L’esperienza della strada
Il tempo era meraviglioso. La
strada sotto la sua automobile scorreva serena, come sereni erano gli orizzonti
che passavano intorno a lui. Una giornata perfetta. Nessuna preoccupazione,
nessuna ansia, nessun impegno da onorare. Poteva godersi la vita, una giornata
in grado di pareggiare i conti con tutte le asprezze e le durezze della
quotidianità. Decise di farlo guidando. Guidare lo rilassava, gli piaceva
farlo. In giornate come quelle era una soddisfazione poterlo fare. La musica
leggera abbracciava l’aria che entrava dai finestrini e riempiva polmoni e
cuore di entusiasmo. Ecco quello di cui spesso abbiamo bisogno: entusiasmo.
Cominciò a pensare alle cose che aveva voglia di fare, a tutte quelle che
avrebbe potuto fare, ma soprattutto a quelle che avrebbe potuto, ma per tanti
motivi non aveva mai fatto e aveva dovuto rinunciare a fare. Preso da un misto
di passione e rabbia incominciò a correre. Premeva il pedale dell’acceleratore
incurante del distendersi della lancetta del contachilometri. La musica che
tuonava dagli altoparlanti aumentava il senso di onnipotenza, quel sentimento
di esagerazione, di foga e follia, che quando ti prende ti fa dimenticare
tutto, anche le difficoltà che fino a un momento prima ti sembravano
insormontabili. Correva sempre di più, aveva il controllo della guida.
Incominciò a compiere sorpassi azzardati e manovre esagerate. Tutto sembrava
procedere per il meglio. Compiere quelle azioni lo rendevano capace di
azzardare sempre di più.
Fino a quando una volante della
Polizia gli si accostò, a sirene spiegate, sventolando violentemente la paletta
che gli intimava la sosta. Accostò, spense il motore e abbassò del tutto il
vetro del finestrino.
«Favorisca patente e libretto.
Si rende conto di quello che ha combinato?» domandò uno dei due agenti.
«No, cosa è successo?» rispose
candidamente il ragazzo.
«Con la sua guida ha creato
numerosi incidenti!»
«Preferisco essere incidentato
che non guidare» replicò con noncuranza.
«Lei rischia grosso, faccia poco
il simpatico!» tuonò l’altro agente.
«Guardi che non sto scherzando;
guidare in maniera monotona mi annoia.»
«Ci sono dei limiti da
rispettare, conosce la segnaletica stradale mi auguro.»
«I limiti… All’autoscuola mi
hanno insegnato che bisogna fare esperienza della strada e della guida; che i
cartelli stradali sono il residuo di una mentalità antica per la quale
bisognava regolare tutto e limitare tutti. Noi invece siamo per una guida
partecipata, viva e attiva. Siamo per una guida nuova e senza limiti».
Lo presero e lo portarono via,
mentre il triste suono delle sirene delle ambulanze anticipava il suono ancor
più triste delle lacrime dei parenti delle vittime che quello scellerato aveva
seminato senza rendersene conto.
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