Forma
Ordinaria del Rito Romano
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
[Mt 22,1-14]
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
[Mt 22,1-14]
Forma
Straordinaria del Rito Romano
Allora i farisei, udito che
egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di
loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro,
qual è il più grande comandamento della legge?». Gli rispose: «Amerai il
Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la
tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il
secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da
questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Trovandosi i
farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro: «Che ne pensate del Messia? Di
chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». Ed egli a loro: «Come mai
allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo: Ha detto il
Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi
nemici sotto i tuoi piedi? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere
suo figlio?». Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da
quel giorno in poi, osò interrogarlo.
[Mt 22,34-46]
[Mt 22,34-46]
Amore. Il più grande comandamento è l’amore. Ma è, appunto, un
comandamento. Non un sentimento. E già questo dovrebbe essere significativo. Amare
Dio e amare il prossimo è un dovere di ogni cristiano. Chi ama solo Dio e non
il fratello è un mentitore (1Gv 4,20) così come chi ama solo il prossimo, ma
non Dio è un filantropo, un demagogo, non un cristiano. Eppure oggi sembra
esserci questa seconda tendenza. Il problema è che spesso noi, come i servi
della parabola, non vogliamo prendere parte alle cose di Dio. Ci sembrano poco
attraenti, colpa del fascino del peccato e di una misera opera evangelizzatrice
dei cattolici stessi. Anche quando Dio ci chiama a fare festa, non solo a
lavorare nella sua vigna, preferiamo rimanere nelle nostre cose. Certo noi
cattolici dovremmo avere l’onestà intellettuale (lo so chiedo troppo) di
ammettere che le cose di Dio – la liturgia su tutte – le abbiamo trasformate in
feste mondane; a parità di mondanità è comprensibile che gli uomini
preferiscano poi le feste del mondo, anche perché puzzano meno di finzione. La reazione
che Dio ha con chi rifiuta di andare alla festa di nozze da Lui preparata è
impressionante. Cito testualmente: “Allora
il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede
alle fiamme la loro città”. Un po’ diverso dalla caricatura di Dio
zuccheroso, melenso e cuoricini che siamo abituati ad ascoltare. Ecco allora –
e qui c’è l’ennesimo rimando alla storia della salvezza, del popolo d’Israele
che rifiuta e rinnega il Messia e allora gli viene revocata l’alleanza per
sottoscriverne una nuova con il mondo intero tramite la Chiesa – che Dio apre
la festa di nozze a tutti. Manda i suoi servi a chiamare tutti, buoni e cattivi
(e questo sarà il culmine delle omelie, ignorando la conclusione del Vangelo),
per invitarli alle nozze che ormai sono pronte. Quando il Re arriva, vede gli
invitati, non è che chiunque i suoi servi hanno portato va bene. Tanto che ne
prende uno senza l’abito nuziale, lo prende a male parole e lo caccia via. Perché?
Possiamo vedere in quell’abito nuziale la conversione. Chi entra nella Chiesa,
anche con la complicità dei servi del Signore (preti disobbedienti e soci), ma
non si converte a ciò che la Chiesa crede, non indossa l’abito nuziale. Chi non
si pente e converte non può prendere parte al banchetto nuziale. Sia i buoni che
i cattivi devono convertirsi. La condizione precedente all’ingresso nella
Chiesa deve essere abbandonata per indossarne – come l’abito – una nuova.
“Molti sono chiamati, ma pochi eletti”. Questo
passo dovrebbe essere soppresso nelle prossime edizioni della Scrittura, perché
Dio appare discriminatorio (si potrebbe parlare di elettofobia?), duro, severo
e cattivo. Dio chiama molti, nemmeno tutti, ma tra questi molti solo in pochi
rispondono alla chiamata, la prendono seriamente, si convertono e prendono
parte al banchetto nuziale.
Perché i servi del Signore
possono inventarsi ciò che vogliono, modificare la legge di Dio, ignorare i
passi del Vangelo, rinnegare quello che hanno creduto fino a ieri e che
avrebbero dovuto insegnare, ma poi è il Padreterno stesso (e non loro!) che
controlla chi è stato invitato. Stiamo attenti dunque, perché non facciamo
anche noi suoi servi la fine del commensale che non indossava l’abito nuziale.
Perché esiste un posto tenebroso
dov’è pianto e stridore di denti. E il Vangelo non nega, anzi, che qualcuno ci
vada.
Nessun commento:
Posta un commento