso qualcuno mi spiegasse perché chi di dovere (il vescovo o il Cardinale del luogo) non ha condannato quanto accaduto e non si è espresso dicendo che certe cose non devono accadere. No, perché se in futuro la cosa si ripeterà, non mi stupirei più. Se chi di dovere non vieta, è normale e legittimo che poi qualcuno si senta autorizzato a fare ciò che vuole. Questo è l’ennesimo silenzio (assenso?) di una parte della chiesa (uso la minuscola appositamente) che crede che la condanna sia una cattiveria e una barbarie. Trascurando che condannare l’errore è una grandissima forma di misericordia. Anche perché, evita il ripetersi dell’errore stesso. Ed evita l’eresia di non chiamare le cose con il proprio nome. Questa è la democrazia. Questa è la libertà di culto. Fate un po’ voi.

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