Ti ho visto
e ti volevo. Ma non potevo. Fino a quando qualcuno non mi ha portato da te. Ti
ho visto nuovamente, ti ho conosciuto. Ho sentito il tuo profumo, amato i tuoi
colori, le tue forme, le tue possibilità di futuro. Volevo averti, darti tutto
me stesso. Ma avrebbe significato rovinarti, renderti brutto. Inutile. Così con
la pazienza di chi ama, di chi vuole il bene dell’altro, ho atteso di essere
guidato ai tuoi misteri, alle profondità della tua essenza, la tua consistenza.
I tuoi limiti. E di nuovo ti volevo. E ho iniziato ad amarti e ho deciso di
farlo, di rendere quell’amore possibile. Ed è stato bellissimo.
Ed è stato
come accarezzarti con la punta di un dito. Sentire ogni tratto della tua pelle,
ogni curva, sussulto e imperfezione. Perché l’amore è anche delicatezza,
struggente desiderio di un tutto trasmesso da un piccola parte di quel tutto.
Amarti ha
significato sussurrarti le parole migliori un attimo prima di vederle comparire
nell’istante in cui i nostri due corpi si sfioravano. Perché per amare non
serve solo toccarsi e possedersi. È stato contemplare i frutti di quanto la
nostra unione ha lasciato a chi verrà dopo di noi; a chi, guardandoti, capirà
quanto ti ho amato: perché ti ho donato ciò che mi rende vivo e utile affinché
tu esistessi e non fossi vuoto e utile per qualcun altro. Tu sei servito a me
come io a te. Perché siamo fatti l’uno per l’altro e non siamo niente senza
l’altro.
Ho atteso
che altri asciugassero ogni sbavatura, perché tutte le storie – quindi anche
tutte le storie d’amore – ne hanno, con la morbida carezza di un panno che
prende su di se ogni imperfezione. Ho avuto il privilegio di distendermi sopra
di te, respirare il tuo respiro e chiudere gli occhi sopra i tuoi. Sognare un
domani che non è stato scritto ma che si è rivelato migliore di ogni nostro
desiderio per il semplice fatto di essere stato il nostro. Il mio e il tuo.
Unico.
Amarti è
stato scorrere ogni pagina fino alla fine, giorno dopo giorno, riempirla di me
stesso, di parole, e immaginare quali donarti negli spazi bianchi della tua
esistenza. Seguire l’ordine delle pagine, fino all’ultima, e poi sgomento veder
chiudere la rigida copertina sopra la nostra storia, non per morire, ma per
aprirsi all’eternità del futuro di chi guardandoti leggerà la più grande storia
d’amore.
Nessun commento:
Posta un commento