Su Libero di oggi c’è un interessante articolo a firma di Elisa Calessi che fa un po’ il punto su quella che è la situazione dei pacifisti (a me piace chiamarli pacifinti) in Italia. Punto della situazione che viene fatto visto l’inizio dell’operazione militare (guerra o chiamatela come volete) di questi giorni in Libia. E il confronto che si fa è con l’inizio della guerra in Iraq otto anni fa (2003). L’intervistato (che lavora per queste associazioni pacifinte), parla di “spaesamento, di spiazzamento”. Sapete il motivo? Eccone uno: “Intanto l’America non è più quella del 2003. Non solo perché non c’è Bush, ma perché il potere economico e politico degli Usa è molto diminuito” Nel 2003 si scendeva in piazza (rimpiangono questo tipo di manifestazioni) non tanto per la giustezza della loro protesta; non tanto perché in corso c’era una guerra; non tanto per le motivazioni che hanno suscitato quella guerra, ma principalmente era un gran pretesto per andare contro gli Stati Uniti e il presidente Bush. Finiti questi tempi, alla gente non gliene frega più niente e in piazza non si scende più. Di questo non posso che rallegrarmi, così come mi strappa un sorriso questa riflessione. Spero che alcuni (pretendere tutti sarebbe troppo) dei pacifinti che nel 2003 scendevano nelle piazze per manifestare contro la guerra e oggi invece restano a casa si rendano conto di: 1) l’inutilità di certe manifestazioni (le cose non sono cambiate); 2) che la pace non è assenza di guerra; 3) che è guerra anche l’odio contro gli Stati Uniti e Bush e, infine, 4) che in guerra ci va anche il loro idolo Obama.
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