Un cieco dalla nascita. Ai bordi di una strada a mendicare. Un giorno come tanti. Le voci che si rincorrono, si sovrappongono. Lui, il cieco, le riconosce. Non vedendoci ha sviluppato molto l’udito. E sente la gente che parla di lui. Ma poi sente sputare. Un tale gli mette del fango sugli occhi. E sempre quel tale poi lo invita ad andarsi a lavare alla piscina di Siloe. Gesù che prende la terra, la nostra miseria, il male del mondo. Ci sputa sopra. Lo trasforma, lo ammorbidisce, né fa fango. Fa sempre schifo. E Lui che fa? Ce lo spalma sugli occhi. Assurdo. Eppure ridona la vista. Noi che avremmo fatto? Forse, innanzitutto, gli avremmo impedito di metterci del fango addosso. E dopo, sicuramente, gli avremmo vomitato addosso la nostra rabbia: “ma che fai?! Ma come ti permetti!? Non hai rispetto delle persone disabili”. Il cieco di questa storia tace. Almeno per ora. Si alza e va a lavarsi. Proprio lì dove quel tale gli ha detto di andare. Lavarsi era inevitabile. Andare proprio lì forse no. Assurdo per assurdo tanto vale dar retta a quell’Uomo. Quel Tale che non sta a fare prediche e a dirmi che la mia cecità è frutto di radiazioni nucleari, di guerre lontane, di cure sbagliate, di leggi ingiuste. No. Non mi dice perché. Non mi dice niente. Prende tutto quel male e me lo mette sugli occhi. Con la Sua saliva. Fate un po’ come vi pare. Continuate a illudervi che il male si possa eliminare. Eretici. Io continuo a mendicare la saliva di quell’Uomo.
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