lunedì 18 ottobre 2010

Quando l’uomo è considerato un oggetto queste sono le conseguenze. Da Il foglio del 16 ottobre 2010 riportiamo l’agghiacciante vicenda accaduta in Canada. Così la sintetizza il giornale: “dopo aver fatto ricorso all’utero in affitto per avere un figlio, una coppia di Vancouver ha scoperto con l’amniocentesi che il bambino atteso era affetto da sindrome di Down. A quel punto ha preteso che la “madre surrogata” abortisse”. E l’aborto, dopo le prime reticenze, c’è stato. Aldilà dell’omicidio del bambino quello che più colpisce è l’aberrazione a cui tali pratiche conducono. Sembra che non ce ne rendiamo conto noi italiani (popolo e Stato) che invidiamo sempre il progresso d’oltralpe, d’oltremanica e d’oltreoceano. Che questo sia progresso ho i miei dubbi. Che questo progresso sia un bene ho le mie certezze. Non lo è. È il delirio d’onnipotenza dell’uomo per cui considera l’essere umano come un oggetto, un prodotto da acquistare. Come leggiamo sempre su Il foglio: è la stessa logica per cui “se il prodotto è difettoso, il committente recede”. Il figlio come un notebook, un cellulare, un televisore HD. Deve rispondere alle nostre esigenze, alle nostre caratteristiche. Per cui se è malato noi non lo vogliamo. E abbiamo il diritto (forse anche il dovere) di sopprimere quella vita e di liberarci da questa responsabilità. L’uomo e la sua Scienza con la s maiuscola non riescono a sradicare il male, ad eliminare le malattie. Questo non li spinge a credere che è impossibile farlo e che la scienza e la medicina (rispettivamente con le minuscole) sono strumenti per limitare, per quel che si può, il grande scandalo e mistero del male. L’uomo di oggi non si adatta alla realtà e non è su quella che fonda le sue ricerche, le sue analisi, le sue teorie. Esso le fonda sulle astrazioni. Se poi non corrispondono alla realtà il problema è di quest’ultima e di chi ci vive.

Questo fatto ci porta, a margine, ulteriori considerazioni. Oggi vige una mentalità arrogante e presuntuosa che stabilisce un’equazione tutt’altro che vera e buona. L’equazione in questione è che ad ogni desiderio corrisponda un diritto. Per cui se io voglio la macchina nuova, la devo avere. Finché si tratta di un automobile potrebbe non scorgersi il problema. Ma quando io voglio un’altra persona? Quando da essa esigo delle attenzioni, delle prestazioni, che essa liberamente non mi garantisce? Quando io voglio che mio figlio non abbia determinate caratteristiche, ma ne abbia delle altre? Cosa succede? Succede quello che abbiamo descritto sopra. Si abortisce il bambino fallato, si uccide e/o si stupra l’altra persona (anche se questa è un bambino), si cade in una crisi devastante quando i nostri presunti diritti vengono disattesi. Per cui il grande scandalo della pedofilia che oggi come oggi sembra essere un marchio di fabbrica del clero cattolico è solo e soltanto frutto di questa perversa mentalità. Che non è cattolica. Ma semmai sessantottina. Con la sua atroce rivoluzione sessuale. Capire da dove sono sorti tutti i mali dell’epoca in cui viviamo non è soltanto un esercizio da cattedratici e da storici (anche perché non siamo né l’uno né l’altro), ma è un dovere di tutti per due sostanziali motivi. Primo: evitare ulteriori degenerazioni. Secondo: estirpare, contrastare e sanare quanto e quanti ancora professano tali scellerate dottrine.

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