sabato 28 giugno 2014

Forma Ordinaria del Rito Romano
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
[Mt 16,13-19]



Forma Straordinaria del Rito Romano

Gesù rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto.  Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena».
 [Lc 14,16-24]


È ecclesialmente scorretto, lo so – anche tanto – ma il Vangelo è chiaro: “Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena”. Il Padreterno organizza una cena e fa molti inviti. Per un motivo o per un altro molti rifiutano. Ecco allora che l’invito si allarga, ma c’è ancora posto. Il posto c’è, è stato preparato, ma noi lo accettiamo o, come fece il popolo d’Israele, lo rifiutiamo? Il punto sta tutto qui. Se accettiamo l’invito, se riconosciamo chi ci fa l’invito. Chi è per noi Gesù Cristo? Uno dei tanti dei nell’olimpo dell’ecumenismo? Un uomo buono vittima della tirannia imperiale, per cui se ci fosse stato il sindacato dei Figli dell’Uomo, tutto quello che è successo non si sarebbe verificato? Un combattente per la povertà e per l’uguaglianza, fallito miseramente per colpa del dominio dello stato ladro? Chi è per noi Gesù Cristo? Su questa domanda ci giochiamo l’esistenza. Per molti è un invenzione dei preti (quelli vecchi, i nuovi peccano anche di poca inventiva), per molti è esistito ma non è risorto perché la scienza nega questa possibilità. Per noi, però, chi è? Il dramma contemporaneo non è tanto non sapere la risposta – e il clero criminale che ci è stato inflitto non aiuta – quanto non farci nemmeno la domanda. Per i cattolici, oggi, è indifferente sapere chi è Gesù Cristo. L’importante, sembra, è riconoscere nel Vangelo la carta dei diritti del povero. Tutto il resto è accessorio. Dobbiamo invece interrogarci in continuazione su chi è per noi Gesù Cristo e se, anche minimamente, gli sottraiamo il dovuto posto d’onore. Fisico (come nei tabernacoli nascosti o rimossi) o morale (anteponendoGli i nostri diritti, i tempi nuovi e tutte le amenità possibili). O Gesù Cristo è Dio e quello che comanda (sì, comanda) è per me vincolante, oppure è inutile seguirlo. E la garanzia dei comandi di Gesù Cristo viene dalla pietra, Pietro. Che non è stato chiamato per compiacere il mondo, ma per annunciargli l’unica salvezza possibile. Ed è sacrosanto che il mondo si contorca al solo sentire il nome di Cristo Signore. Perché il medicinale che cura non è quello che soddisfa le papille gustative, ma quello amaro che le cura. La medicina non è un cioccolatino buono, è qualcosa difficile da mandare giù. Bisogna quindi diffidare – anche se hanno ricevuto il sacramento dell’Ordine – da chi spaccia (il verbo non è casuale) la fede come un palliativo o qualcosa di piacevole e rilassante. Dare il giusto posto a Gesù Cristo nella propria vita è una fatica. Certo, una fatica, ma necessaria. Fatichiamo per una serie infinità di banalità (la palestra, le vacanze, eccetera) eppure non siamo capaci di un minimo sacrificio per ciò che vale nella vita. Quello che deve preoccuparci è il posto che Gesù Cristo ha nella nostra vita. O ha il primato o non è niente. Non può essere un opinionista de seguire solo quando ci fa comodo. Se ci fidiamo, se crediamo in Lui, lo seguiamo sempre. Sempre.

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