In questi giorni si sta tentando di aizzare il fuoco delle polemiche contro la Chiesa Cattolica. Non è una novità, ci siamo abituati. Chi non vi è abituato impari a farlo, si risparmierà numerose incavolature. Il tizzone delle polemiche è inerente al celibato sacerdotale. L’appello di oltre 150 teologi per affrontare la “crisi” della Chiesa. Paolo Rodari su Il Foglio del 10/02/2011 riporta la precisazione che nell’appello non si fa esplicito riferimento al celibato, tant’è che non se ne usa mai il termine. Rimane il fatto che questa è l’interpretazione che i media gli hanno dato. E rimane il fatto che i teologi parlano delle “difficoltà nelle parrocchie per il rapporto sempre più sproporzionato tra il numero di fedeli e sacerdoti” (sempre Rodari, citando il prof. Basilio Petrà). Che ci sia un problema di scarsità di clero è indubbio. Non serviva un teologo a dircelo, figuriamoci centocinquanta. Ma è fortemente dubitabile che la sproporzione tra numero di sacerdoti e fedeli dipenda dall’aumento dei secondi. Infatti dipende dall’assenza dei primi. L’Europa (i teologi sono tedeschi, austriaci e svizzeri) vive una profonda crisi della fede. Tra relativismo e amenità varie, il numero dei frequentatori delle messe domenicali e dei Sacramenti è spesso in forte calo. Così come sono in calo le vocazioni sacerdotali. Qual è la soluzione proposta? Permettere ai preti di sposarsi. Così aumenterebbe le vocazioni, i seminari si riempirebbero e avremmo tanti nuovi missionari da mandare in giro per il Vecchio Continente e convertirlo al cristianesimo. Va detto, per onore di cronaca e di verità, che chi ammette che i sacerdoti possano sposarsi (vedi i protestanti) dimostrano con i fatti che le vocazioni non sono aumentate. Il problema non è quindi quello. So benissimo che il celibato dei sacerdoti non è un dogma, che la norma potrebbe cambiare, e che, soprattutto, nella stessa Chiesa Cattolica ci sono sacerdoti sposati e perfettamente in comunione con Essa. Propongo ai teologi (e al clero) di tornare a Dio, a Gesù Cristo e al Magistero del Papa. Invece di inseguire le mode del momento (che la storia dimostra non risolvono i problemi), riproponiamo ai fedeli e alla gente comune, quella che è la Dottrina della Chiesa. Non abbiamo bisogno del nuovo, abbiamo bisogno che nuovamente venga annunciato quello che per due millenni di storia della Chiesa si è sempre annunciato. Scriveva infatti quel fantastico scrittore inglese che è Gilbert Keith Chesterton che: “Il mondo si è stancato non dell’ideale della Chiesa, ma di come è stato messo in pratica”. [G. K. Chesterton – Ciò che non va nel mondo]
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