lunedì 5 maggio 2014


Il mondo è alla frutta, “sta finendo”, non perché legalizzano l’omicidio, la moralità è un’opinione ridicola ecc, ma accade tutto ciò perché il mondo è giunto al collasso (credendo di salvarsi perseguendo il progresso) con il silenzio assenso della Chiesa. Anzi. Più la Chiesa tace più il mondo crolla. E mentre il mondo cade giù chiede il paradiso al diavolo [Raf – Metamorfosi] perché si sono ribaltati i valori. Ciò che è bene viene considerato male e ciò che è male viene venduto come bene. Qui è finita proprio perché la Chiesa collabora solerte in questo senso, avendo smesso di essere Chiesa per sedersi al tavolo dei potenti. È la miseria della Chiesa, la desistenza dell’autorità, il tremendo crollo della fede e, quindi, l’inevitabile crollo della liturgia e la catastrofica apostasia di clero e fedeli che permette il facile proliferare della disgustosa cultura della morte cui oggi, impotenti e vigliacchi, assistiamo. È una Chiesa che ha smesso di annunciare la salvezza e la verità di Gesù Cristo, annunciando il paradiso in terra e confondendo i sacramenti come mezzi per combattere la povertà, la fame nel mondo o per perseguire la felicità. Una Chiesa così, tra le tante associazioni filantropiche, inevitabilmente perde. E anche in malo modo.
“La radice di questo fenomeno si trova nel punto in cui Gherardini, in Concilio Vaticano II. Il discorso mancato, parla dell’ostracismo conciliare dettato contro la filosofia scolastica e, in particolare, contro san Tommaso d’Aquino. Un ostracismo «sottile, penetrante, avvolgente, che metteva alla porta non una persona, né questa o quella tesi teologica e ancor meno un determinato numero di dogmi, ma la mentalità che quei dogmi aveva a suo tempo definito e promulgato. Fu pertanto rottura vera, netta e, nel suo genere, perfino dichiarata, perché fortemente voluta in base al presupposto che solo in tal modo fosse possibile rispondere ad attese e domande finora – ossia dall’illuminismo in poi - inevase». Nell’Aula conciliare, per la prima volta nella sua storia, la Chiesa si concepiva e si presentava come “problema” invece che come “soluzione” per la salvezza degli uomini. Anche quando parlava del mondo, in realtà lasciava trasparire, o affermava palesemente, la propria inadeguatezza e prometteva solennemente di porvi rimedio recuperando il terreno perso dall’avvento dell’illuminismo in poi. […] Una Chiesa che dubita dei propri fondamenti intellettuali e pertanto, pur proclamando di aprirsi al mondo, in realtà si considera incapace di conoscerlo e definirlo. Una Chiesa che, di conseguenza, rinuncia a insegnare e, in definitiva, a convertire. […] La Chiesa proclama di aprirsi al mondo, ma allo stesso tempo, a causa della Critica della ragion ecclesiologica neomodernista, lo considera un noumeno inconoscibile. E così, come la ragione kantiana, finisce per parlare di se stessa a se stessa, concependosi inevitabilmente come problema. Se in filosofia questo meccanismo di autoanalisi ha prodotto l’eccesso invadente di gnoseologica, nella vita ecclesiale ha prodotto il primato dell’ermeneutica, la dittatura di un’altra teoria dell’interpretazione.” [A. Gnocchi – M. Palmaro – La Bella Addormentata]

Nessun commento:

Posta un commento