mercoledì 29 giugno 2011

Oggi nel mondo cattolico si festeggia la Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Non so in nome di quale principio pastorale questa solennità non sia, da qualche decennio a questa parte, più di precetto. Comunque sia rimane una solennità e come tale va vissuta e celebrata. In questo giorno si celebra il martirio che gli apostoli Pietro e Paolo ricevettero a Roma. Qui sugellarono la loro fede e resero la città di Roma il centro della cattolicità. Il Vangelo che la Chiesa propone in questa solennità è uno di quelli che più mi affascinano, mi commuovono e mi consolano. Così come tutti quelli in cui è presente Pietro. Come fa notare mons. Nicola Bux nel suo Pietro ama e unisce, a parlare di Gesù sono in tanti. In molti si ergono a portavoce del Suo annuncio, delle Sue gesta e della Sua volontà, ma solo uno, Pietro, dice il vero. E non lo dice per suoi meriti o per sue intuizioni, ma perché gli è stato rivelato. Tutto ciò accade ancora oggi. In molti hanno la pretesa di dire l’ultima parola o l’ultima interpretazione su Gesù Cristo. Si odono pareri discordanti, dottrine contrapposte, interpretazioni stravaganti attribuite a Gesù. Anche all’interno della chiesa, tra i successori degli apostoli, non c’è una visione comune. E allora noi, semplici fedeli, cosa possiamo fare? Come possiamo essere certi di quello che ci viene insegnato? Chi ci assicura che la dottrina che ci viene proposta (quando viene fatto e quando non viene edulcorata) sia la dottrina di Cristo e non di Pietro, di Paolo, o di qualcun altro? Gesù ci dà la risposta. La nostra sicurezza sta in Pietro. Il fondamento è lì. La roccia è lui. La Chiesa non crolla. Non è crollata per duemila anni, e di persecuzioni e attacchi ne ha subiti! Il fatto che sia ancora lì, a differenza di tanti altri imperi e regni, qualche cosa lo dovrà pur significare. Pietro è quindi il capo della Chiesa. Così ha voluto Nostro Signore. È una verità difficile da digerire, specie, purtroppo, per i cattolici stessi. Si pensa, erroneamente, che il primato petrino sia un impedimento alla realizzazione della volontà di Gesù Cristo, che sia un ostacolo per la riconciliazione tra le varie scissioni all’interno della cattolicità. Eppure è l’esatto contrario. Il papato è fonte di unità. È garanzia di comunione. Senza di esso ognuno potrebbe, illegittimamente, proporsi come depositario della verità. “Quando sorgono controversie nella Chiesa, il riferimento al ministero petrino garantisce fedeltà alla sana dottrina e dona serenità e libertà interiore.” Così disse a proposito del ministero petrino il Santo Padre Benedetto XVI. Ed è Lui che dobbiamo ascoltare. È Lui a cui dobbiamo obbedire. Una delle grandi virtù cristiane è l’obbedienza. Oggigiorno non è più così, visto che i pastori si sono infatuati delle eresie sessantottine e quindi non è più di moda predicare la sana obbedienza cristiana (che nulla ha a che vedere con il cieco fanatismo). Ogni famiglia ha un padre, una guida, un’autorità. I figli sottostanno a lui. Ma non perché schiavi, ma perché figli. Per crescere. Così nella Chiesa. Dio ha voluto rendere visibile il Suo amore per gli uomini e il suo costante aiuto ad essi anche, e soprattutto, attraverso il Vescovo di Roma. Quest’anno poi, nella solennità dei santi Pietro e Paolo, celebriamo, festeggiamo e rendiamo lode a Dio, per i sessant’anni di sacerdozio di Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI. Da cattolici, ma anche da romani, rivolgiamo i più sinceri e affettuosi auguri al Santo Padre Benedetto XVI. Pregheremo per Lui, per la Sua persona e per il Suo Ministero. Nutro per il Santo Padre Benedetto XVI, ma anche per il ruolo che Egli ricopre, un profondo e vivo amore. Mi piace esprimerlo con le parole del prof. Roberto De Mattei: “E il mio amore per il papato vuol essere tanto grande da non fermarsi al papa attuale, Benedetto XVI, a cui mi sento profondamente legato, ma cerca dietro l’uomo l’istituzione che egli rappresenta. È un amore che vuole abbracciare con questo papa tutti i papi nella loro continuità storica e ideale, perché il papa per un cattolico non è un uomo, è un’istituzione bimillenaria; non è quel singolo papa, ma è il papato, è la serie ininterrotta dei vicari di Cristo, da san Pietro al regnante pontefice”. E allora Oremus pro Pontifice nostro Benedicto, Dominus conservet eum et vivificet eum et beatum faciat eum in terra et non tradat eum in animam inimicorum eius. Auguri Santità!

Nessun commento:

Posta un commento