Oggi ci prendiamo una pausa da tutte le polemiche, le riflessioni e le disamine sul mondo, in particolare sulla riforma universitaria che in questi giorni sta occupandogli articolo di questo blog, per lasciare la parola ad un grande scrittore, un grande uomo, un grande punto e basta. Giovannino Guareschi. Conosciuto per l’indimenticabile saga di Mondo Piccolo e per aver dato voce ai personaggi di don Camillo e Peppone. Oggi vi proponiamo una storia di Guareschi che nulla ha a che fare con il prete e il sindaco, ma, come riporta chiaramente il titolo, sull’importanza delle esperienze. Viviamo in una società che fa propaganda alle esperienze e che fare esperienze di ogni tipo è sinonimo di grandezza, di cultura, di apertura mentale. Ecco cosa dice il Nostro caro buon Giovannino.
L’importanza dell’esperienza
L’esperienza è la cosa più importante, lo sanno tutti. Ma per capire perfettamente l’importanza dell’esperienza bisogna riandare alla storia di Tommaso Badai. Chi era Tommaso Badai? Un uomo qualsiasi. Io non racconto mai storie nelle quali i protagonisti sono uomini d’eccezione: quello che fanno gli uomini eccezione non serve a niente. È stolto additare ad esempio uomini d’eccezione: nessuno potrà agire come agiscono costoro, né trarre ammaestramenti da quello ch’essi fanno. Gli uomini d’eccezione fanno cose d’eccezione e noi invece siamo gente normale e possiamo fare soltanto cose normali.
In una città del Nord viveva, dunque, Tommaso Badai di professione quindicenne, il che spiega moltissime cose. Spiega anzitutto che Tommaso Badai si stava accostando allora alla vita, candido come un angioletto, per farsi rapidamente quel bagaglio di esperienze che è necessario a chi vuol trascorrere il meno perigliosamente possibile il tempo che il destino assegna a ogni uomo.
La prima cosa di cui si curò Tommaso Badai fu quella di innamorarsi: faccenda che gli riuscì facilissima data la sua giovane età e le bellissime ragazze che portavano a spasso le loro attrattive per le strade della cittadina del nord.
Il primo amore di Tommaso Badai fu dunque fulmineo e rabbioso. Si trattava di una graziosissima ragazza bionda e formosa, e il giovinetto in poco tempo ci perse completamente la testa. Era ingenuo, per la qual cosa la bella biondina ci si divertì un mondo e mezzo.
In breve Tommaso Badai era diventato la più interessante attrattiva della città. La gente si dava convegno nei paraggi dei luoghi scelti per gli appuntamenti, località che la ragazza comunicava di volta in volta alla cittadinanza per mezzo delle sue più intime amiche. E si poteva ammirare gratis Tommaso Badai che, tutto agghindato a festa, col cravattino rosso e con imponenti mazzi di fiori sulle braccia, attendeva l’amata. La ragazza arrivava sempre con alcune ore di ritardo, oppure gli passava davanti a braccetto di giovanotti e gli diceva con indifferenza: «Ragazzo, i fiori portameli a casa».
A farla breve: la faccenda durò esattamente un anno e mezzo, in capo al quale la ragazza si stancò e ordinò con male parole a Tommaso Badai di non infastidirla più, altrimenti avrebbe chiamato le guardie e lo avrebbe fatto arrestare.
Rimasto solo con la sua disperazione, Tommaso Badai errò a lungo per le selve, i greti dei fiumi, le viottole di campagna e altri luoghi solitari.
Finalmente ci ragionò sopra e concluse: «In fondo in fondo, è una bella esperienza che mi servirà straordinariamente nella vita…». E si consolò rapidamente. E, non avendo altro pensiero più importante per la testa, si innamorò di nuovo. Era una bella brunetta, ma non riuscì a farla a Tommaso.
Nessuna fidanzata sarebbe più riuscita a menare per il naso Tommaso Badai, forte dell’esperienza della biondina. Tommaso amoreggiò in modo decorosissimo con la ragazza, e, trascorsi tre anni, se la sposò. Naturalmente, se in fatto di fidanzate aveva esperienza da vendere, in fatto di mogli non ne aveva per niente. E così, poco dopo, la consorte scappò con un tipo qualsiasi, dopo aver prelevato danaro liquido e oggetti di valore, per un totale che assommava a metà del patrimonio di Tommaso Badai. Ma Tommaso Badai non perse la testa: «Anche questa è una esperienza che mi sarà preziosa nella vita!», concluse. «Ora nessuna fidanzata e nessuna moglie riuscirà più a gabbarmi.»
Fu gabbato naturalmente dalla prima amica che seguì la esperienza coniugale, e allora Tommaso Badai tirò le somme definitive: «Fatta anche questa esperienza sono perfettamente a posto: posso dire di conoscere le donne, e nessuna donna riuscirà più a gabbarmi!».
Infatti Tommaso non praticò più donne in vita sua.
Messosi nel commercio, Tommaso Badai cominciò le sue preziose esperienze con gli uomini e, una dopo l’altra, esaurì tutta la serie delle turlupinature che gli uomini possono dare ai loro simili.
«Ora sono perfettamente a posto» Tommaso Badai con grande convinzione. «Conosco le donne, conosco gli uomini, le mie esperienze sono al completo. Nessuno al mondo riuscirà più a gabbarmi!»
E fu proprio così, perché, dopo alcuni minuti, Tommaso Badai giaceva inanimata spoglia, vittima della fame, degli stenti e delle intemperie nella cuccetta di paglia che rappresentava ormai l’unica sua ricchezza.
Morale.
Uno passa l’esistenza a immagazzinare esperienze su esperienze e a ferrarsi contro tutti gli attacchi e tutte le insidie, e, quando finalmente può dire: «Ho imparato a vivere!», muore.
Ma questo non significa niente perché l’unica vera esperienza che conta è quella della morte.
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