mercoledì 5 dicembre 2012

Partendo dalla risposta del caro diacono Mario a un post precedente, mi sono domandato: chi fa parte della Chiesa? Perché davvero, allo stato attuale, non si rifiuta l’ingresso a nessuno tranne a coloro che si rifanno alla definizione “di sempre” (Messa di sempre, Chiesa di sempre, Dottrina di sempre, ecc.). Quello che conta, oggi, è seguire la novità. La colpa di chi si aggrappa alle cose di sempre, è quella di non adorare il Concilio Vaticano II, sottolinearne “alcune” difficoltà, criticarne alcuni aspetti che hanno generato il disastro che, tutti, riconosciamo. Poi che la quasi totalità di coloro che adorano il Vaticano II lo disattendono nei fatti e anche nelle stesse chiacchiere, è una simpatica incoerenza che nessuno si prende la fatica di far notare ai suddetti idolatri. Oltretutto dovrebbe far riflettere che tra i “critici”, i demolitori del mito del Vaticano II, ci sia anche l’attuale regnante Pontefice. A proposito di Vaticano II, visto che ci siamo, mi viene da pensare un’altra, l’ennesima, incoerenza di chi si rifà al solo ultimo concilio, ignorando volutamente, qui come altrove, la storia della Chiesa. Ebbene, chi loda, adora e compie atti di pubblica e privata latria nei confronti dell’ultimo Concilio, esaltandolo come massima espressione del Magistero della Chiesa, proprio perché è un concilio e non un atto personale (e secondo loro dispotico) di un Papa, dovrebbe conoscere, riferirsi e adorare anche tutti gli altri venti concili della Chiesa cattolica. Anche quei due che prendono il nome di Concilio di Trento e Concilio Vaticano I. Questo però, paradossalmente, non viene fatto. Ciò dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, come l’ultimo concilio venga strumentalizzato per distruggere la Chiesa (quella Cattolica, l’unica, quella di sempre). Se il Concilio Vaticano II supporta tale distruzione, l’errore non è nella Chiesa cattolica, non potrebbe esserci, ma nel Concilio stesso. Solo che, divinizzandolo e adorandolo, non si riesce a dire niente, che subito si è tacciati di eresia (addirittura a questo siamo arrivati). Per tornare alla domanda di apertura, chi fa parte della Chiesa?, mi avvalgo ancora una volta di quel santo strumento che è il Catechismo di san Pio X dove leggiamo: “La Chiesa è la società dei veri cristiani, cioè dei battezzati che professano la fede e dottrina di Gesù Cristo, partecipano ai suoi sacramenti e ubbidiscono ai Pastori stabiliti da Lui.” [Catechismo san Pio X, §105] Qualche punto dopo, prosegue, “La Chiesa è una, perché tutti í suoi membri ebbero, hanno ed avranno sempre unica la fede, il sacrificio, i sacramenti e il capo visibile, il Romano Pontefice, successore di san Pietro, formando così tutti un solo corpo, il corpo mistico di Gesù Cristo.” [Catechismo san Pio X, §108] Della Chiesa fa parte chi battezzato, professa l’unica fede e l’unica dottrina di Gesù Cristo (quella cioè insegnata dalla Chiesa cattolica), partecipa ai sacramenti, all’unico sacrificio, obbedisce ai suoi pastori, in maniera specifica al Romano Pontefice che è il successore di san Pietro, capo visibile della Chiesa. Quanti si ritrovano in questa definizione? Diciamo da subito che sull’obbedienza, la dottrina e in particolar modo il sacrificio, nella Chiesa non c’è unità, ma divisione. Lacerante. E, forse, chi è diviso è fuori dalla Chiesa. L’obbedienza non è più una virtù e non può esserlo laddove qualsiasi autorità ecclesiale (dal Papa al parroco di campagna), fanno dipendere la propria autorità e i propri pronunciamenti, dall’approvazione della maggioranza democratica di turno. Tanto che i cattolici di oggi estendono i criteri della società mondana alla società ecclesiale: attendiamo a breve le primarie del Papa, così abbiamo perfettamente pareggiato i conti. Della dottrina vien da sé. Dove non c’è autorità, ma democrazia, la verità viene messa al voto e i risultati sono l’impazzare di meschine eresie. “Dio messo ai voti perde sempre, la democrazia è fatta per Barabba” [C. Langone] Il più forte vince. Sul sacrificio penso, forse più degli altri punti, c’è uno scisma immenso all’interno della Chiesa. Oggi quasi più nessuno sa (perché non gli viene insegnato) che la Messa è il sacrificio di Cristo. Della Messa, invece, viene detto che è una festa, un rendimento di grazie, uno show, l’esibizione delle capacità creative della comunità celebrante, l’ultima cena di Gesù, un agape fraterno, eccetera. Tutto viene detto, tranne il vero. Che unità è questa? Che unità si può perseguire con costoro? C’è ancora la Chiesa in chi professa eresie? Sono ancora nella Chiesa coloro che si discostano dal suo depositum fidei?

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