Il mondo è alla frutta, “sta finendo”, non perché legalizzano
l’omicidio, la moralità è un’opinione ridicola ecc, ma accade tutto ciò perché
il mondo è giunto al collasso (credendo di salvarsi perseguendo il progresso)
con il silenzio assenso della Chiesa. Anzi. Più la Chiesa tace più il mondo
crolla. E mentre il mondo cade giù chiede
il paradiso al diavolo [Raf – Metamorfosi] perché si sono ribaltati i
valori. Ciò che è bene viene considerato male e ciò che è male viene venduto
come bene. Qui è finita proprio perché la Chiesa collabora solerte in questo
senso, avendo smesso di essere Chiesa per sedersi al tavolo dei potenti. È la
miseria della Chiesa, la desistenza dell’autorità, il tremendo crollo della
fede e, quindi, l’inevitabile crollo della liturgia e la catastrofica apostasia
di clero e fedeli che permette il facile proliferare della disgustosa cultura
della morte cui oggi, impotenti e vigliacchi, assistiamo. È una Chiesa che ha
smesso di annunciare la salvezza e la verità di Gesù Cristo, annunciando il
paradiso in terra e confondendo i sacramenti come mezzi per combattere la
povertà, la fame nel mondo o per perseguire la felicità. Una Chiesa così, tra
le tante associazioni filantropiche, inevitabilmente perde. E anche in malo
modo.
“La radice di questo fenomeno si trova nel punto in cui Gherardini, in Concilio
Vaticano II. Il discorso mancato, parla
dell’ostracismo conciliare dettato contro la filosofia scolastica e, in
particolare, contro san Tommaso d’Aquino. Un ostracismo «sottile, penetrante,
avvolgente, che metteva alla porta non una persona, né questa o quella tesi
teologica e ancor meno un determinato numero di dogmi, ma la mentalità che quei
dogmi aveva a suo tempo definito e promulgato. Fu pertanto rottura vera, netta
e, nel suo genere, perfino dichiarata, perché fortemente voluta in base al
presupposto che solo in tal modo fosse possibile rispondere ad attese e domande
finora – ossia dall’illuminismo in poi - inevase». Nell’Aula conciliare, per la
prima volta nella sua storia, la Chiesa si concepiva e si presentava come
“problema” invece che come “soluzione” per la salvezza degli uomini. Anche
quando parlava del mondo, in realtà lasciava trasparire, o affermava
palesemente, la propria inadeguatezza e prometteva solennemente di porvi
rimedio recuperando il terreno perso dall’avvento dell’illuminismo in poi. […]
Una Chiesa che dubita dei propri fondamenti intellettuali e pertanto, pur
proclamando di aprirsi al mondo, in realtà si considera incapace di conoscerlo
e definirlo. Una Chiesa che, di conseguenza, rinuncia a insegnare e, in
definitiva, a convertire. […] La Chiesa proclama di aprirsi al mondo, ma allo
stesso tempo, a causa della Critica della ragion ecclesiologica neomodernista, lo considera un noumeno
inconoscibile. E così, come la ragione kantiana, finisce per parlare di se
stessa a se stessa, concependosi inevitabilmente come problema. Se in filosofia
questo meccanismo di autoanalisi ha prodotto l’eccesso invadente di
gnoseologica, nella vita ecclesiale ha prodotto il primato dell’ermeneutica, la
dittatura di un’altra teoria dell’interpretazione.” [A. Gnocchi – M.
Palmaro – La Bella Addormentata]
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