Oggi ricorre la festa nazionale per celebrare i 150 anni dell’unità nazionale. Molto ci sarebbe da dire. Qualcosa abbiamo detto. Altro ancora diremo. Le cose non andarono come ce le raccontano e come ce le inculcano a scuola. Da cattolico, soprattutto, non posso non ricordare che l’unificazione risorgimentale fu perpetrata contro la Chiesa Cattolica e il cristianesimo. Se ne pensi ciò che si vuole. Dio sa scrivere dritto su righe storte. Per questo i Papi (tutti) ripetono che la fine del potere temporale è stata provvidenziale. Ciò non toglie che le righe sulle quali si scrisse l’unità dell’Italia erano storte. E storte rimangono. Rimangono anche alla luce del fatto che l’unità dell’Italia a volerla erano proprio i cattolici. Papi compresi. Questo i libri di storia delle scuole non lo dicono. Ma tante cose quei manuali non ci dicono. Comunque sia non è questo il tempo delle polemiche. Non festeggerò una festa laica, della quale non sento il fervore (se non ideologico, che non mi tange). Amo l’Italia, l’Italia cattolica. L’Italia tutta. Per quello che è. Che molti (anche tra coloro che oggi si commuoveranno ascoltando l’Inno) disprezzano. Io la amo anche per quegli stessi motivi per i quali altri la denigrano. Facendoci sentire sempre inferiori, limitati, retrogradi, rispetto ad un estero che per il fatto stesso di essere estero, è migliore. No, io amo l’Italia. L’Italia tutta. E qui voglio vivere, crescere e morire. Ed è a questa Italia che dedico le prossime parole. Misere, ma mie. È una preghiera. I primi cristiani pregavano per l’imperatore che li perseguitava. Noi in Italia (ancora non direttamente) non siamo perseguitati. Non siamo ben visti dalle istituzioni e dai benpensanti. Sicuramente l’Italia sarebbe più povera senza di noi. Povera materialmente, spiritualmente e socialmente. L’Italia non sarebbe quello che è senza Cristo, la Chiesa e i cattolici (santi e peccatori). Ed è, appunto, per l’Italia tutta, che prego:
Dio onnipotente ed eterno
che nella tua infinita sapienza
hai voluto unire i destini e le sorti
della Tua santa Chiesa
a quelle dell’Italia,
ti preghiamo per la nostra nazione,
per la nostra terra,
per chi ci governa e ci governerà,
per i nostri antenati,
i nostri discendenti,
i nostri fratelli nella cittadinanza
e tutti coloro che volenti o nolenti
vivono sotto questo stesso cielo.
Questo cielo è pieno di Te Signore,
e per quanto la nostra cecità ci porti a credere troppo spesso
che le nuvole Ti nascondano e Ti escludano,
riconosciamo in Te la fonte di ogni bene.
Ed è di questo bene,
di cui siamo desiderosi e bisognosi,
che umilmente imploranti
a Te ci rivolgiamo.
Concedi o benigno
alla nostra amata Italia,
di riscoprire la bellezza e la ricchezza della fede cattolica,
di ritrovare la speranza nel futuro,
di trovare il coraggio e la forza di affrontare le difficoltà della modernità,
di difendere la vita nascente e morente,
di non vergognarsi della propria identità,
romana, cattolica e italiana,
di avere la voglia, il piacere e l’orgoglio di essere italiani,
di educare i giovani ad esserlo,
educarli a crescere nella speranza di un domani,
a non rinchiudersi in un ieri troppo distante e troppo indifferente,
ma a non dimenticare il proprio passato.
Una pianta senza radici non cresce.
Una pianta con le radici, ma senza linfa, muore.
E noi Ti chiediamo, supplici, la vita!
Dona vita all’Italia!
Donale di riconoscerti Signore del cielo e della terra,
della storia e della vita dell’uomo.
Ricolma di ogni grazia l’Italia e i suoi abitanti,
perché nelle commemorazioni per l’unità raggiunta,
riscoprano ciò che realmente li unisce:
la fede in Te, unico vero Dio;
la fede in Gesù Cristo,
vero Dio e vero uomo;
la devozione mai spenta alla Tua Santa Madre,
Maria Domina nostra.
Ed è a Lei,
vergine purissima e castissima,
che affidiamo le sorti dell’Italia
e le preghiere dei suoi figli.
Ed è alla dolce e sicura intercessione dei nostri santi Patroni
Francesco d’Assisi e Caterina da Siena
che Ti presentiamo le nostre suppliche
e Ti ringraziamo per ogni dono.
Amen.
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