Perché conviene essere cristiani? Perché ha ancora senso, valore e importanza seguire il Vangelo e il Magistero della Chiesa Cattolica (so che fa storcere il naso, ma queste due cose non sono separabili)? Il mondo, la storia, la quotidianità dimostrano che fare quello che dice la Chiesa è assurdo, fuori moda e impossibile. Oltretutto limita l’uomo, non lo esalta, non gli permette di essere felice. La Chiesa limita la scienza, perché impone dei dogmi; la Chiesa limita il piacere perché invita alla castità; la Chiesa limita la libertà perché impone delle regole, ecc. ecc. ecc. Eppure a ben riflettere non è assolutamente così. È l’esatto opposto. E all’uomo di oggi, del terzo millennio, conviene essere cristiano. Conviene per due motivi fondamentali. Il primo, escatologico. Il secondo, “mondano”. Quello escatologico è che, seguendo Cristo, si ottiene la salvezza. L’eternità sarà la beatitudine, non la dannazione. Seguire il Cristo dei vangeli e della Chiesa, non il Cristo dei nostri desideri e delle nostre elucubrazioni mentali. Con Cristo ci si salva, senza Cristo ci si danna. Aut-aut. Non ci sono alternative. Il motivo mondano, invece, che è quello di cui più ci si dimentica, è che l’essere cristiano oggi, nella nostra vita di tutti i giorni, al lavoro, a scuola, in famiglia, negli affetti, conviene. È bello. È utile. Sto scherzando? Farnetico? No. Sono serio e convinto. Qualcuno però mi potrebbe obiettare, abbastanza facilmente, che non è così. Che seguire l’insegnamento di Cristo e della Chiesa è limitante e, oltretutto, cozza notevolmente con quanto dice e, soprattutto, vive il mondo. Come posso vivere bene ed essere felice in un mondo che non segue Cristo, facendo quello che Gesù Cristo mi insegna? La felicità dell’uomo, il suo fine, non è nel mondo, ma in Cristo. La nostra sofferenza dipende dal fatto che il mondo non accetta Cristo, ma lo rifiuta. La nostra sofferenza dipende dal fatto che quanto noi facciamo non è dal mondo riconosciuto, non è dal mondo, dai nostri vicini accettato. Anzi è spesso deriso. È come voler acquistare un oggetto con una valuta straniera. Non tutti i commercianti l’accettano. Ci rendiamo però conto che la valuta che regna nel mondo è falsa. Facilmente riproducibile. Quindi il mercato si inflaziona, l’economia fallisce. Chi segue il mondo fallisce la propria vita. Insegue ossessivamente il possesso di qualcosa, lo ottiene, e rimane insoddisfatto. L’economia del mondo, la moneta del mondo, non paga. L’evidenza lo dimostra. L’evidenza però sembra altresì dimostrare che non paghi nemmeno non essere del mondo, pagare con un'altra moneta. Come posso acquistare qualcosa se le mie banconote non vengono riconosciute? Non siamo del mondo, ma nel mondo ci siamo. Dobbiamo pur vivere. Se a qualcosa possiamo anche rinunciare, ad altre non possiamo fare a meno. E queste dobbiamo acquistarle. Ma il mondo non vuole i nostri soldi. Meglio morire? O giungere ad un compromesso? Nessuna delle due: meglio vivere. E la possibilità di vivere ci è ancora data. Forse è più difficile di qualche tempo fa, forse è sempre stato difficile. Sicuramente è più difficile di quanto noi vorremmo. Ma meglio accendere un fiammifero che maledire l’oscurità [Benedetto XVI]. In questo mondo ci viviamo e le cose funzionano così, possiamo farci ben poco. Nel mondo dobbiamo starci, ma possiamo starci da liberi o da schiavi. La libertà non ce la dà l’accettare le regole di questo mondo. C’è ancora la possibilità di essere cristiani. Le porte degli inferi non prevarranno (cfr. Mt 16,18). È sempre più difficile, ma l’essere cristiani ci rende felici oggi, ci rende sani. Il cibo, i beni che acquistiamo dalla Chiesa, nei Sacramenti, nella dottrina, ci danno la vita. Ciò che compriamo dal mondo ci logora, ci consuma, ci uccide. Il problema sta tutto qui. Se una persona viene educata che la sua felicità si realizza in un orgasmo, è normale e “giusto” che egli cerchi di ottenerlo in tutti i modi (da solo, in compagnia, con la forza). Se l’uomo viene educato al consumismo più sfrenato, a vivere come se tutto gli è dovuto come un diritto, è normale che egli non accetti privazioni e ad ogni mancanza (o presunta tale) egli cada in crisi e in depressione e cerchi in qualche modo di colmare questo vuoto. Ed è altrettanto normale che poi queste stesse persone, educate secondo questi “valori”, non riescano a comprendere il Vangelo e quanto la Chiesa insegna in materia di morale. Bisogna insistere su questo. Il Vangelo, la Chiesa, sono per il bene dell’uomo. Seguire il loro insegnamento rende l’uomo felice. La vita dell’uomo è piena di fatiche e di sofferenze. Nessuno ce le può togliere. La felicità non sta nell’ideologia di estirpare il male dalla vita di ogni giorno. La felicità non sta nel rassegnarsi al potere del Maligno sul mondo. La felicità non sta nell’accettare e adeguarsi alle leggi del mondo. La felicità sta in Gesù Cristo e nella sua Chiesa. Chi Lo seguirà “riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.” [Mt 19,29]
giovedì 4 novembre 2010
