lunedì 27 dicembre 2010

Dio si è fatto uomo. Questa verità base del cristianesimo, così fondamentale da essere dimenticata e trascurata nelle sue conseguenze, ci ritorna in questi giorni alla mente visto, che è proprio quell’Incarnazione che festeggiamo (Verbum caro factum est abbiamo ascoltato nella Messa del giorno di Natale). Una delle conseguenze, magari non quella più evidente e nemmeno quella fondamentale, ma comunque una importante, è che quella relativa al culto, alla materialità. Dio in Cristo ha assunto un corpo, una carne umana. Si è reso visibile. Per questo la Chiesa non ha mai condannato le raffigurazioni di Dio, anzi le ha incentivate. Per questo le belle chiese d’un tempo sono piene di queste immagini di Dio, della Madonna e dei santi. Ho parlato di belle chiese d’un tempo. Ebbene sì, perché oggi le chiese che si costruiscono difficilmente sono belle. Direi che difficilmente sono chiese, visto che mancano di quelle peculiarità che distinguono uno spazio sacro da uno profano. In virtù proprio della bellezza delle chiese d’un tempo, riportiamo un brano di san Pio, contenuto nel libro di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro L’ultima messa di Padre Pio. Leggendolo oggi molti di noi rimarrebbero spiazzati. Molti di noi, soprattutto, rimarrebbero impossibilitati a fare quello che il santo sacerdote con le stigmate consiglia di fare. Infatti parla di inginocchiatoi e di tabernacoli. Oggi nelle chiese i primi sono spariti, mentre i secondi sono stati messi in un angolo. Come se fossero secondari. E centrali, sull’altare, non c’è nemmeno più il Crocifisso. Misteri, anche questi, della fede. Comunque sia, in questi giorni di festa e di meditazioni, riportiamo questa pagina di profonda intensità e di grandissima importanza di San Pio da Pietrelcina su come si sta in una chiesa:

"Entra in chiesa in silenzio e con gran rispetto, tenendoti e reputandoti indegna di comparire davanti alla maestà del Signore, Tra le altre devote considerazioni, pensa che l’anima nostra è tempio di Dio, e come tale dobbiamo conservarla pura e monda davanti a Dio e agli angioli suoi. Prendi poi l’acqua benedetta e fa bene e con lentezza il segno della nostra redenzione: il segno della croce. Appena sei in vista del Dio sacramentato (c’è un altare dove si conserva l’eucaristia, è segnalato da una lampada accesa), fa devotamente la genuflessione piegando il ginocchio fino a terra; saluta prima Lui, il tuo Signore – vivo e vero nel tabernacolo – poi vengono la Madonna e i santi. Trovato il posto, inginocchiati e rendi a Gesù sacramentato il tributo della tua preghiera e della tua adorazione. Confida a Lui tutti i tuoi e gli altrui bisogni, parJaGli con abbandono filiale, dà sfogo libero al tuo cuore e lascia piena libertà a Lui di operare in te come meglio Gli piace. Assistendo alla santa Messa e alle sacre funzioni, usa molta gravità nell’alzarti, nell’inginocchiarti, nel metterti a sedere, e compi ogni atto religioso con la più grande devozione. Sii modesta negli sguardi, non voltare la testa di qua e di là per vedere chi entra e chi esce; non ridere per riverenza al luogo santo e anche per riguardo a chi ti sta vicino; studiati di non profferire parola con chi sia, a meno che la carità ovvero una stretta necessita non lo esiga. Se preghi in comune, pronunzia distintamente le parole della preghiera, fa bene le pause, non usare un tono di voce alto, non affrettarti mai, segui il ritmo del sacerdote che conduce e degli altri. Insomma, comportati in guisa che tutti gli astanti ne rimangano edificati e siano per mezzo tuo spinti a glorificare e ad amare il Padre celeste. Nell’uscire di chiesa abbi un contegno raccolto e calmo: saluta per primo Gesù sacramentato, domandagli perdono delle mancanze commesse alla Sua divina presenza e non partire da Lui se prima non Gli hai chiesto e da lui non ne hai ottenuta la paterna benedizione. Uscita che sei di chiesa, mostrati tale quale ogni seguace del Nazareno dovrebbe essere»."
[da A. Gnocchi, M. Palmaro – L’ultima Messa di Padre Pio]

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