Dubbi e certezze. Dubbi o certezze? Dubbi? Certezze? Quali sono le
proporzioni e le quantità
di questa ricetta che ogni uomo si trova a preparare
e a consumare? La condizione dell’uomo è fatta di dubbi, di domande, di punti
interrogativi. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Perché? Già, perché?
Perché accade quello che accade. La nostra esistenza è intarsiata di punti
interrogativi. Ma questi non ci soddisfano, spesso ci angosciano, ci pesano.
Aneliamo a delle certezze. A dei punti. Meglio se decisi come quelli
esclamativi. Aspiriamo a trovarne di certezze, ma ogni volta che raggiungiamo
questo lido, ci accorgiamo che è una sottile linea di terra che è preludio a un
oceano ancora più vasto di domande e incertezze. E non troviamo pace. Vorremmo
riposarci, rilassarci sopra di esse, costruire la nostra piccola casa della
vita dove abitare. Ma alle nostre certezze basta un vento un po’ più potente del
solito e esse volano via, lasciando il vuoto di uno spazio aperto e indefinito.
Alcuni si rassegnano e
sostengono che non vi sono certezze.
Altri elogiano i dubbi deridendo
le certezze.
Entrambi sbagliano. Ma per i
rassegnati ho pietà, per i teorici del dubbio no.
L’uomo cerca. Cerca di capire e
quando capisce trova pace. L’uomo che non cerca muore soffocato dall’assenza di
ossigeno, dell’ossigeno della verità. L’uomo che cerca senza il desiderio di
capire, di afferrare qualcosa, muore nella tragedia di mangiare un piatto vuoto
riempito di ideologie.
La vita dell’uomo è un cammino
fatto di dubbi che si trasformano in certezze. I dubbi che vengono dopo le
certezze non sono la prova dell’inesistenza di esse o del fatto che esse non
sono da perseguire, ma che il cammino dell’uomo tende verso il Mistero, verso
qualcosa di più grande che non si risolve, ma si rivela grazie ai dubbi che ci
scuotono, ma soprattutto grazie alle certezze che ci fanno proseguire sul
sentiero dell’esistenza.
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