Perché conviene essere cristiani? Perché ha ancora senso, valore e importanza seguire il Vangelo e il Magistero della Chiesa Cattolica (so che fa storcere il naso, ma queste due cose non sono separabili)? Il mondo, la storia, la quotidianità dimostrano che fare quello che dice la Chiesa è assurdo, fuori moda e impossibile. Oltretutto limita l’uomo, non lo esalta, non gli permette di essere felice. La Chiesa limita la scienza, perché impone dei dogmi; la Chiesa limita il piacere perché invita alla castità; la Chiesa limita la libertà perché impone delle regole, ecc. ecc. ecc. Eppure a ben riflettere non è assolutamente così. È l’esatto opposto. E all’uomo di oggi, del terzo millennio, conviene essere cristiano. Conviene per due motivi fondamentali. Il primo, escatologico. Il secondo, “mondano”. Quello escatologico è che, seguendo Cristo, si ottiene la salvezza. L’eternità sarà la beatitudine, non la dannazione. Seguire il Cristo dei vangeli e della Chiesa, non il Cristo dei nostri desideri e delle nostre elucubrazioni mentali. Con Cristo ci si salva, senza Cristo ci si danna. Aut-aut. Non ci sono alternative. Il motivo mondano, invece, che è quello di cui più ci si dimentica, è che l’essere cristiano oggi, nella nostra vita di tutti i giorni, al lavoro, a scuola, in famiglia, negli affetti, conviene. È bello. È utile. Sto scherzando? Farnetico? No. Sono serio e convinto. Qualcuno però mi potrebbe obiettare, abbastanza facilmente, che non è così. Che seguire l’insegnamento di Cristo e della Chiesa è limitante e, oltretutto, cozza notevolmente con quanto dice e, soprattutto, vive il mondo. Come posso vivere bene ed essere felice in un mondo che non segue Cristo, facendo quello che Gesù Cristo mi insegna? La felicità dell’uomo, il suo fine, non è nel mondo, ma in Cristo. La nostra sofferenza dipende dal fatto che il mondo non accetta Cristo, ma lo rifiuta. La nostra sofferenza dipende dal fatto che quanto noi facciamo non è dal mondo riconosciuto, non è dal mondo, dai nostri vicini accettato. Anzi è spesso deriso. È come voler acquistare un oggetto con una valuta straniera. Non tutti i commercianti l’accettano. Ci rendiamo però conto che la valuta che regna nel mondo è falsa. Facilmente riproducibile. Quindi il mercato si inflaziona, l’economia fallisce. Chi segue il mondo fallisce la propria vita. Insegue ossessivamente il possesso di qualcosa, lo ottiene, e rimane insoddisfatto. L’economia del mondo, la moneta del mondo, non paga. L’evidenza lo dimostra. L’evidenza però sembra altresì dimostrare che non paghi nemmeno non essere del mondo, pagare con un'altra moneta. Come posso acquistare qualcosa se le mie banconote non vengono riconosciute? Non siamo del mondo, ma nel mondo ci siamo. Dobbiamo pur vivere. Se a qualcosa possiamo anche rinunciare, ad altre non possiamo fare a meno. E queste dobbiamo acquistarle. Ma il mondo non vuole i nostri soldi. Meglio morire? O giungere ad un compromesso? Nessuna delle due: meglio vivere. E la possibilità di vivere ci è ancora data. Forse è più difficile di qualche tempo fa, forse è sempre stato difficile. Sicuramente è più difficile di quanto noi vorremmo. Ma meglio accendere un fiammifero che maledire l’oscurità [Benedetto XVI]. In questo mondo ci viviamo e le cose funzionano così, possiamo farci ben poco. Nel mondo dobbiamo starci, ma possiamo starci da liberi o da schiavi. La libertà non ce la dà l’accettare le regole di questo mondo. C’è ancora la possibilità di essere cristiani. Le porte degli inferi non prevarranno (cfr. Mt 16,18). È sempre più difficile, ma l’essere cristiani ci rende felici oggi, ci rende sani. Il cibo, i beni che acquistiamo dalla Chiesa, nei Sacramenti, nella dottrina, ci danno la vita. Ciò che compriamo dal mondo ci logora, ci consuma, ci uccide. Il problema sta tutto qui. Se una persona viene educata che la sua felicità si realizza in un orgasmo, è normale e “giusto” che egli cerchi di ottenerlo in tutti i modi (da solo, in compagnia, con la forza). Se l’uomo viene educato al consumismo più sfrenato, a vivere come se tutto gli è dovuto come un diritto, è normale che egli non accetti privazioni e ad ogni mancanza (o presunta tale) egli cada in crisi e in depressione e cerchi in qualche modo di colmare questo vuoto. Ed è altrettanto normale che poi queste stesse persone, educate secondo questi “valori”, non riescano a comprendere il Vangelo e quanto la Chiesa insegna in materia di morale. Bisogna insistere su questo. Il Vangelo, la Chiesa, sono per il bene dell’uomo. Seguire il loro insegnamento rende l’uomo felice. La vita dell’uomo è piena di fatiche e di sofferenze. Nessuno ce le può togliere. La felicità non sta nell’ideologia di estirpare il male dalla vita di ogni giorno. La felicità non sta nel rassegnarsi al potere del Maligno sul mondo. La felicità non sta nell’accettare e adeguarsi alle leggi del mondo. La felicità sta in Gesù Cristo e nella sua Chiesa. Chi Lo seguirà “riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.” [Mt 19,29]
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